La pieve di Santa Cristina a Lilliano e lo scheletro rubato

A metà strada tra Castellina in Chianti e Castellina Scalo, a circa 300 metri s.l.m. immerso  tra bosco e vigneti c’è il piccolo borgo di Lilliano dove si trova la bellissima pieve di Santa Cristina, una chiesa romanica ricordata fin dal 10 agosto 998 quando venne donata, dal marchese Ugo di Toscana, alla badia di Marturi. Ma la prima vera testimonianza sulla pieve risale invece ad un diploma dell’8 settembre 1139 in cui tale Baroncello di Tegrima da Rencine dona delle terre a Bernardo abate dell’ abbazia a Isola.
Un’altra testimonianza risale al 20 aprile 1189 quando risulta segnato alla chiesa il titolo di battesimale conferitogli da papa Clemente III al vescovo di Siena.


L’essere territorialmente separata dalla diocesi di Siena la pose nelle mire di Firenze fino a che, con il lodo di Poggibonsi pronunciato il 4 giugno 1203, il podestà di Poggibonsi dichiarò che il piviere di Lilliano passava sotto il controllo fiorentino. Alla fine del XIII secolo la situazione economica della chiesa non era florida, aveva solo 4 chiesette che producevano un reddito modesto. Per tutti questi motivi anche l’edificio della pieve stessa è sempre stato molto semplice e privo di “fronzoli”.


In epoca rinascimentale venne privata del titolo di pieve e, come conferma, durante la visita apostolica del 13 agosto 1573, l’arcivescovo di Firenze Antonio Altoviti, fu unita allo spedale di Santa Maria Nuova di Firenze: (ad ecclesiam etiam accessit parrocchialem S. Cristinae de Lilliano senensis diocesis, et dominii florentini, unitam hospitali S. Mariae Novae de Florentia), del quale rimane in facciata lo stemma.
Rimase di proprietà dello spedale fino al 1779. Poi la proprietà passò ai Pozzesi e, nel 1923, ai Berlingieri.
Un’antica storia racconta che nel 1099, al tempo delle crociate, alcuni pellegrini francesi in viaggio di ritorno dalla Terra Santa avessero fatto sosta a Bolsena e rubato lo scheletro della Santa per portarlo con loro in Francia. Durante il viaggio, si fermarono a pernottare nella piccola chiesa di Lilliano che al tempo si chiamava Ligliano. Durante la notte i cavalieri furono scoperti dalla gente del posto, malmenati e scacciati fuggirono con i loro cavalli e lo scheletro della Santa rimase in questo luogo per almeno un anno prima che le ossa venissero dati ad alcuni privati e lo scheletro portato nella cattedrale di Palermo.
Si dice che la Santa per ringraziare i paesani che la salvarono dal furto dei cavalieri abbia dato per molti anni pace e buon raccolto alla gente del posto.

Articolo e foto: Gabriele Ruffoli