Il grande inverno del 1928/1929

L’Inverno 1928/29 fu senza dubbio il più gelido e nevoso ( a livello europeo) di tutto il secolo scorso, non è azzardato definirlo l’ultimo sussulto della piccola era glaciale. Anche se poi abbiamo avuto altri inverni rigidissimi e ondate di gelo epocali fino a tempi più recenti, è fuori discussione che i valori estesi su tutto il continente europeo dell’epoca non sono più stati raggiunti e probabilmente stando agli studiosi convinti del riscaldamento globale – il cosidetto Global Warming antropico  – nemmeno lo rivivremo più almeno durante la nostra vita.

Il tempo nei mesi di gennaio e febbraio fu caratterizzato da un vigoroso anticiclone centrato sull’Europa settentrionale e frequenti circolazioni depressionarie sul Mediterraneo; aria di origine artica/siberiana discese frequentemente sino all’Africa settentrionale, contrastando con l’aria più calda ed umida e dando origine ad estese ed intense perturbazioni che interessarono tutta l’Europa in gran parte nevose, alternate a periodi di freddo intensissimo.

Tra i fenomeni più rilevanti possiamo ricordare: tratti fluviali gelati su Elba, Vardar, Tamigi, Reno, Rodano, Sava, Danubio, Adige, Isonzo, Arno, Po ed un po’ tutti i fiumi europei, coste bloccate e porti inagibili per via del ghiaccio.
Le temperature minime furono da record, ecco alcuni dati registrati:
Mosca -42º
Berlino -31º
Kiev -35º
Sarajevo -30º
Belgrado -30º
Vienna -35º
Budapest -30º
Trento -20º
Biella, Milano e Torino -18º

I momenti più critici dell’inverno in Italia furono sopratutto 3, il primo fra il 15-16 Gennaio e il 24/25 dello stesso mese, il secondo nei primi 3-4 giorni di Febbraio ed il terzo a metà Febbraio con le storiche tormente di neve che interessarono quasi tutta la Penisola Italiana denominate non a caso “Blizzard di San Valentino”.
Ovviamente anche la Toscana e soprattutto la nostra amatissima città del Palio non fu esente da tale sconquasso atmosferico e come riportano le cronache dell’epoca nonostante a quei tempi la gente fosse un po più abituata di adesso ai rigidi inverni, le temperature e le gelate di quei giorni di quasi 90 anni fa destarono viva impressione sia fra la povera gente che fra gli studiosi dell’epoca che infatti paragonarono già all’epoca tale inverno come senza precedenti da almeno il 1830 (altro inverno rigidissimo in Europa).

Ma adesso passiamo alla cronaca più dettagliata di cosa avvenne all’epoca ed iniziamo con il dire che la brutta stagione dette i suoi frutti già in autunno con alluvioni ed allagamenti nel mese di Novembre dopo un estate oltretutto quella del 1928 caldissima e siccitosa un po ovunque, le cronache giornalistiche parlano di Arno e Tevere ingrossati e forti disagi un po in tutta Italia e sopratutto in Toscana, le temperature rimasero miti e tendenzialmente sopramedia al periodo sino alla prima decade di Dicembre quando le piovose correnti atlantiche lasciarono il posto alle fredde correnti di tramontana che già pochi giorni prima di Natale arrecarono forte gelo e temperature ben sotto le medie anche se la neve tardava ad arrivare. Fra il 28 Dicembre 1928 ed il 4/5 Gennaio 1929 invece della neve tornarono le grandi piogge come era successo solo 2 mesi prima, pensate che la città di Siena in soli 7 giorni totalizzò quasi 170mm di pioggia con addirittura ben 90mm fatti solo il giorno 2 gennaio quando solitamente in media ne cadono 200/220 nell’intero trimestre invernale.

