La professoressa Maria Grazia Cusi: “La parità di genere non è ancora stata raggiunta”

“Credo che sia ancora importante celebrare la festa della donna. Questo giorno ricorda ciò che la figura femminile rappresenta in tutti i settori e anche che per lungo tempo è stata sottovalutata o messa da parte”. A parlare è Maria Grazia Cusi, docente ordinario di microbiologia e microbiologia clinica del dipartimento di biotecnologie mediche dell’università degli studi di Siena e direttore della microbiologia e virologia dell’azienda ospedaliero-universitaria senese.

E’ lecito domandarsi se ormai la parità di genere sia stata raggiunta, ad esempio, in ambito lavorativo. “Sicuramente – afferma la professoressa Cusi – sono stati effettuati tanti progressi e miglioramenti per quel che riguarda l’attività lavorativa, ma credo che si possa dire che la parità di genere non sia stata raggiunta. Una donna su due ancora oggi non lavora e in molti casi gli stipendi delle lavoratrici sono più bassi di quelli degli uomini. Per non parlare del fatto che in posizioni dirigenziali le donne sono ancora in numero nettamente inferiore rispetto agli uomini”.

La professoressa Cusi è una di quelle donne che grazie alle proprie capacità e qualità ha saputo raggiungere una posizione certamente rilevante. Occupa al contempo un ruolo molto impegnativo, ancora di più in questo momento con la pandemia in corso. “Io mi reputo fortunata – dichiara. – E’ stata molto dura, per raggiungere una posizione e dimostrare il tuo valore devi comunque spesso lavorare più di un uomo”.

Già nelle scorse settimane la docente aveva espresso la sua idea relativamente alle misure restrittive da adottare in un frangente difficile come l’attuale. “Credo che in questa fase – aveva affermato il direttore della microbiologia e virologia dell’azienda ospedaliero-universitaria senese – più che pensare ad un lockdown si potrebbero invece valutare delle forme più restrittive che sono probabilmente necessarie, non in maniera generalizzata come sarebbe nel caso di una chiusura totale quanto piuttosto circoscritte a determinate aree dove si registri una particolare diffusione del virus”.

Cusi conferma ora la sua idea: “I cittadini devono stare attenti ed evitare le possibilità di contagio, lo dico soprattutto ai più giovani. Un lockdown tuttavia porta con sé anche problemi di natura economica, sociale e psicologica che vanno tenuti in considerazione. Per questo motivo dico da un po’ di tempo che si potrebbero effettuare delle chiusure laddove si verificano dei focolai. Ma l’aspetto cruciale rimane quello del rispetto delle regole per fare in modo che il virus circoli il meno possibile. Scuole aperte ancora in tanti territori comunali? Credo che vadano chiuse quando si riscontra un forte aumento dei casi, ma al tempo stesso ritengo che andrebbe effettuato un controllo periodico della situazione, anche con tamponi rapidi, a studenti ed insegnanti. Servirebbe un maggior controllo”.

Gennaro Groppa