#progettofolle03: diario di viaggio da Siena al Burkina Faso per aiutare i ragazzi

Si è concluso da poco il viaggio di tre senesi che sono partiti da Siena con due mezzi da consegnare in Burkina Faso; un  viaggio di 26 giorni iniziato con il trasferimento fino a Genova dove i tre , Francesca de Munari, Stefano Camaiani ed Antonio Cinotti, si sono imbarcati in direzione Tangeri. Tutto nasce dal sogno di Antonio Cinotti, senese e contradaiolo dell’Oca che con la moglie ha coronato il sogno di aiutare gli altri partendo dai social, dal mondo che vive ogni giorno con il suo lavoro. Così, dopo le prime due esperienze ecco il terzo anno, la terza avventura. Ed è lui stesso a raccontarcela in questo diario di viaggio da Siena al Burkina Faso che lascia trasparire tutta l’emozione sincera che si prova nel riuscire a regalare sorrisi e opportunità a chi non li ha.

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Il viaggio in terra africana è nato per consegnare due mezzi donati da privati alla ONLUS Bambini nel Deserto che da anni si occupa di progetti in Africa; Stefano ed Antonio si sono intestati i mezzi, li hanno fatti revisionare e  li hanno condotti in un viaggio di 7165 km.

Lungo il percorso i tre hanno visitato molte strutture curate da Bambini nel Deserto ed anche dalla Fondazione Fabrizio Meoni nata per ricordare e portare avanti l’impegno nel sociale dell’indimenticabile vincitore di 3 Parigi Dakar, scomparso nel 2005 nel corso di quella che sarebbe stata la sua ultima corsa africana.

Meoni era nato e vissuto a pochi km da casa nostra, a Castiglion Fiorentino, e al culmine della sua carriera aveva deciso di aiutare i bambini di Dakar; da allora le scuole in suo nome sono diventate numerose come le opere realizzate dalla Fondazione creta a suo nome.

Un viaggio “per bene” che ha visto i tre impegnati in faticosi trasferimenti documentati sui principali social media con l’hashtag #progettofolle03; un percorso che li ha visti attraversare Marocco e Sahara Occidentale, Mauritania, Senegal, Mali e finalmente Burkina Faso.
In ogni struttura che hanno visitato (alla fine saranno 6 scuole, una infermeria e due orfanatrofi) i tre viaggiatori hanno lasciato parte del materiale stivato nella macchina, un vecchio Opel Frontera del 1997.

Nel corso delle lunghe giornate di viaggio non sono mancati i momenti di stanchezza e di stupore come quando, appena passata la frontiera Senegalese, si sono visti rimandare all’indomani il passaggio di quella maliana! I doganieri maliani hanno così consigliato di dormire in un “albergo” nella Terra di Nessuno tra i due stati.

Grande emozione per l’attraversamento del Tropico del Cancro e per l’arrivo al Lago Rosa di Dakar, mitico arrivo della più famosa corsa di motori al mondo, oggi migrata in Sud America per motivi di budget e di sicurezza.

Assolutamente incredibile la prestazione della moto, una vecchia Honda Africa Twin del 1989 che era ferma dal 2007, che, grazie alle cure dell’officina Gazza Moto, ha percorso tutti i km senza un solo problema tecnico correndo su piste sabbiose, strade devastate dal passaggio dei lunghissimi e pesantissimi camion africani consumando solo 1 kg di olio!

Raggiunta la destinazione, la capitale del Burkina Faso Ouagadougou, i mezzi sono stati lasciati ai responsabili di Garage Italia, una scuola di formazione gratuita per giovani meccanici in uno dei quartieri più disagiati della città realizzata ormai da diversi anni da Bambini nel Deserto.

Il giorno prima di partire la visita probabilmente più toccante, alla cava di Pissy, un gigantesco cratere in cui lavorano circa 3000 persone per l’estrazione di pietre granitiche e la loro successiva riduzione in sassi e sabbia per l’edilizia.
Le condizioni assolutamente proibitive di lavoro sono state in parte mitigate dal fatto di aver visto una splendida scuola che raccoglie parte dei figli dei lavoratori, interamente realizzata da organizzazioni italiane.

A Garage Italia oltre ai due mezzi sono state consegnate due saldatrici per permettere di far partire a Garage Italia dei corsi di saldatura oltre a quelli di meccanica, alfabetizzazione ed informatica, molto materiale didattico, abbigliamento, i caschi Caberg Tourmax Marathon regalati dall’azienda bergamasca,  medicinali e tutti gli attrezzi acquistati per le eventuali riparazioni in viaggio.

Il viaggio, totalmente autofinanziato, ha raggiunto il suo scopo di aiutare Bambini nel Deserto e la Fondazione Fabrizio Meoni anche nella testimonianza e documentazione  dell’ottimo lavoro svolto per aiutare le popolazioni africane.