Il torrente Fusola e l’eremo scolpito nella roccia

La Fusola è un corso d’acqua collinare di media portata che nasce da numerosi rami sorgentizi che scaturiscono a poca distanza dalle Ville di Corsano nella zona dalla tenuta della Selva, il torrente che scorre nel comune di Monteroni d’Arbia, dopo un breve percorso di circa 5 chilometri, si getta nel torrente Sorra affluente del fiume Arbia. Immerso nei boschi, in una vallata spesso gelida nei periodi invernali, si trova l’eremo della Fusola, luogo incantato e misterioso che venne interamente scavato dal Beato Franco Lippi per farvi eremitaggio.


Ma chi era questa persona?
La nostra terra è ricca di personaggi che hanno lasciato importanti testimonianze di fede nel corso dei secoli ma non tutti sono conosciuti e la Signora Franca Piccini ci aiuta a far “rivivere” questa persona dalla vita altalenante.
Francesco Lippi, detto Franco, nacque nel castello di Grotti il 3 dicembre 1211. Fu mandato dai genitori a Siena per studiare, ma lo studio non era la sua strada. Fu così che iniziò a lavorare il cuoio, poiché “non vi bisognando in questo mestiero troppo ingegno, ma molta forza”. Dopo la morte del padre, Franco iniziò a praticare cattive compagnie che lo portarono sulla strada del vizio, in particolare del gioco d’azzardo, e per questo egli lasciò anche il lavoro di cuoiaio e divenne soldato di ventura.

 


Durante una battaglia, che vedeva le truppe senesi difendere Sarteano dall’attacco degli orvietani, Franco, che militava fra i senesi, pronunciò queste parole: “Anco questi mi vo’ giocare a dispetto di chi me li fece”, riferendosi ai suoi occhi. Fu così che la sua vista rimase molto compromessa.
Franco, senza la luce degli occhi, fu soccorso dalla luce divina che gli venne in aiuto. Fu così che egli fece voto di recarsi pellegrino a Santiago de Compostela per riacquistare la vista. Pregando davanti alla tomba dell’apostolo Giacomo, Franco tornò a vedere in modo nitido e, durante il viaggio di ritorno a Siena, decise di andare pellegrino fino a Loreto e a Roma, dove chiese perdono dei suoi peccati e ottenne la benedizione del papa Gregorio X. Il suo pellegrinare lo portò a visitare le chiese di molte città, come Napoli, Benevento, Amalfi e Bari, fino al Gargano nella grotta di San Michele Arcangelo.


Franco Lippi, una volta tornato a Siena, fu conquistato dalla predicazione del frate domenicano Ambrogio Sansedoni, tanto che intraprese la vita da eremitica per cinque anni, sottoponendosi a dure penitenze. Fu così che lungo il torrente Fusola poco sotto le ville di Corsano scavò nella roccia un eremo dove poter espiare le sue colpe. Un giorno, mentre era assorto in preghiera, gli apparve la Madonna che lo invitava a farsi frate carmelitano. Egli si recò allora dal priore del Carmelo di Siena, il quale lo consigliò “di stare nella vocazione di esser romito, piuttosto che viver nei chiostri. Si narra che ebbe da Dio anche il dono della profezia.
Franco da Grotti morì l’11 dicembre 1291, nel convento dei carmelitani di Siena, all’età di ottanta anni. I padri carmelitani non riuscirono a seppellirlo subito, perché impediti dalla moltitudine di gente che veniva a vederlo e venerarlo. Il giorno di Santa Lucia fu fatta un orazione in onore di Franco da un padre domenicano di nome Aldobrandino de’ Paparoni, ed erano presenti molti magistrati cittadini e il vescovo Rinaldo Malavolti.

 


Anche nei secoli successivi sono annoverati molti miracoli per guarigioni attribuite alla sua intercessione. Questi miracoli sono annoverati in una biografia del 1621 dal titolo: “Vita del Beato Franco Lippi, sanese carmelitano”.
Parte delle reliquie di Franco da Grotti furono traslate nel convento dei carmelitani di Cremona. Franco Lippi da Grotti venne beatificato nel 1670 da papa Clemente X.

Articolo e foto: Gabriele Ruffoli