Start up di successo: SIENA Imaging

La start up senese SIENA Imaging è una delle dieci finaliste del premio BioUpper, promosso da Novartis eFondazione Cariplo, in collaborazione con PoliHub. L’iniziativa intende aiutare, sia economicamente che a livello di consulenze, le migliori aziende “in incubazione” nel settore del Life Science. Tra le dieci c’è anche un’altra start up senese, BrainControl.

SIENA Imaging è un servizio di analisi centralizzata di immagini di risonanza magnetica cerebrale, che offre a neurologi e neuroradiologi accurati indici di danno cerebrale, sia diffuso che focale. A idearlo il team dell’Università di Siena composto da Marco Battaglini, ricercatore, Giacomo Demurtas, informatico, e Nicola De Stefano, professore di Neurologia presso il dipartimento di Scienze mediche, chirurgiche e neuroscienze. Ne parliamo con il dottor Battaglini:

Cos’è SIENA Imaging?

E’ un’idea di progetto imprenditoriale. Ancora non è niente se non la volontà di tre persone che lavorano all’Università a vario titolo, il professor De Stefano, io e Giacomo Demurtas, di mettere al servizio di neurologi e di neuroradiologi tutto quello che abbiamo creato negli ultimi 13 anni.

Quando nasce?

L’idea è un anno che ce la palleggiamo tra di noi. Stavamo cercando di capire se ci fosse spazio per un software in grado di fornire degli indici facilmente accessibili di danni strutturali al cervello. Nel momento in cui abbiamo visto che vari enti, sia pubblici che privati, ci chiamavano per tenere corsi di neuroimmagini e di lettura degli indici abbiamo risolto i nostri dubbi.

Professionalmente da dove provenite?

Il professor De Stefano, neurologo, si occupa di imaging dal secolo scorso, avendo iniziato a Montreal. Anche quando si è trasferito a Siena non ha mai smesso con altri grossi centri universitari come, per l’appunto, Montreal, Oxford e l’Imperial College. Io sono un fisico teorico e mi sono ritrovato ad avere a che fare con le neuroimmagini, cose distanti dalla mia formazione, solo nel 2003. La cosa mi è piaciuta e via via sono andato in missioni di due o tre mesi in università come Oxford, Harvard o il Princes College. A volte per imparare e a volte, specialmente negli ultimi anni, per insegnare come quantificare questi indici.

Quali malattie potrebbero essere controllate con il vostro software?

Alzheimer e sclerosi multipla. Immagini un paziente che soffre di Alzheimer da seguire nel tempo e immagini la stessa cosa per un altro che invece ha la sclerosi multipla. Entrambe le malattie sono caratterizzate da una grossa atrofia, con conseguente perdita di massa cerebrale. Poter valutare come varino nel tempo gli indici di danno tipici di questi due morbi è molto importante, sia per decidere dell’efficacia della terapia, sia per avere a colpo d’occhio l’andamento della salute del paziente. E’ come quando per le analisi del sangue ti dicono subito il livello della glicemia.

Avete già cercato finanziamenti?

Abbiamo cominciato adesso. Il dottor Bubbabello del Liaison Office dell’Università ci ha informato di questa possibilità di BioUpper. Nel giro di una settimana e mezzo sarebbe scaduto il bando e abbiamo deciso di tentare. Abbiamo prodotto il materiale per parteciparvi e poi siamo stati selezionati anche noi fra centoventi partecipanti. A quel punto siamo rimasti in venti a fare una settimana di apprendimento, in cui ci siamo confrontati con esperti di copyright, di fund raising e di mercato. L’8 gennaio abbiamo fatto una presentazione e siamo rientrati tra i dieci che parteciperanno ai due mesi di “accellerazione”. In questo periodo ogni progetto seguirà un percorso ad hoc a seconda delle proprie esigenze. Noi potremo incontrare addetti al settore biomedicale, fare stage e avere consulenze gratuite. Se poi riuscissimo a vincere BioUpper avremmo pure 50mila euro.

Vi siete mai rivolti a istituzioni o a enti per avere un aiuto?

Non ne abbiamo mai sentito l’esigenza, perché, fortunatamente, abbiamo lavorato per conto terzi in maniera abbastanza sostenuta. Questa cosa negli anni ci ha autofinanziato.

Secondo lei SIENA Imaging potrà produrre posti di lavoro?

Io lo spero. Ma ancora i tempi in cui potrebbe avvenire non glieli so dire. Se tutto dovesse andare come deve andare e riuscissimo a mettere in produzione il software ci sarebbero sicuramente ricadute positive in termini occupazionali. Parliamo di una decina di posti di lavoro, almeno all’inizio. Il mondo delle immagini è inesplorato in molti suoi aspetti, quindi non è detto che da cosa non nasca cosa e che non si possano sviluppare software simili per altre parti dell’organismo.

Emilio Mariotti