Nicoló, Duccio e il senso delle cose: i baci agli Orti del Tolomei

Il prato degli Orti dei Tolomei nei pomeriggi di primavera è solito accogliere, sotto le fronde dei suoi ulivi, studenti sonnecchianti, barboncini pigri e giovani innamorati. Sono stati dati talmente tanti baci in questo posto che se ci fosse abbastanza silenzio si potrebbero sentire gli echi di tanti batticuori… Devo ammettere che oggi ho le farfalle nello stomaco anch’io, vagabondando per gli Orti con Giada, un’amichetta di un’amica del mio amico. Ha quattro anni meno di me, ma la sua proprietà di linguaggio mi fa vergognare delle brevi battute banali che riesco a mettere insieme portando avanti una conversazione lunga e un po’ imbarazzante.

 

Fin da quando sono andato a prenderla a scuola si trascina dietro un colossale dizionario di greco, che tiene stretto tra le braccia sottili in un buffo abbraccio maldestro. È molto acuta e un po’ timida, con la faccia rosea e delicata come un’albicocca matura. La guardo e le dico che è molto bella, sinceramente non saprei cos’altro dire. Lei mi risponde invece che sono molto prevedibile. Il bello dell’infatuazione è che non ha leggi precise, ma se ti capita di passeggiare per Siena con una citta per mano, il bacio agli Orti dei Tolomei riesce spesso a diventare, come in questo caso, una gioiosa garanzia.
Duccio