Le storie di Natale – “Il panpepato è afrodisiaco” parola di Lorenzo Rossi de “Il Magnifico”

Uno dei nostri dolci tipici delle feste natalizie nasce nel Medioevo come una sorta di afrodisiaco. A raccontarci l’ aneddoto è uno dei re della produzione dolciaria locale, famoso per i suoi ricciarelli, il suo panforte ma anche i suoi panettoni: Lorenzo Rossi de ‘Il Magnifico’,  un punto di riferimento in via dei Pellegrini per tutti i senesi amanti della buona cucina.

” Il panpepato nasce nel 1211, ci sono dei documenti che testimoniano la sua esistenza già in quel secolo – racconta-. E’ ricco di spezie e per questo i farmacisti lo davano alle persone ‘debilitate’. Aveva un gusto forte, era molto calorico ed era ricco di frutta secca perché al tempo, fuori dalle mura, c’erano tantissimi mandorli, noci e fichi.  A chi aveva dei ‘problemi’ veniva dato questo dolce sperando che tutto andasse a buon fine”.

Ed è proprio alla ricetta originale che guarda Lorenzo Rossi. Il must della sua lavorazione è il fare capire, a chi assaggia il suo tesoro, quali erano i mezzi e i modi di fare il panpepato nel passato. E sulla particolare curiosità che ci ha rivelato poco fa, Lorenzo ha ammesso che anche lui è stato testimone del potere afrodisiaco di questo dolce.

“Può essere anche una sciocchezza ma nel febbraio di tre anni fa vennero due anziani fiorentini – spiega-. Chiesero il panpepato nonostante fossero finite le feste natalizie. L’uomo andò dalla commessa che stava gli stava vendendo il prodotto e gli disse: «Guardi signora ce ne dia un chilo, perché grazie a questo dolce io mi sono ‘ritrovato’, dopo tanti anni, con mia moglie». Io tra me e me pensai di aver fatto qualcosa di positivo, di aver fatto del bene – ci dice ridendo”.

Che sia afrodisiaco o meno, il panpepato del Magnifico è uno dei fiori all’occhiello di Siena. “E’fatto con una miscela di spezie, sia interna che esterna – conclude-. La mia è un’alchimia di sapori: c’è la cannella, il chiodo di garofano, l’anice, le mandorle che devono essere tostate al punto giusto. Alla fine ne esce fuori un gusto la cui rotondità viene accentuata dal pepe che dà quel ‘carattere’  finale a tutta la lavorazione”.

Marco Crimi