Panoramica tassi di interesse sui mutui: come muoversi

Affitti in Italia, continuano gli aumenti per richieste e costi

Non stupirà più di tanto che la forte evoluzione al rialzo degli indici di riferimento Euribor e IRS, avvenuta nell’ultima parte dello scorso anno, abbia fatto virare vertiginosamente le preferenze di privati e famiglie verso l’opzione della scelta per il mutuo casa a tasso fisso.

Prendendo a riferimento il periodo che va da ottobre a dicembre 2022, l’Euribor 3 mesi si è portato da un valore medio dell’1,43% a ottobre, al 2,23% medio a dicembre, in contrapposizione con l’IRS a 20 anni che, invece, sullo stesso arco temporale è diminuito, passando, in valori medi, da 2,96% a 2,57%. La ragione è che, a differenza dei tassi di interesse variabili che seguono, in parallelo, le decisioni di politica monetaria della BCE, per i tassi di interesse fissi avviene una correzione dovuta alle aspettative di politica monetaria di lungo termine.

In sintesi, dopo le conferme di inizio anno che hanno visto il rialzo dei tassi di interesse di 50 punti base, l’attesa per il mese di marzo è di una stretta analoga, con un orientamento, però, all’aumento repentino, per convergere, successivamente, verso il tasso di interesse strutturale del 2%, obiettivo di stabilità finanziaria della BCE. La ragione è che il quadro macroeconomico sull’inflazione sembra meno allarmante, grazie ai costi calanti dell’energia; mentre il rallentamento dell’economia e non la recessione, potrebbero auspicare rischi più bilanciati sulla crescita.

Corsa alle surroghe, dunque, per riposizionarsi sul tasso fisso quanto prima, e non avere ulteriori aumenti della rata di finanziamento in corso. Anche per accendere un nuovo mutuo, la valutazione costo/opportunità, guarda ad un obiettivo da mantenere, almeno per i prossimi due anni.

Vediamo allora i principali tassi di riferimento al 24 febbraio per il tasso fisso:

IRS – 20 anni 2,96%; 25 anni 2,78%; 30 anni 2,62%; 40 anni 2,39%.

Per il tasso variabile:

Euribor – 1 mese 2,429%; 3 mesi 2,698%; 6 mesi 3,233%; 12 mesi 3,662%

(Fonte: Osservatorio Tassi Il Sole 24 ore)

Dalla panoramica emerge, in maniera evidente ,l’effetto rialzo per il tasso variabile e quello riduzione per il tasso fisso, all’aumentare delle rispettive durate.

In termini di rata mensile, su un mutuo di 100.000 €, la distanza di 0,531 punti percentuali tra l’Euribor a 1 mese e l’IRS a 20 anni,  vale una differenza di 26 €. Quindi, la preferenza, in questo momento converge sul tasso fisso. Anche se, occorre sempre considerare il T.A.E.G., che è l’indicatore sintetico di costo, comprensivo di spread, oneri e accessori.

Facendo una simulazione orientativa, la migliore proposta sul mercato a tasso fisso, su una durata di 20 anni, ha un T.A.E.G. che va dal 3,54% al 3,83%. Molto vicina a quella a tasso variabile, su cui il posizionamento è su valori che vanno dal 3,12% al 3,77%, per la rata mensile.

Conti semplici, da avere a portata di mano, per valutare e posizionarsi, al meglio, quantomeno mantenedo i due principali criteri di preferenza, legati alla sicurezza della rata nel caso del tasso fisso, o al minor costo complessivo del variabile, qualora, l’obiettivo di riduzione dei tassi, che in questo momento appare ancora lontano, si dovesse avvicinare.

Come sempre, per un’operazione di medio lungo periodo come quella del mutuo casa, rivolgiamoci ad un consulente che consideri l’impegno finanziario in maniera integrata alle altre esigenze e alle nuove necessità, che potremmo avere in futuro.

Maria Luisa Visione