Omicidio Castelnuovo, ombre sulla confessione della minorenne

Con il trascorrere dei giorni dalla scoperta dell’omicidio avvenuto a Castelnuovo Berardenga Scalo, i carabinieri continuano a vagliare testimonianze, ispezionare i luoghi e confrontare numerosi elementi raccolti sia nell’immediatezza che nelle ore successive. A fronte di questo certosino lavoro investigativo viene da chiedersi se ci sia qualcosa, e se sì cosa, che non torni agli inquirenti. In fin dei conti la minorenne ha confessato di aver ucciso per difendersi da quell’uomo che aveva intenzione di stuprarla. Avrebbe usato un coltello da cucina e aveva indicato agli uomini in divisa dove lo aveva gettato.  Gli stessi carabinieri lo avevano recuperato così come avevano sequestrato gli abiti insanguinati di lei già messi a lavare e gli indumenti della vittima. Oggetti ora inviati a Roma per essere sottoposti ad accurati esami di laboratorio da parte degli uomini del Racis.

Insomma tutto chiaro? Parrebbe di sì tanto che lo stesso pm del tribunale per i minorenni di Firenze ha detto che la ragazza deve essere portata in carcere con l’accusa di omicidio. Fin qui la versione ufficiale di come procedono le indagini, ma ci sono delle cose che non tornano e le domande alle quali ancora dare una risposta certa continuano ad essere diverse.

E’ mai possibile che una sedicenne per quanto forte e agile abbia inferto quelle coltellate e tutte nella schiena? Sarebbe stato più semplice nella pancia, nell’addome, alla gola. Non è stato così. La ragazza più volte ha ripetuto di essersi difesa, di aver agito d’impulso pur di sfuggire a quell’uomo tanto più grande di lei. E andiamo avanti con le domande. Siamo sicuri che nella casa che la sedicenne divideva con la madre e le due sorelline non vi abitassero altri loro congiunti? Il padre è in Francia in cerca di lavoro, questo è certo. E’ mai possibile che le quattro donne siano state lasciate sole in un Paese non loro? Generalmente questo non accade. C’è sempre un parente uomo a salvaguardare la vita delle donne di casa.

Il delitto è avvenuto in una palazzina una volta adibita ad uffici. Un ambiente dove coabitavano la vittima e la sedicenne con la sua famiglia. L’uomo ucciso a coltellate, così lo ricordano in paese, aveva il vizio di vantarsi con tutti ogni qualvolta riscuoteva. Era così fiero del denaro che aveva in tasca da mostrarlo ovunque e a chiunque.  Questo atteggiamento avrebbe potuto invogliare qualche malintenzionato? Se così fosse cosa è accaduto davvero in quella palazzina a ridosso della fornace di Castelnuovo Berardenga Scalo? Intanto il sindaco di Asciano si sta dando da fare per trovare un’altra casa alla mamma e alle sorelline della sedicenne.

Cecilia Marzotti