Il tremendo terremoto del 19 settembre 1919

Un terremoto terribile, tra i più potenti di sempre nella nostra provincia, colpì le terre di Siena in questo giorno di quasi cento anni fa

 

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Sono passati quasi 100 anni dal forte sisma del 19 settembre 1919 che colpì la zona sud del Senese. Un terremoto di forte intensità che risulta essere tra i più potenti di sempre registrati nella nostra provincia.
Il Comune più interessato fu quello di Piancastagnaio che occupa la porzione meridionale del bacino mio-pliocenico di Radicofani, delimitato dalla dorsale del Poggio Zoccolino, Monte Amiata, Monte Civitella ad ovest e dalla dorsale del monte Cetona ad est. L’area è caratterizzata da un assetto stratigrafico strutturale e tettonico relativamente complesso e in parte da una forte anomalia geotermica. Infatti l’abitato è posizionato sull’apparato vulcanico del Monte Amiata che è stato in attività fino a 400mila anni fa.


Il terremoto nel suo epicentro raggiunse un magnitudo momento di 5.4 della scala Richter ed interessò con i massimi effetti, grosso modo corrispondenti al IX grado della scala Mercalli gli edifici rurali in una zona piuttosto ristretta situata a sud-est del Monte Amiata lungo le valli del fiume Paglia e del torrente Rigo.
L’area degli effetti distruttivi comprese una decina di villaggi della comunità montana dell’Amiata.

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L’intera zona danneggiata si estendeva per circa 700 kmq. I danni più gravi furono riscontrati a Piancastagnaio, Celle sul Rigo, Radicofani, San Casciano dei Bagni e paesi limitrofi. Dalle cronache del periodo si apprende che a Piancastagnaio crollarono circa 20 case e 25 furono gravemente danneggiate. 40 case furono lesionate a San Casciano dei Bagni, 15 a Radicofani, inoltre crollarono due ponti e ci furono alcune frane nelle strade principali. Nei dintorni di Piancastagnaio crollarono anche diverse case coloniche sparse nelle campagne. In tutto il terremoto causò alcuni morti e una ventina di feriti.
L’area colpita fortunatamente era tradizionalmente dedita all’agricoltura e alla pastorizia e molte zone erano disabitate o dedite a far pascolare gli animali.


Il sisma fu avvertito fino a Siena, Perugia e Grosseto.
Gli amministratori provinciali e il governo inviarono tende e soldati e misero a disposizione dei prefetti alcune somme di denaro per i soccorsi più urgenti. Furono richiesti accertamenti per la valutazione dei danni per effettuare le stime dei crolli e delle lesioni, il ministro dei Lavori Pubblici inviò nei centri danneggiati alcuni funzionari degli uffici del Genio Civile di Siena e di Roma per valutare il da farsi per rimettere in sesto la zona il prima possibile.
Un altra cosa molto importante fu l’intorbidamento delle acque sorgive della montagna. Le famiglie non potevano bere l’acqua che sgorgava dalle pendici del monte Amiata e l’esercito riuscì a portare acqua potabile con alcune cisterne almeno per il bisogno alimentare. Fortunatamente le scosse di assestamento durarono per pochi giorni e furono di lieve intensità, le acque si ristabilirono a breve e gli abitanti insieme ai militari poterono rimettere in sicurezza le case in modo da poter far rientrare le famiglie in casa per potersi preparare per il periodo delle piogge autunnali ma soprattutto per il freddo inverno.

Gabriele Ruffoli
Associazione Meteorologica Senese