Siena e la politica – Se Furiozzi avrà voglia di provare a vincere

Per laurearsi sindaco di Siena, Luca Furiozzi ha davanti a sé una quantità di esami così impegnativi da far sembrare Vallerozzi una discesa anche all’insù.

Il primo esame, intanto, lo ha superato molto bene, ottenendo una candidatura che tutti aspettavamo dopo le elezioni regionali del 2015 (quando Furiozzi ottenne un buon successo personale), ma che era diventata improbabile dopo la crisi della scelta dei candidati del Movimento 5 Stelle nei collegi parlamentari senesi e soprattutto dopo quella di Salvatore Caiata a Potenza. Furiozzi era stato diretto ed aspro nel criticare le scelte fatte a livello nazionale, ma senza arrivare allo strappo definitivo ed oggi ha dunque la credibilità necessaria per garantire i livelli nazionali e regionali, il nuovo deputato senese Luca Migliorino, e allo stesso tempo dimostrare che il Movimento 5 Stelle a Siena mantiene acceso il fuoco delle origini, soprattutto sul tema della ricerca della verità nella morte di David Rossi e nello spolpamento del Monte dei Paschi di Siena e della Fondazione Mps.

Adesso che è ufficialmente candidato, Furiozzi ha davanti a sé una strada comodissima, serena, fatta di dolci tornanti tutti in lieve discesa: quella della candidatura di testimonianza. Che significa tenere il Movimento 5 Stelle sul 12-15% dei voti (alle recenti politiche ha raccolto il 19%) e confermare la presenza di 2 rappresentanti in consiglio comunale a fare da cane da guardia alla maggioranza. Del resto, cinque anni fa Michele Pinassi ottenne l’8,55% e dunque ci sarebbe già un notevole progresso di consensi.

Oppure, tentate l’impresa più difficile della storia politica senese e provare ad arrivare al ballottaggio e poi – chissà – alla vittoria, come fecero Federico Pizzarotti a Parma e Filippo Nogarin a Livorno, che pure avevano avuto solo il 19% al primo turno. Le carte che Furiozzi può giocare sono essenzialmente due: presentarsi come l’unico candidato davvero estraneo al Sistema Siena e dunque essere il referente di coloro che non ne vogliono più sentire parlare e – non potendo il Movimento 5 Stelle fare alleanze organiche con altri partiti – convincere interi pezzi di elettorato a fidarsi di lui, invece che dei loro referenti tradizionali. Serve insomma un Furiozzi “tessitore di desistenze”, capace cioè di convincere altri a non candidarsi per raccogliere pochi voti ciascuno, ma di investire invece tutto su di lui, per provare a vincere davvero.

E’ un’operazione difficilissima al primo turno e, qualora Furiozzi arrivasse davvero al ballottaggio, ancora più disperata al secondo turno, perché a quel punto si conterà davvero quanti sono i sostenitori aperti e nascosti del Sistema Siena e quanti ne sono i sinceri oppositori.

Ma per citare Valentino Rossi, che pure con la politica non ha proprio niente a che fare: “pensa se non ci avessi provato”.

Roberto Guiggiani