La tristezza del marchio. Quello che non c’è più

L’importanza di un marchio lo vedi non quando lo puoi acquistare ma quando non c’è più o comunque quando non è più quello di prima. Un po’ un paradosso ma è così.

Stavo guardando la mia macchina da scrivere Olivetti e ho pensato a quanto era grande ed importante quel marchio: Ivrea ci viveva e non solo la piccola cittadina piemontese.

E allora mi sono deciso a pensare e a fare un articolo, diverso, sui marchi che non ci sono più, considerandoli come opportunità perse, come vittime di un mondo che spesso non dà tempo a sentimenti e repliche.

E allora la mente è tornata indietro, ai favolosi gelati Eldorado, alla macchina fotografica Kodak e  agli acquisti natalizi fatti da intere generazioni alla Standa.

Per non parlare di Postalmarket, antesignano della vendita per corrispondenza, che forse è nato troppo presto per essere capito.

O agli splendidi vestiti di Mariella Burani (e non solo lei) che nel 1980 dettavano legge nelle passerelle.

Oppure dello status symbol dei cellulari, quello Startac della Motorola sogno di ogni manager.

Non solo beni, però, ma anche altro : come dimenticare i pomeriggi con la ragazzina , pomeriggi spesi sul divano a guardare su  MTV i video delle musica di tendenza mangiando magari un pezzo di cioccolato Perugina.

Una tristezza cosmica, pensando che tutto ciò non esiste più.

Ecco…ecco perché allora spero in una nuova tornata elettorale.

Non vuoi che per il mio voto non mi promettano di rendermi tutto ciò?

Viva questa derelitta ma fiera Italia.

Luigi Borri