L’editoriale – Le sardine ci piacciono o no?

Non erano tremila come è stato detto dagli organizzatori, forse erano molto meno di duemila ma Piazza del Duomo era piena di persone e visto dalle finestre del palazzo Arcivescovile – dove si stava svolgendo la presentazione di un libro – il panorama ci è piaciuto. Un quadro con tante piccole pennellate, quasi il tocco di un impressionista, in una piazza stupenda tra una bellissima stella di luce e l’imponenza del Duomo.
E chi se lo sarebbe mai aspettato? Per chi, come chi scrive, è nato in questa città, non è affatto scontato. E’ più normale pensare che certe manifestazioni siano un flop. Siamo una città che ostenta sicurezza ma che in realtà subisce, da sempre e lo fa purtroppo anche in maniera consenziente. Una città che non sa scendere in piazza. E forse gli stessi organizzatori delle sardine avrebbero potuto osare di più ma si aspettavano poco riscontro. Unica pecca di un flash mob ben riuscito.
Siamo da troppo tempo abituati a non vedere la gente che scende nelle piazze in questo modo. I nostri occhi fanno l’abitudine alla violenza, verbale e fisica, agli eccessi e alle ostentazioni, ma non riescono forse a immaginare un’onda che si muove, lenta e costante, sotto un leggero scirocco. Quel rumore del mare che non fa paura ma che rilassa e dà pace.
Ci ha colpito questa adesione, ci ha colpito ancora di più la presenza di tantissimi senesi di ogni età. Curiosità? Forse. In fondo, queste giovani sardine hanno conquistato l’attenzione mediatica ed è naturale essere curiosi di conoscere questo fenomeno. Ma li abbiamo osservati bene tutti, quelli che c’erano. Al netto degli esponenti della sinistra di partito (e anche diversi di destra), uomini e donne di ogni età si sono avvicinati ad ascoltare e anche a cantare con questi ragazzi.
Un principio fisico che si ripete: un pieno a colmare un vuoto. E di questo vuoto sono responsabili i politici di destra e di sinistra che ragionano in maniera vecchia, quest’Italia ormai vittima di una politica senza identità, incerta, fatta a pezzi nei suoi princìpi. Da un lato la destra di Salvini e Meloni che si racconta ogni giorno con tormentoni e remix, dall’altra un Pd in cerca d’autore che non crede così tanto nei suoi leader e che brancola tra vecchie ideologie e tentativi di aggrapparsi alla speranza di resurrezione. Un Pd, che prima ancora di fare un bagno di umiltà e di tornare a lottare per riprendersi l’elettorato, cerca di mettere il cappello sulle iniziative delle sardine senza aver capito che, tranne in qualche caso, è proprio questo che le sardine vogliono evitare. Il Pd non ha capito nemmeno questo e cioè che il partito dovrà fare i conti e anche in maniera cruenta con le piazze d’Italia riempite dalle sardine.
Hanno torto entrambi: chi dice che dietro alle sardine c’è la sinistra di partito (forse in qualche caso può essere così ma per fortuna il movimento prende vita con presupposti diversi) e chi urla contro alle sardine mostrando allo stesso modo di non aver capito che quell’onda lenta e costante non si fermerà, nonostante la destra politica lo speri.
L’onda non si fermerà perché questi ragazzi hanno voglia di farsi avanti e dire la loro e a noi piacciono, ci piace il fermento che riaccende un Paese culturalmente morto, vittima di qualunquismo e scandaletti quotidiani. Ci piace pensare che vadano lontano, queste sardine, tutte insieme. Ci piace che sappiano riprendere in mano un mondo alla deriva, che possano plasmarlo a loro piacimento e che lo vivano nel migliore dei modi senza essere vittime dei nostri errori. Perché le sardine stanno dimostrando alle generazioni precedenti di essere capaci di viaggiare tutte insieme e in banchi enormi, contro le correnti o a favore a volte, guardando all’obiettivo che è un futuro da costruire.
Alla fine della manifestazione, ho chiesto ai collaboratori di Siena News cosa ne pensassero, delle sardine. Leggetevi le loro risposte considerando anche la loro età. Perché chi ancora si ostina a parlare di partiti e politica e a urlare contro tutto e tutti – di solito mentre sta dietro a una tastiera – ha perso in partenza.