Le temperature però si abbassarono sensibilmente e stando ai resoconti dell’epoca nevicò copiosamente nelle città del Nord e sul nostro Appennino mentre al Centro Italia si ebbero di nuovo almeno in collina e pianura nuovi disagi per le piene dei principali fiumi come si evince da questo trafiletto della Nazione in data 05/01/1929:
“LA PAUROSA PIENA DEL TEVERE E DELL’ANIENE BLOCCANO ROMA-UNA FRANA PRESSO RIGNANO SULL’ARNO DANNEGGIA L’ARGINE-PAURA A FIRENZE”.
Furono gli ultimi sussulti autunnali, poichè dal 6 Gennaio il gran gelo che già attanagliava l’Europa da giorni si spinse sul bacino del Mediterraneo iniziando a portare temperature fredde e diffuse gelate mattutine, fu però la notte fra il 16/17 Gennaio che una forte perturbazione che scendeva dalla Francia trovando al suolo temperature ampiamente negative diede origine alla prima grande nevicata dell’inverno su tutto il territorio regionale ed in particolar modo sulle province centro/settentrionali. Nevicò a fasi alterne sino all’intera giornata del 19 gennaio con temperature ampiamente sotto lo zero, infatti i giornali parlano di neve farinosissima che pareva quasi un pulviscolo. Il giorno 18 gennaio a Siena nevicò tutto il giorno con la temperatura che anche nelle ore più calde non superò i -1ºC.

LA NAZIONE 17/01/1929:
“STRAORDINARIA NEVICATA A FIRENZE ED IN TUTTA LA TOSCANA; 25CM A FIRENZE, 30/40 CM AD AREZZO, 10/15CM A LUCCA E 30 A PISTOIA”

CRONACA DI SIENA 18/01/1929:
“SONO DUE GIORNI CHE AD INTERVALLI NEVICA FURIOSAMENTE,
IL MANTO TOCCA IN DIVERSI PUNTI I 30CM RENDENDO DIFFICILE IL TRAFFICO DELLE AUTOMOBILI E DEI BARROCCI. INFURIA LA TRAMONTANA CHE GHIACCIA ISTANTANEAMENTE LA NEVE CADUTA”

Dal giorno 20 del mese tornò prevalentemente il sole anche se fu soltanto una fugace pausa,
le temperature rimasero ben rigide anche se non in maniera record, a Siena dal 16 al 31 del mese soltanto per 3 giorni (dal 23 al 25 gennai) le temperature minime non scesero sotto dello zero e quando la maggior parte della neve era ormai disciolta dal solicello pomeridiano ecco che un nuovo impulso perturbato e freddo fra il 26 ed il 27 gennaio arrivò in Italia portando di nuovo storici blizzard sopratutto nelle regioni Adriatiche ma non escludendo di nuovo anche le principali città Toscane, infatti nevicò di nuovo a Firenze, Pistoia, Siena ed Arezzo anche se si trattò di una manciata.
Gennaio si chiudeva seppur rigido e sotto le medie del periodo con un tiepido solicello che portava temperature massime fino a 10º a Firenze e 6º a Siena ma gli amanti della bella stagione e della primavera avrebbero dovuto ancora attendere.
Infatti ecco che fra il giorno 1 ed il 3 febbraio a Siena in un suolo ancora non sgombro del tutto da alcune “chiazze” di neve gelata nei punti in ombra piombava direttamente dal cuore della Russia il famoso Burian il famoso vento delle steppe, la fase più acuta del gelo di quello spaventoso inverno con temperature che ad 850HpA (ovvero più o meno a 1200/1300 metri di quota) raggiunsero valori record mai più nemmeno avvicinati nelle ondate di gelo successive ovvero -20/-25C. Gli effetti al suolo furono terrificanti con bufere assurde nelle coste Adriatiche più esposte direttamente all’aria sarmatica e tramontana gelidissima con nevischio che sconfinava dall’Appennino su tutto il resto dell’Italia. Si toccarono in Abruzzo, Marche e Puglia picchi fino a 3 metri di neve con valanghe e slavine in montagna come purtroppo anche in questo ultimo inverno è successo a Rigopiano.


