Il 25 novembre, le donne, la violenza, il pensiero: Camilla Marruganti

Quando si celebra il 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, Siena News ha voluto far parlare proprio le donne: un campione scelto tra età, professioni, stili di vita diversi. Per costruire quello che è davvero il pensiero rispetto alla data del 25 novembre, a ciò che è stato fatto e a ciò che manca, per capire il senso delle donne secondo le donne.

 

Chi è Camilla Marruganti?

Sono una neolaureata in lettere, con tanti sogni nel cassetto e tanta paura di aprirlo.

Che cosa è il 25 novembre?

Il 25 novembre è la data dedicata alla sensibilizzazione contro la violenza sulle donne, anche se dovremmo essere sensibili a questo tema tutto l’anno: sembra superfluo dirlo, ma purtroppo non lo è.

Quante e quali sono le violenze che una donna può subire e quando si supera il limite in cui ci si ferisce da sole?

Se si parla di violenza contro le donne viene spontaneo pensare a quella fisica, fenomeno tristemente in aumento come la cronaca ci ricorda ogni giorno, ma prima di arrivare ad aggressioni concrete, in genere, c’è una violenza psicologica, invisibile a occhio nudo, che tende ad avvolgere a poco a poco la vittima, che spesso non realizza di essere tale fino a che non è troppo tardi. Secondo me, la violenza parte quando, più o meno consapevolmente, si rinuncia a qualcosa di sé per evitare discussioni con il proprio partner: penso a quando smettiamo di indossare certi abiti, di praticare uno sport, di frequentare amici dell’altro sesso; quando, in altre parole, si accetta che l’altra persona eserciti una forma di controllo su di noi. A quel punto, se non si ha la lucidità di capire cosa stia succedendo e non si riesce a recuperare il controllo della propria vita e della propria persona, si fa presto a superare il limite e a ferirsi, senza volerlo, anche da sole.

Una donna ce l’ha fatta quando…?

Quando capisce di non essere sola e che non si deve vergognare a chiedere aiuto – che sia ai genitori, agli amici, alle autorità, ad un centro antiviolenza – né a denunciare, anche perché dal 2019 esiste il Codice Rosso, una legge che prevede una corsia preferenziale nella trattazione dei casi di violenza di genere e che consente di attuare velocemente provvedimenti per la tutela delle vittime.