Procedure d’infrazione a gogò da Bruxelles

La notizia in sé potrebbe non suscitare grande interesse. Mi riferisco a qualche giorno fa quando Bruxelles si è fatta sentire, richiamando con una lettera il nostro Paese, sull’applicazione della Direttiva UE n. 17 del 2014, dedicata ai contratti di credito ai consumatori relativi a beni immobili residenziali, cioè ai mutui ipotecari casa.

La Direttiva muoveva i passi dagli obiettivi principe dell’UE, ovvero la stabilità finanziaria e la competitività del mercato, a seguito della famigerata crisi del 2008 che aveva messo in luce pratiche di erogazione non consone a ratio di equilibrio finanziario necessari per consentire al debitore di far fronte al finanziamento nel tempo e alla Banca erogatrice di non trovarsi nella condizione di avere in pancia crediti deteriorati o inesigibili. 

In particolare, l’obiettivo dichiarato nella Direttiva Europea è quello di creare tutti i presupposti di armonizzazione comunitaria per consentire l’esercizio del credito e la relativa vigilanza all’interno dell’Unione anche in regime di libertà di stabilimento e libera circolazione dei servizi. Secondo Bruxelles, in questo modo aumenterebbe la protezione del consumatore finale, che ha a disposizione un’offerta di mutui concorrenziale. 

In sostanza, il mercato aperto fa inserire gradualmente sul fronte del credito relativo ai beni immobili residenziali operatori esteri. L’altro aspetto è che sembra che le condizioni applicate dalle nostre banche siano troppo costose. Ora ci sta tutto ma provate a fare una simulazione sugli attuali costi complessivi dei finanziamenti, il TAEG, e ditemi se nel contesto odierno le condizioni di costo sui mutui ipotecari residenziali non sono tra le più favorevoli di sempre. Certo, può accadere che, a fronte dei tassi ancora molto bassi ci sia uno spread applicato dall’Istituto bancario, ma in generale siamo assolutamente lontani dai tempi in cui venivano dati i mutui, ricordiamolo, negli Stati Uniti, senza alcuna diligence e non a favore del consumatore, esponendolo a un rischio di solvibilità non accettabile. Inoltre, sappiamo tutti che oggi per le banche non ci sono margini di redditività sulla differenza tra remunerazione della raccolta e interessi passivi pagati dagli utenti sul finanziamento. Motivazione per la quale il sistema bancario italiano vira verso l’aggregazione.

Tuttavia, la maggior parte di noi penserà che se si può spendere ancora meno, perché no? Ma siamo sicuri che la concessione del credito in libera circolazione dei servizi, magari con tassi favorevoli riuscirà a far rispettare quel rigore che è mancato ai tempi di Lehman Brothers, trasformandosi in perdita della casa per moltissimi americani?

Accanto alla notizia del richiamo formale all’Italia sull’apertura del mercato nazionale ad altri intermediari creditizi comunitari, arriva anche la risposta alla Germania che a maggio dell’anno scorso, aveva dichiarato il programma di riacquisto dei titoli di Stato della BCE sul mercato, oltre le competenze del mandato BCE. La risposta di Bruxelles alla Germania è l’apertura di una procedura d’infrazione per “violazione del principio del primato del diritto dell’UE”.

Insomma, dall’UE si persegue la strada di non concedere, anzi, eliminare qualsiasi spazio di sovranità nazionale, affermando la prevalenza del diritto comunitario.

In realtà è tutto da vedere e da verificare, finché è in vigore la Costituzione negli Stati.

Ne vedremo delle belle.

Maria Luisa Visione