A Siena il giorno 3 febbraio si registrarono come estremi giornalieri di temperatura -10º la minima e -2º la massima (terzo valore assoluto di freddo da quando esistono termometri in città) in una giornata spettrale e siberiana dove soffiava la tramontana ad oltre 100km/h, mentre gelava la laguna di Venezia e tutti i principali corsi d’acqua del centro-nord italiano compreso l’Arno in pieno centro a Firenze e sopra di esso si poteva transitare con i barrocci tanto il ghiaccio era spesso.
Non era finita qua… infatti dopo alcuni giorni relativamente più miti seppur sempre con minime abbondamentre sotto lo zero ecco che intorno al 10-11 Febbraio si venne a creare una rarissima configurazione dove aria mite oceanica interagiva con il bordo occindentale dell’Anticiclone Russo Siberiano che da un mese portava gran gelo sull’Europa e sull’Italia, iniziarono così a formarsi diversi minimi pressori sul Mediterraneo occidentale che ripetutamente portarono delle spaventose bufere di neve che imperversarono sopratutto sul Centro/Italia lato tirrenico dal giorno 11 al giorno 14 febbraio, quello che poi passò alla storia meteorologica italiana come il famoso Blizzard di San Valentino. Lasciamo alle cronache dell’epoca la parola per far capire cosa successe realmente in quei gelidi giorni di metà Febbraio di 88 anni fa:
CRONACA DI SIENA 13/02/1929:
“LE CONDIZIONI ATMOSFERICHE E LO STATO IN CUI SI TROVANO LE VARIE STRADE CITTADINE HANNO PORTATO UNA SERIE DI DISGRAZIE IN MASSIMA PARTE DOVUTE A CADUTE”

LA NAZIONE 14/02/1929:
“BUFERA IMPRESSIONANTE IN TOSCANA,40-50CM A FIRENZE OLTRE MEZZO METRO A FIESOLE, NEVE ANCHE A VIAREGGIO IN PASSEGGIATA”

CRONACA DI SIENA 14/02/1929:
“PER LA SECONDA VOLTA QUEST’ANNO ABBIAMO ASSISTITO AD UN ECCEZIONALE NEVICATA CHE NON TROVA SIMILITUDINI A MEMORIA DI UOMO TANTO DA IMPEDIRE IL TRANSITO DI CARRI,CARROZZE ED AUTOMOBILI,DISAGI MAGGIORI IN CAMPAGNA. IN ALCUNI PUNTI IL MANTO NEVOSO HA RAGGIUNTO I 25-30CM DI ALTEZZA,PERDURA A NEVICARE FINISSIMO E FORTISSIMO CON SFERZANTRE VENTO DI TRAMONTANA”

CRONACA DI SIENA 16/02/1929:
“LA NEVE E’ CADUTA QUASI INCESSANTE DA DOMENICA NOTTE A MERCOLEDI’ SERA.IN VARI PUNTI HA RAGGIUNTO L’ALTEZZA DI 50CM.I TRAFFICI SONO IMPEDITI E SOLO QUALCHE AUTOMOBILE LEGGERA PUO’ ESSERE MESSA IN MOTO NON SENZA GRAVI DIFFICOLTA'”

A Siena la giornata più fredda fù il 14 Febbraio con estremi di -8º la temperatura minima e -4.5º la temperatura massima e in tutto il mese furono ben 6 le giornate dove la temperatura massima rimase ben al di sotto dello zero, mentre addirittura furono 25 i giorni con minima sottozero. Lentamente nell’ultima decade del mese le cose iniziarono a normalizzarsi anche se si ebbe una debole ed ulteriore nevicata a fine mese e le temperature sia a livello italiano che nella fattispecie Toscano e Senese rimasero sempre sotto le medie del periodo e la neve seppur sciogliendosi in parte non abbandonò mai il suolo del tutto. Addirittura con l’arrivo del mese nuovo e l’avvento della primavera in data 6 Marzo nevicò ancora copiosamente (circa 10cm dalle cronache dell’epoca) e le temperature rimasero rigide ovunque, fu soltanto dalla seconda decade di Marzo che finalmente arrivarono i primi tepori primaverili nel vero senso del termine, Siena città tocco i 17º di massima il 16/03/1929 e dopo ben 50 giorni consecutivi la neve sparì da ogni superficie mentre a livello italico sempre stando ai racconti dell’epoca iniziarono di nuovo gravi problemi con allagamenti ed alluvioni dovuti allo scioglimento della neve dai monti che aveva raggiunto livelli inimmaginabili.

Per questo motivo l’ondata di gelo e neve del 1929 è considerata la più cruda ed intensa degli ultimi 150 anni poiché oltre a toccare o sfiorare diversi record ebbe un carattere di persitenza mai visto dopo, se andiamo ad analizzare i singoli fattori ad esempio in fatto di temperature basse nel 1985 fece più freddo ma la cosa durò a malapena 15 giorni, nel 1956 durò 25 giorni mentre nel 1929 invece l’Italia fu attanagliata fra le grinfie del generale inverno per 2 mesi consecutivi.

Tommaso Martelli
Gabriele Ruffoli
Associazione Meteorologica Senese