Solfanelli (Coldiretti): “Si deve sparare”

Torna a Siena dopo 14 anni Simone Solfanelli, nuovo direttore di Coldiretti. Una lunga esperienza a dirigere le associazioni in varie città del Nord, dove si è sempre sentito dire “Tu vieni dai luoghi dove noi andiamo in vacanza, che bellezza”. Così Solfanelli in quei luoghi è tornato, dopo 14 anni anni di buon lavoro e di territori così diversi “dove ho conosciuto persone stimolanti e visto cose interessanti” dice.

Solfanelli ha vissuto l’incarico in Coldiretti Siena dal 1994 al 2001 e torna adesso, trovando una situazione completamente diversa soprattutto per la crisi…

“I momenti di crisi a volte servono a crescere. Ho trovato la stessa gestione del territorio, anche con gli stessi problemi. Peggiorata la questione degli ungulati. Solo nel 2014 sono stati richiesti risarcimenti per 450mila euro ma i danni stimati sono il 405 in più. A volte gli imprenditori non fanno nemmeno denunce per sfiducia”.

Un tasto dolente. Come quello dei lupi, dei predatori..

“Il problema è duplice: da un lato l’immediato, cioé i danni alle aziende. Dall’altro, in prospettiva, gli ungulati distruggono un equilibrio che esisteva tra imprenditori e territorio”.

Si spieghi meglio…

“L’imprenditore agricolo alla fine abbandona tutto, di fronte a situazioni simili. Quindi, questa è miopia nella gestione. Nel momento in cui si potevano tenere sotto controllo, sono state fatte scelte diverse quindi si è verificato l’aumento esponenziale dei predatori ma perché sono aumentati caprioli e cinghiali. Quindi, la gestione in tal senso è stata fallimentare. Adesso, con la nuova Atc diamo credito – sia chiaro, a tempo determinato – alle nuove scelte ammesso che non si tratti degli stessi bizantinismi. Lo stesso presidente della Provincia si vuole impegnare e Coldiretti partecipa attivamente, con fiducia, per stabilire un patto di gestione seria. La soluzione è sparare. Attuare un piano di contenimento per ridurre il numero di ungulati. In questo territorio si deve sparare”.

Anche perché gli interessi economici sono tanti, reggono un sistema…

“Basti pensare alle commodities, alla finanza internazionale. Ormai gli speculatori comprano il grano come l’oro, per portare un esempio. Quindi l’agricoltura va messa su un piano superiore invece, in qualche modo, l’Italia continua quasi a considerarla di serie B, per tanti motivi”.

E in provincia di Siena?

“C’è bisogno di spinte importanti”.

Da parte di chi?

“Soprattutto della politica regionale. Il Psr per esempio, può essere un volano fondamentale. Va migliorato il rapporto con il mondo del credito: le imprese agricole, al pari delle altre, hanno difficoltà con l’accesso al credito”.

Trova anche qualcosa cambiato in meglio?

“I processi generazionali. Ho lasciato i padri, trovo i figli. Dinamici, competenti, preparati, che hanno ridato a questo settore fascino grazie anche alla comunicazione. Fondamentale farla bene, le aziende che sanno farla trovano riscontro. Questo, unitamente alle capacità imprenditoriali e alla voglia di lavorare. Questa provincia è molto più dinamica di altre in questo senso”.

Katiuscia Vaselli