Roberto Ricci, con un sorriso e una chitarra

Oggi sarebbe stato il compleanno di Roberto Ricci, una personalità speciale e unica che ha segnato la città con la sua musica e le sue parole

Roberto Ricci

Ci sono persone che ti affascinano. Sono quelle a cui vorresti rubare qualcosa, non per invidia, anzi. Quello che tu non hai, alberga in loro. Non c’è una ragione precisa, tutti nasciamo con qualcosa in più, un particolare o un talento che agli occhi degli altri “luccica”. Fra le persone che mi hanno sempre affascinato, poche le ho vissute da vicino. Registi, letterati, grandi sportivi o uomini e donne che hanno fatto la storia. Mi hanno segnato e insegnato sempre a distanza, filtrate da schermi, pagine di libri o solchi di un disco. Ma un’eccezione c’è. Qualcuno a cui avrei voluto rubare qualcosa l’ho conosciuto e l’ho vissuto. Cosa avrei voluto prendergli? L’elenco è difficile da fare, ma posso provarci. Partiamo dall’inizio.

Avrei voluto rubargli la voce. Come non volergliela prendere, quella. Acuta e profonda, in bilico tra il femminile e il maschile. Uno ying e uno yang  perfettamente amalgamato e versatile, efficace sia nelle canzoni più spensierate che in quelle più dolci e romantiche. In tanti, grazie a quella voce, si sono piaciuti, si sono avvicinati, si sono amati. E altrettanti si sono divertiti di qualcuno o si sono sentiti presi in giro.

Avrei voluto rubargli il carisma. Avete presente quella capacità di entrare in una stanza e di essere subito il centro dell’attenzione? Ecco, quello è il carisma, che c’è anche quando non fai niente per metterlo in mostra. Ne aveva tanto, forse troppo e a volte si faceva prendere la mano. Ma quando saliva sul palco o prendeva in mano un microfono, tutti zitti ad ascoltare, pronti a essere stupiti per l’ennesima volta. Con una canzone, con un gioco di parole o una battuta, il risultato era sempre lo stesso: bis, due volte, ne vogliamo ancora.

Avrei voluto rubargli l’inventiva. Un piccolo input e via, riusciva a crearti un mondo nuovo fatto di note, di parole e di molto altro. Lo faceva con una naturalezza e una facilità che è propria di chi ha un dono. Gli bastava una chitarra e, per fare un esempio, una partita di pallone in tv per creare in quattro e quattr’otto spunti polemici, satirici o artistici che ad altri sarebbero venuti fuori in una settimana come minimo.

Avrei voluto rubargli la capacità di stare con tutti. E’ quel dono, che in pochi hanno o che in molti non vogliono coltivare, di saper interagire con qualsiasi tipo di persona, dal ricco al povero, dal bello al brutto, dal simpatico all’antipatico. Magari  quando interagiva con l’antipatico non era proprio così simpatico, ma tant’è, meglio dell’indifferenza era ed è sicuramente.

Avrei voluto rubargli la sua folle volontà di credere fino in fondo all’Amore. Non a un amore, all’Amore, quello con la A maiuscola, quello che è più un’idea che un fatto. Ci credeva tanto, talmente tanto da metterlo costantemente al centro di canzoni, parole o pensieri notturni fra amici. Un’ideale insomma. L’Amore come forza vitale per affrontare la quotidianità con uno slancio in più, con una libidine giocosa e seria allo stesso tempo. Quella che ti mette la voglia di “ciacciare” le cose, di metterci il naso, gli occhi, le mani, per capirle e per costruirne di nuove.

A Roberto ho potuto rubare poco e per poco, purtroppo, ma sono contento di esserne rimasto affascinato. Come sono felice di avere creduto in lui, di esserne rimasto a volte deluso e di averlo, finalmente, accettato anche per le debolezze o le spigolosità che aveva. Vorrei augurargli buon compleanno ma sappiamo tutti che sarebbe inutile.

Allora l’augurio lo vorrei fare a noi, che qui ancora ci siamo. Auguro a tutti noi di avere sempre spazio nella nostra memoria e nel nostro cuore per pensarti, Roberto, ricordarti e raccontarti, lì con un sorriso e una chitarra.

Emilio Mariotti

C’è chi di Roberto Ricci non si scorda. Dal 2013 ad oggi sono state fatte iniziative per ricordarlo dall’Università, dalle Feriae Matricularum, dal Costone e da altri. La Nobile Contrada dell’Aquila, a cui Roberto apparteneva, quest’anno ha  ha deciso di istituire tre borse di studio per incentivare l’iscrizione di giovani musicisti agli istituti formativi che hanno collaborato a “Roby risuona”: Istituto Rinaldo Franci, Siena Jazz e Rock Factory.

Per chi volesse partecipare, le domande per concorrere alle tre borse di studio dovranno pervenire entro e non oltre il 20 settembre 2017 e con le modalità definite nel bando che è possibile trovare a questo link:

Borsa di studio Roberto Ricci