Blitz antidroga dei carabinieri tra Siena e Firenze: 14 arresti

Una rete importante di spaccio è stata stroncata dai carabinieri di Poggibonsi grazie a un blitz antidroga iniziato alle 4 di questa notte e terminato nella mattinata. In un caso, la buona riuscita è stata grazie alla prontezza di riflessi di un militare che all’ingresso in casa di uno dei malviventi è riuscito a strappare il vecchio tubo del water dopo che l’uomo aveva gettato via dosi di cocaina già pronte ala vendita: la rottura del tubo ha fatto fuoriuscire, con l’acqua, le dosi di droga. Altre cinque le teneva in bocca, i carabinieri lo hanno invitato a sputarle per evitare di rischiare la vita.

Quattordici, in tutto, le misure cautelari richieste dal gip Malavasi (10 in carcere, 2 ai domiciliari, 1 obbligo di dimora e 1 obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, di questi uno è ancora ricercato). I dettagli questa mattina nel corso di una conferenza stampa con il procuratore capo Salvatore Vitello,il comandante provinciale Stefano Di Pace e il comandante della stazione di Poggibonsi, Sergio Turini.

Le indagini sono cominciate lo scorso dicembre, grazie a un informatore: in un casolare abbandonato a Pietrafitta, verso San Gimignano, un gruppo di spacciatori albanesi e italiani nascondeva della roba, tanta roba.

Immediati i controlli da parte dei carabinieri di Poggibonsi con le unità cinofile e in effetti era stato trovato un chilo e mezzo di droga, tra hashish e marijuana. I carabinieri del Norm di Poggibonsi si facevano autorizzare dal pm Siro De Flammineis per un sequestro ritardato e andavano in breve a piazzare 5 telecamere in alcuni punti dai quali poter osservare l’area. I soggetti che andavano alla spicciolata a prelevare dosi da spacciare nell’area della Valdelsa potevano così essere di volta in volta ripresi ed identificati. Si potevano intraprendere a questo punto indagini di carattere tecnico, con tutti i possibili contributi che la tecnologia elettronica può fornire. Si risaliva al fatto che i fornitori fossero in genere di Castelfiorentino, con eccezione di alcuni casi che conducevano a Grosseto e Fermo. Il sodalizio appariva essere del tutto disunito, con alleanze temporanee continuamente avvicendate da altre. Italiani ed albanesi si accomunavano anche per il fatto di essere tutti ludopatici. I ricchi proventi dello spaccio andavano a finire regolarmente persi nelle sale giochi. Ogni serata alle macchinette costava una media di 2-3000 euro di perdite agli spacciatori improvvidi. Uno di loro stabiliva un record: 15.000 euro persi a giocare in una sola serata. Queste serate economicamente devastanti, spese nel sogno di vincite che non arrivavano mai, li mettevano nelle condizioni di non poter pagare i loro fornitori. I debiti crescevano come la paura che ne conseguiva, quella di essere puniti in maniera atroce dagli albanesi di Castelfiorentino. La banda cercava allora di diversificare le fonti di approvvigionamento e di procurare armi per la prevista necessità di difendersi. Nelle intercettazioni spesso si parlava di trovare delle armi, perché il futuro era molto incerto. I carabinieri prendevano ad effettuare dei recuperi di sostanza al momento delle azioni di spaccio. Veniva subito neutralizzato ed arrestato un pusher che si dedicava in via esclusiva alle cessioni a minorenni, andava fermato. In un’intercettazione si era parlato di un viaggio ad Arezzo e i militari avevano pensato ad una fornitura di cocaina. Al rientro l’autovettura monitorata veniva fermata prima dell’arrivo a Poggibonsi e portata in caserma per un’accurata perquisizione. I carabinieri smontavano quanto era possibile smontare di quell’auto ma non rinvenivano droga, bensì una pistola semiautomatica Mauser, calibro 6,35 con la matricola abrasa.

La rivoltella era stata abilmente imboscata nel vano retrostante all’autoradio. Il conducente aveva fatto solo da corriere, quell’arma era destinata ad un altro spacciatore in cambio di un debito condonato. Sullo sfondo emergeva ancora la paura di doversi difendere da rappresaglie per debiti mai saldati. I militari andavano più tardi ad intercettare un’altra missione delittuosa. Un albanese di Badesse si recava a Grosseto con un sudamericano che spacciava nel centro storico di Siena, fra strade e vicoli alimentava la peggiore movida estiva attorno a Piazza del Campo. Al rientro i due venivano fermati sulla Siena-Grosseto all’altezza delle risaie. Due auto dei carabinieri li bloccavano senza conceder loro nessuna possibilità di fuga. A bordo dell’autovettura i due detenevano 250 grammi di cocaina che a Siena non sono mai arrivati. L’operazione, curiosamente, si chiama ‘Silvestre’ perché uno dei capi della banda veniva chiamato Titti e i carabinieri avevano pensato a Gatto Silvestro, hanno voluto poi evitare perché il personaggio è troppo amato dai bambini.

Katiuscia Vaselli