Il lavoro, i numeri e la dignità

Il tasso di disoccupazione a febbraio scende all’11,5% (-0,3 punti percentuali). In forte calo soprattutto il tasso di disoccupazione giovanile, che torna ai livelli del 2012, 35,2%. Al calo della disoccupazione tuttavia non corrisponde un aumento di quelli che un lavoro ce l’hanno: ce lo dice l’Istat. Il numero è stabile rispetto a gennaio, e si mantiene anche sugli stessi livelli dei quattro mesi precedenti.

Stavo leggendo i dati sull’economia italiana e mi è balzata agli occhi la notizia secondo la quale ci sarebbe, in Italia, un recupero del livello occupazionale. Insomma, ce lo dice un’indagine Istat: la disoccupazione è in calo
Dici lavoro e pensi ai giovani. E invece no. Niente di più sbagliato. Pare anche che sia in calo chi cerca lavoro: notizie incoraggianti, verrebbe da pensare ma leggo meglio, nelle pieghe e nei numeri e vedo che non c’è niente da stare allegri.
In realtà il nostro tasso di disoccupazione giovanile è il più alto d’Europa e per quanto riguarda gli over cinquanta il dato inerente la diminuzione percentuale di chi fra essi cerca lavoro è diminuita perché, tristemente, il lavoro non lo stanno più nemmeno cercando.
Molto dipende dal fatto che, dicono i soliti maligni, si preferisce lavorare al nero (e quindi non si cerca più lavoro, formalmente) eludendo il carico fiscale davvero insopportabile per le imprese ed i lavoratori.
Ma è così vero che le tasse uccidono l’occupazione e c’è una ripresa del lavoro sommerso? Sono andato a guardare due numeri e il risultato è agghiacciante.
Se infatti prendiamo a base un lavoratore dell’industria vediamo che il costo lordo, per un quarto livello è di circa 24.860 euro annui (più Tfr e mensilità aggiuntiva) mentre il netto, quello che entra in tasca al dipendente, è indicativamente di 16.550 euro: impossibile non prevedere che sia fondata la notizia che il lavoro nero la faccia da padrone.
Ciò che fa ancora più pensare è che, nelle fasce d’età sopra i trentacinque anni, dove non ci sono di fatto più sgravi contributivi, non esista più praticamente mercato del lavoro: se sei licenziato o se, malauguratamente, perdi l’occupazione rischi di divenire un disoccupato a vita, salvo miracoli.
Mi ricordo il professore di Diritto del lavoro, all’università, ci diceva che il lavoro è soprattutto dignità e che se lo si perde è la dignità stessa ad andare perduta.
Appunto.
Forza, Italia ce la puoi ancora fare.

Luigi Borri