L’Orto de’ Pecci e la leggenda del vampiro che infestava la valle di porta Giustizia

L’Orto de’ Pecci si trova nella valle di Porta Giustizia, a ridosso di piazza del Mercato, alle spalle della Torre del Mangia e di Palazzo Pubblico, che ne fanno da stupendo sfondo.
Ma questa valle ha una storia particolare: durante il medioevo i condannati a morte uscivano dalle carceri poste sotto Palazzo Pubblico, attraversavano Piazza del Mercato, percorrevano a piedi la sottostante via dei Malcontenti e la attraversavano per uscire dalla città attraverso Porta Giustizia.
E’ una distesa verde, che ospita molte attività, fra cui una fattoria didattica con animali e un Orto medievale, in cui si trovano le piante ad uso alimentare, le piante aromatiche, le piante tintorie, le piante officinali e gli alberi da frutto, che erano conosciuti e coltivati a quell’epoca.
Massimo Biliorsi ci racconta una storia avvenuta sul finire dell’Ottocento: si racconta infatti di un vampiro, nel suo classico e coreografico aspetto, che infestava la zona, sicuramente ben poco illuminata e quindi evitata il più possibile a notte dalla popolazione. Si racconta che era lo spirito di un condannato a morte ma c’era chi andava oltre, identificandolo in Niccolò di Tuldo, passato alla storia per essere stato decapitato alla pietosa presenza di Santa Caterina. Il vampiro di Porta Giustizia fu visto da molte persone, anzi, una volta fu addirittura circondato da un gruppo di abitanti, nella zona che costeggia le antiche mura cittadine. Naturalmente il vampiro, visto la mala parata, scomparve misteriosamente. Alcuni giurarono di averlo visto trasformarsi in un pipistrello. Le voci raccolte vanno oltre. Qualcuno raccontava che aveva succhiato il sangue a più di una persona: ad una giovinetta, ad un fiaccheraio, portandoli entrambi sul punto di morte. Tutti pensavano che il vampiro fosse di casa in quella zona, addirittura seppelliti in zona sconsacrata. Insomma, gli adepti della cosiddetta “morte apparente” hanno nostalgiche avventure anche nelle nostre terre e Porta Giustizia conserva ancora il fascino di un luogo splendidamente senza tempo.

Gabriele Ruffoli