Michele Taddei, Siena bella addormentata

Fare della buona cronaca è sempre difficile, specie quando i fatti che si raccontano si stanno ancora svolgendo sotto i nostri occhi. Il coinvolgimento emotivo del soggetto che li osserva, la sua formazione (politica, culturale), la natura spesso sfuggente, opaca, a tratti enigmatica dell’oggetto indagato, costituiscono altrettanti ostacoli che rendono difficile il lavoro. Se a ciò aggiungiamo che il tema di fondo affrontato rimanda a una realtà profondamente amata, quale può essere la città in cui siamo cresciuti, in cui viviamo, in cui abitano persone a noi carissime, ecco che i contorni dell’impresa si chiariscono perfettamente in tutta la loro complessità. È anche per questo che occorre essere grati a Michele Taddei per la sua ultima fatica letteraria, edita da Primamedia e intitolata “Siena bella addormentata”. Non solo, infatti, ci aiuta a serbare memoria di quanto è avvenuto nella città del Palio nel corso dell’ultimo quinquennio, ma lo fa anche attraverso una narrazione equilibrata, nitida, costantemente portata ad argomentare le affermazioni, immune perciò da quel tono presuntuosamente apodittico, che dai social pare ormai essersi trasferito anche ai salotti televisivi e alla carta stampata. Né mi pare un caso che il primo capitolo del libro rechi il titolo di “È finita con la vittoria di Valentini” mentre quello conclusivo sia “Il tempo dell’incertezza”. Bruno Valentini, infatti, ha dominato la scena senese, per quanto concerne la maggioranza di governo, di questi cinque anni, costringendo in un cono di ombra assessori e consiglieri. Allo stesso tempo, però, continua a permanere una cappa d’incertezza sulla città, spogliata della sua banca e, ancor di più, della Fondazione M.P.S., e ancora ostaggio, su tante decisioni strategiche, della politica che va in scena a Roma. Non solo, ma a Siena – è questa l’impressione che si ricava dalla lettura del libro – un autentico cambiamento pare ancora lungi dal realizzarsi e questo perché sono ancora attivi, magari ritiratisi dalla ribalta a dietro le quinte, molti di coloro che hanno contribuito a fare di una città ricca e bellissima uno spettacolo di macerie. E, a differenza di quanto accade nella fiaba dei fratelli Grimm, non si coglie al momento all’orizzonte nessun principe che sopraggiunga a svegliarla e a salvarla. Il passo che segue è tratto dall’introduzione curata da Orlando Pacchiani.

“Una città sospesa tra meraviglie e fallimenti, tra la promessa di un futuro luminoso e la zavorra di un passato tormentato che non passa mai. La Siena degli ultimi cinque anni descritta in questo anomalo diario di bordo si avvita spesso su due narrazioni uguali e contrarie: quella che glorifica l’uscita dalla crisi e la rottura definitiva con un’epoca sciagurata, l’altra che descrive una realtà da scenario post-bellico, disastrata e invivibile. Non è vera l’una e non è vera l’altra, non esistono chiavi di lettura semplicistiche per un contesto complesso e multiforme che ha bisogno di tempo per trovare la sua nuova dimensione. Non aiuta, nell’analisi, il ritmo imposto troppo spesso anche alla politica dal tam tam irrefrenabile dei social, laddove in una giornata si accendono e si consumano fino a spegnersi dibattiti che richiederebbero approfondimenti per cui non sembra esserci più spazio. E allora, a maggior ragione, ecco la necessità di luoghi di riflessione come questo, dove La cronaca si fissa nel tentativo di raccontare lo scorrere degli eventi. Il diario, spesso disilluso, di un giornalista, di uno spirito libero che non nasconde la sua matrice culturale di sinistra per portarla a confrontarsi con le grandi contraddizioni che quell’area ideale ha espresso, nell’incapacità sostanziale di superare le sfide del governo delle istituzioni nel momento del massimo splendore economico”.

 

Michele Taddei, Siena bella addormentata, Siena, Primamedia 2018

 

a cura di Francesco Ricci