La storia – grazie a Emmaus mi sono goduta l’amore di mia mamma fino all’ultimo momento

Il terzo settore è una realtà importante ben presente nel nostro Paese: un mondo fatto di persone e professionisti che dedicano il loro lavoro a dare supporto sociale e sanitario al prossimo. Spesso, però, poco conosciuto nonostante sia uno dei pilastri della nostra società. Siena News, quotidiano da sempre attento a quello che è il lavoro del terzo settore, ha pensato invece di far sentire la voce non soltanto degli operatori ma anche di quanti, ogni giorno, usufruiscono dei servizi delle cooperative sociali, per esempio, a volte senza neppure saperlo. Siamo convinti che il racconto delle esperienze in prima persona sia il modo migliore per aprire gli occhi su realtà che spesso non si vedono, perché il loro lavoro rimane nascosto, silenzioso, operoso. Nella provincia di Siena queste realtà sono molto ben radicate e spaziano in settori anche molto diversi tra loro, accompagnando – come nel caso delle cooperative sociali che fanno capo al Consorzio Archè – l’individuo dalla nascita fino alla fine della vita, con molteplici servizi.

Stefania Sani ci racconta di mamma Pia Guazzini, una donna d’altri tempi, sempre con il sorriso sulle labbra, con un volto luminoso, sempre a disposizione e con una buona parola per tutti. La storia di Pia si incrocia con quella della residenza sanitaria Emmaus, cooperativa del Consorzio Arché. Come spesso accade, succede che quando si è anziani si senta il bisogno di essere accuditi, di avere un supporto psicologico oltre che fisico, così è stato per Pia, che prima ha iniziato a frequentare il servizio diurno della residenza e successivamente quello permanente. Pia però non si è mai lasciata intimorire, ha affrontato questo suo capitolo della vita sempre con il sorriso, forse anche per il merito della figlia, Stefania, che ogni giorno non ha mai mancato di farle sentire il suo affetto.

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“Si sa – commenta Stefania – quando i nostri genitori invecchiano noi figli ci sentiamo in dovere di accudirli, di supportarli. Forse anche per un fatto di riconoscenza, di riparli di tutto l’amore che ci hanno dato quando eravamo giovani. Mamma Pia per me è sempre stata un punto di riferimento e anche quando è entrata nella residenza Emmaus ogni giorno andavo a trovarla. Ho trovato professionisti e bravi operatori, non solo nello svolgere il proprio lavoro, ma anche con lo spirito conil quale si approcciavano con i pazienti. Sempre con il sorriso, mai una parola fuori posto, sempre pronti a tenderti una mano”. “Ogni anno organizzavano eventi per gli ospiti, le cene di Natale con i parenti, con qualche signore coltivavano l’orto, Emmaus ti faceva sentire a casa. Mamma Pia ha sempre dato il suo contributo, con il sorriso, finché ha potuto. Me la ricordo come un’immagine indelebile, sempre con il bavaglio, lucida e determinata fino all’ultimo giorno della sua vita. Grazie a Emmaus, mi sono goduta l’amore di una mamma fino all’ultimo momento”.

Pia Guazzini resterà sempre un’ospite della Rsa Emmaus, il suo sorriso resterà nell’immagine di tutti gli operatori. Non è da tutti soffiare 100 candeline, non è da tutti lasciare da parte qualsiasi problema pur di far nascere la felicità. Una cosa però è certa, ogni giorno era un dovere dare il buongiorno a Pia passando dalla sua stanza, perché la gioia delle persone nasce da un semplice gesto quotidiano.

Niccolò Bacarelli