Rifugiati: opportunità o problema?

Un’opportunità persa per l’Europa. Quello a cui stiamo assistendo negli ultimi mesi e soprattutto dopo il Consiglio Europeo del 19 febbraio del 2016, è la sconfitta dell’Europa democratica, libera e fondata sui diritti della persona. Nata sulle ceneri della seconda Guerra mondiale e sviluppatasi con lotte popolari per i diritti della persona, adesso l’Europa ripiega su se stessa alza i suoi muri e le sue difese verso chi dalla guerra e dalla miseria fugge e cerca nell’Europa quello che nei propri paesi non ha.

Un’opportunità persa per rinnovare e ribadire l’importanza dei nostri diritti fondamentali e sostenere chi quei diritti l’ha persi o non li ha mai avuti. Siriani, palestinesi, afghani, iracheni, pakistani dal Medio Oriente e poi somali, eritrei, egiziani, nigeriani, maliani, gambiani, dall’Africa sono solo una parte di quei popoli che approdano sulle coste europee, quando la fortuna è dalla loro, per poi intraprendere cammini disperati in cerca di un’opportunità per se stessi e le proprie famiglie che nella terra natia per varie ragioni gli è negata

Non esistono problemi, ma esistono opportunità. E non è una frase figlia del renzismo, ma della capacità di saper leggere le situazioni da un altro punto di vista. Un po’ meno egoistica di “aiutiamoli a casa loro”, dove per molti quella casa o non esiste, o non è mai esistita e non esisterà mai più.

Un’opportunità di accogliere nuove culture, nuovi pensieri che rinnovano i nostri pensieri e prospettive e sono linfa di una crescita globale. Grazie alle tecnologie e all’informazione disponibile in rete siamo giornalmente connessi con il mondo in maniera virtuale, tanto che non riusciamo più a provare empatia verso un altro essere umano che si trova in difficoltà e in bisogno di aiuto bussa alla nostra porta. Noi quella porta di casa della nostra Europa la stiamo chiudendo e ci giriamo da un’altra parte, facendo finta di non aver visto o di non sapere quanta disperazione vivono quelle persone, che per un attimo ci vengono sbattute in faccia dai mass media in notizie brevi e semplicistiche.

L’Europa si è affidata alla Turchia e si affiderà a questa per gestire o meglio delegare la responsabilità di diritto verso tutti quei rifugiati siriani e non solo che premono alle frontiere. 3 miliardi di euro a inizio anno e altri 700 milioni di euro in questi giorni dedicati a fornire un istruzione ai bambini siriani rifugiati in Turchia sono solo una parte dei fondi che l’Europa ha stanziato per far fronte alla popolazione fuggita dalla guerra in Siria (ancora tecnicamente chiamata crisi). La clausola ovviamente è che la Turchia controlli le sue frontiere e impedisca altri esodi di massa come quelli registrati dall’estate scorsa; da quando quasi 1 milione di persone hanno attraversare il Mediterraneo e un numero indecifrato nel Mediterraneo ha trovato la sua tomba.

Mancini

Filippo Mancini

Una Turchia che simultaneamente dall’estate scorsa ha provveduto a costruire un muro difensivo sul confine sud est (Kilis) verso le aree liberate dall’opposizione siriana e dove la presenza di estremismi islamici è assai minore rispetto ad altre parti del confine. Una Turchia, che dall’estate scorsa ha intrapreso una vera e propria guerra urbana nell’Est a maggioranza curda e con lo scudo della lotta al terrorismo ha condotto di casa in casa una caccia ai sostenitori e appartenenti al PKK. Ha portato i carri armati nelle città, quasi 10.000 soldati, cecchini che sparavano a chi non rispettava il coprifuoco nelle strade di Dyarbakir, Cize, Silopi e altre cittadine a maggioranza curda. Cadaveri abbandonati nelle strade o nelle case (in celle frigorifere) perché con il coprifuoco giornaliero era impedito ai familiari di dare degna sepoltura ai loro cari. Una Turchia che ha intrapreso un’epurazione della sua stampa interna di opposizione: centinaia i giornalisti incarcerati e redazioni prese d’assalto e sigillate dalla polizia – ultima due giorni fa la redazione di Zaman. Altre centinaia di professori universitari epurati dalle accademie e arrestati per supposta propaganda anti-costituzionale e sovversiva.

L’Europa sta delegando a questo governo democratico la gestione di un flusso storico di esseri umani.

Sarebbe stata un opportunità per l’Europa rivedere il Trattato di Dublino e adottare una nuova politica continentale di asilo e protezione internazionale? Sarebbe stato nelle capacità dell’Europa dare rifugio ad 1, 2, 3 milioni di persone e d essere promotori di una politica di accoglienza in Occidente? Io penso di si. Ma noi abbiamo la crisi economica di cui occuparci e preoccuparci. E’ quindi un problema di risorse? L’arrivo di 3 milioni di persone avrebbe messo ancora di più in crisi le nostre barcollanti economie? No, purtroppo è un fatto culturale, una paura verso il diverso, l’incapacità di vedere di fronte a noi un altro essere umano, pensando che sia una minaccia. Questo è quanto alcuni politicanti estremisti diffondono con il supporto di un informazione sempre meno libera anche in Europa. E’ quello che i nostri politici hanno deciso a tavolino. Perché non è un problema economico o di risorse economiche quello che impedisce un’apertura delle nostre frontiere. Lo vivo giornalmente a Gaziantep, dove la presenza di 200,000 rifugiati siriani che vivono nella città già da 4 anni hanno costituito la spinta per un ulteriore sviluppo economico. Bar, ristoranti, costruzioni di nuove abitazioni, Gaziantep sta vivendo una spinta economica data dalla guerra in Siria che molte delle nostre città vorrebbero avere.

L’Europa ha visto solo i problemi, la Turchia ha saputo approfittare delle opportunità che questa guerra in Siria come ogni altra guerra dà all’economia.

Filippo Mancini