“Un movimento giovane e che ringiovanisce le idee anche delle generazioni più vecchie. Bello vedere un ritorno all’interesse politico: la speranza è quella che le idee e le riflessioni proposte, trovino una concretizzazione e non restino solo nelle piazze” ha detto Arianna, 29 anni.

“Forse il paese non è morto, quella che stava diventando una landa desolata, priva di qualsiasi sentimento patriottico, divisa, unita solamente dalle partite di calcio la domenica sera. Forse qualcosa si è mosso, il movimento delle sardine appare come un risveglio, una sommossa popolare che dall’Emilia Romagna si espande a macchia d’olio in tutta Italia. È bello poter vedere dei giovani, coesi in un ideale, quello di combattere una politica ormai logora da vecchi dinosauri, sia di destra che di sinistra, privi di contenuto, becera, capace solamente di fomentare l’odio. Si riparte dalle piazze tutti insieme, i nostalgici ricorderanno un ‘68 new age, o magari un ’68 2.0.Uniti in un canto, bella ciao, che ormai non appare più come un mero canto partigiano, ma come canto identificante di un gruppo che in qualche modo, in maniera pacifica, è unita da uno stesso ideale, quello di essere veramente tutti italiani prima che cittadini. Un partigianismo silenzioso, proprio come silenzioso rimane il veleno fascista e l’odio razziale che forse, sotto sotto, non è mai stato proprio del tutto debellato, figlio di un’Italia distratta che ha preferito l’omertà al dialogo. Adesso c’è chi dice basta e sono in tanti, quelli che, aggregati come ‘sardine’, silenti ma efficaci, combattono con il sorriso, un odio sconsiderato, figlio di una politica che non sa più dare” è la riflesione di Niccolò,22 anni.
“Dalla piazza piena di giovani di ieri sera è arrivata la risposta di un popolo al caso Castrucci e alle operazioni di polizia contro alcuni estremisti di destra che hanno sconvolto Siena. “Odio gli indifferenti” diceva Gramsci, “odio gli indifferenti” hanno detto questi ragazzi ieri sera forse questa è stata la cosa più significativa” commenta Marco, 24 anni.
“E’ un errore minimizzare o deridere un movimento che sì, è nato a Bologna quasi per caso, ma alla cui base esiste indubbiamente un sentimento profondo. Che trova riscontro, come si vede dai numeri, in moltissime persone. E non si tratta di un sentimento di partito. L’idea di dar vita alle sardine è partita da giovani, come spesso avviene in questi casi, anche se poi nelle piazze vanno persone di tutte le età. Giovani che vogliono lottare, vogliono contare e vogliono poter dire la loro perché temono che il futuro possa non riservare loro le buone cose che ancora sognano. Chiedono lavoro, chiedono diritti, chiedono la possibilità di vivere una vita che possa riservare delle soddisfazioni. Ed è per questo che chi afferma che le sardine sono un movimento contro qualcosa o contro qualcuno sbaglia. Sbaglia per non aver capito cosa questo movimento chiede e rappresenta o forse semplicemente per banalizzare delle istanze che vengono mosse da giovani che sono comunque dei cittadini-elettori. E quindi sono persone che la politica deve ascoltare e alle quali deve rispondere. Contrapporre ironicamente i gattini alle sardine o posizionare striscioni contro di loro significa non voler prendere atto di una richiesta che arriva dal basso. E quindi significa non rispondere a quello che un ampio gruppo della comunità richiede. Mentre il compito primario della politica, di chi vive facendo politica, è proprio quello di rispondere ai cittadini. Vedere tante piazze italiane riempirsi di donne e uomini che chiedono lavoro, diritti e speranze nel futuro è una grande prova di partecipazione democratica. Non era scontato che avvenisse” conclude Gennaro, 37 anni.

L’onda lenta, pacifica e costante aiuta le sardine a muoversi nell’oceano caotico di una politica inesistente.

Katiuscia Vaselli