“Essere ciechi non è un limite”. Storie di un mondo oltre agli occhi

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“Nella vita di un non vedente c’è bisogno di tanto impegno personale, ma anche di un ambiente competente e stimolante. E soprattutto, non chiamateli diversi”. Il presidente dell’Unione Italiana Ciechi di Siena, Massimo Vita, ci racconta come l’associazione senese porta il sorriso nel cuore dei non vedenti. Perché, al di là degli occhi, c’è ancora un mondo da scoprire.

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“Provate a tenere gli occhi chiusi per qualche minuto. Anzi, provate a farlo per almeno un’ora. E continuate a fare quello che fareste nella quotidianità di tutti i giorni. Come vi sentite? Ecco, essere ciechi è una cosa diversa da non vedere”. Una sensazione estraniante e la difficoltà di affrontare le circostanze della vita. È la dura realtà dei non vedenti che, per andare avanti, devono fare affidamento su soli quattro sensi. Per fortuna esistono le associazioni, che ogni giorno combattono per le legittime aspirazioni dei disabili visivi, così da farli essere cittadini tra i cittadini. Come? Ce lo spiega Massimo Vita, presidente dell’Unione italiana Ciechi della sezione di Siena.

Parlando di diritti e opportunità, cosa ha fatto negli anni la vostra associazione?

La nostra è l’associazione che storicamente ha promosso e guidato il riscatto dei ciechi in Italia e che opera da sempre per il raggiungimento delle pari opportunità. Negli anni, abbiamo condotto battaglie epocali, come il riconoscimento della capacità giuridica, il diritto all’istruzione e al lavoro, il diritto alla pensione e alle carriere direttive. All’inizio del secolo scorso i ciechi erano considerati inabilitati dal Codice Civile e condannati a vivere in condizioni di miseria e povertà. Gli istituti ad essi dedicati, pur presenti in gran parte del territorio nazionale, erano unicamente dei ricoveri da cui gli ospiti uscivano, tranne rare eccezioni, per suscitare pietà in occasione di qualche manifestazione di beneficenza o di qualche funerale.

E oggi?

Oggi i disabili visivi sono in grado di studiare nella scuola di tutti. Occupano dignitosi posti di lavoro, sono integrati nella società, anche se molti sono ancora gli ostacoli da superare per il conseguimento delle pari opportunità. Nel nostro piccolo, ci occupiamo dell’integrazione scolastica, della formazione, del lavoro, ma anche della riabilitazione, dello sport e del tempo libero. Con la nostra associazione, intitolata a un suo storico presidente, il cavaliere Attilio Borelli, vogliamo dare degli stimoli a tutti i ciechi e gli ipovedenti per non perdersi d’animo e andare avanti, per vivere dignitosamente nonostante le difficoltà.

Qual è il bilancio della vostra attività nel 2016?

Il 2016, ormai quasi alla conclusione, presenta un bilancio positivo sotto diversi aspetti, e negativo per altri. In primo luogo sul piano della raccolta fondi: tra i vari canali abbiamo raccolto oltre ottomila euro, e questo grazie ai soci e ai cittadini che accolgono le nostre sollecitazioni. Un aspetto meno piacevole riguarda i servizi ai disabili visivi che hanno superato i 65 anni di età. Per loro, purtroppo, non si riesce ancora ad attivare un servizio di socializzazione e trasporto, così da rompere il loro isolamento. Siamo in attesa di una risposta dalla società della salute dell’area senese e di tutta la provincia.

Quali sono le iniziative che avete portato avanti e le eventuali proposte per l’anno a venire?

Quest’anno siamo riusciti a dar luogo alla terza edizione del trofeo di calcio a cinque, intitolato alla nostra socia Maria Ramira Scarpellini e in collaborazione con la signora Durio, presidente della Robur. Nella relazione programmatica per il prossimo anno abbiamo disegnato un percorso che presenta tre temi principali: l’autofinanziamento, la scuola e il “dopo di noi”. Ci siamo prefissi come obiettivo quello di espandere la nostra presenza anche in periferia, per raggiungere meglio i nostri soci e vorremmo attivare una serie di nuove attività sportive in collaborazione con le strutture sportive del territorio. La nostra sezione, inoltre, si impegna a promuovere e a migliorare l’accessibilità turistica, proponendo itinerari e gite accessibili. Un primo percorso adatto a non vedenti ed ipovedenti è stato realizzato nel mesi scorsi a Siena e saranno elaborate nuove idee e proposte nei prossimi mesi. Un esempio? La due giorni in barca a vela nell’arcipelago toscano oppure il giro turistico alla scoperta di Siena e dintorni. Quello che vogliamo trasmettere è che per un mutamento in grado di stravolgere la vita di queste persone c’è bisogno di un grande impegno personale, ma soprattutto di un ambiente inclusivo, competente e motivante.

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Ci racconta un aneddoto legato alla vostra associazione?

Mi piace raccontare che nella nostra associazione abbiamo un coro, frutto di un laboratorio finanziato dall’Istituto per la Ricerca, la Formazione e la Riabilitazione che si chiama “Arlecchino”. Vi dico come è nato questo nome così variopinto: quando un anno fa abbiamo animato la festa di Santa Lucia, mi venne l’idea di spiegare la missione dell’associazione prendendo come esempio proprio il nostro coro, formato da mille persone e con disabilità diverse. Esordì dicendo che somigliava un po’ ad Arlecchino e, da allora, il coro ha preso il nome da questa maschera. Ora siamo un gruppo ben formato e anche all’interno delle contrade abbiamo fatto sentire la nostra voce con vari concerti.

Molto spesso è proprio la fiducia nelle potenzialità del non vedente che viene a mancare. Spesso considerati “incapaci” per natura di affrontare le circostanze della vita, a cadere in errore sono spesso gli stessi cechi. Sta a noi vedenti restituirgli la capacità di sognare ancora, sviluppando la capacità di credere in loro stessi nonostante le diversità.

In occasione della Giornata del cieco, il 13 dicembre, dalle 19.30, i ragazzi dell’associazione UIC di Siena saranno ospiti della contrada della Giraffa per una ricca cena e un concerto a cura del coro Arlecchino.

Michela Piccini