Caro mensa, dalla Regione bacchettano il Comune: “Abbassate le tariffe”. E i genitori scrivono a Mattarella

“Per le famiglie non residenti rivalutate ed abbassate la tariffa per il costo dei pasti delle mensa”: questo il succo della richiesta che Savio Picone e Andrea di Bernardo, rispettivamente Garante infanzia e adolescenza della Toscana e difensore civico regionale, hanno fatto al Comune di Siena.

Picone e di Bernardo hanno espresso le proprie motivazioni in un documento scritto congiuntamente e indirizzato, tra l’altro, a Paolo Benini, a Luigi de Mossi e all’assessore all’Istruzione regionale Alessandra Nardini.

La richiesta, dicevamo, è quella di “prendere in considerazione una rivalutazione delle tariffe attualmente in vigore, individuando quale tariffa applicabile alle famiglie non residenti quantomeno quella corrispondente alla fascia massima Isee applicata ai residenti, che ci risulterebbe pari 6 euro”. Il documento prosegue con un’ulteriore richiesta di valutare “la possibilità di presentazione della dichiarazione Isee anche da parte delle famiglie degli alunni non residenti e la conseguente applicazione alle fasce di reddito più disagiate delle tariffe applicate alle famiglie residenti, al fine di trattare parimenti situazioni della medesima natura”.

Nell’atto vengono segnalati diversi elementi al Comune di Siena: il costo dei pasti da 8 euro per i non residenti viene giudicato “oneroso e sproporzionato”. Inoltre la decisione dall’amministrazione è stata assunta nello scorso maggio quindi “successivamente all’iscrizione dei bambini non residenti” con le famiglie che  “non sembrano abbiano potuto valutare tale dato”.

Infine “non appare equo applicare una maggiorazione di 2 euro unicamente alle famiglie dei non residenti a causa dell’aumento dei costi generali” rilevano i due.

La missiva arriva perché Savio Picone e Andrea di Bernardo sono stati contattati dal gruppo “Genitori contro caro mensa”  che hanno reso inoltre noto di aver scritto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella “contro una misura discriminatoria che peserà per 400 euro annui su ogni singola famiglia non residente-si legge-, aggiunti al fatto che i non residenti non usufruiscono delle fasce Isee pagando il massimo, (vale lo stesso discorso anche per il servizio scuolabus, i non residenti pagheranno il massimo di 250 euro annui, più 100 euro perché non residenti) e ci riserviamo di presentare una richiesta di controllo alla Corte dei conti per verificare la motivazione di tali aumenti ad oggi sconosciuta”.