Manovre pensionistiche in corso per il dopo Quota 100 


Novità pensioni: il libretto di istruzioni dell’APE aziendale

E dopo Quota 100? 

In molti ce lo siamo chiesto durante questi tre anni che sono davvero volati. 

Ci troviamo ormai al termine del periodo sperimentale di una misura pensionistica che tanto ha fatto parlare di sé. Il tema sul quale si accendono le luci è sempre lo stesso: l’aumento della spesa pensionistica pubblica da sostenere per consentire l’anticipo dal lavoro a chi desidera dedicarsi ad altro. 

Per i lavoratori del sistema misto, con  almeno 20 anni di versamenti, si affaccia l’ipotesi di uscire a 63/64 anni accedendo alla parte di montante accumulato tramite la quota contributiva per riceverne la relativa prestazione. Il resto, invece, si rimanda all’età pensionabile di vecchiaia. Occorre, però, aver maturato alla data di accesso alla prestazione una quota contributiva di pensione di importo pari o superiore a 1,2 volte l’assegno sociale (552 euro al mese).

La proposta di Tridico allinea la soglia anagrafica a quella dell’Ape sociale erogando in forma parziale la pensione, dato che l’eventuale parte retributiva andrebbe in liquidazione solo al raggiungimento del requisito minimo di vecchiaia. Attenzione, però, sarebbe incumulabile con altri redditi (da lavoro dipendente o autonomo) o altri indennizzi. 

Sulla sostenibilità finanziaria della proposta sembra che, fatti salvi gli impatti di breve periodo, ovvero un aggravio di circa 2,5 miliardi di euro per i primi 3 anni, dal 2028 in poi si tornerebbe a risparmiare. I beneficiari dell’ipotesi a due binari sarebbero 203.000 persone in tre anni. 

Lavori in corso anche sul fronte dell’Ape sociale sulla quale la Commissione tecnica istituita dal Ministero del Lavoro ha suggerito il prolungamento fino al 2026, l’allargamento delle mansioni considerate gravose e la riduzione da 36 a 30 anni del requisito contributivo minimo per i lavoratori del settore edile. L’ampliamento include anche portantini, benzinai, saldatori, forestali, magazzinieri, falegnami, fabbri, conduttori di impianti, chi conduce macchinari in miniera, operatori della cura estetica, nonché alcuni operatori sanitari.  

Il costo complessivo di tale proroga allargata si aggira intorno a 1 miliardo di euro.

A conti fatti tra la rivalutazione degli assegni nel 2022, la fine di Quota 100, l’ampliamento dell’Ape sociale e questa sorta di Ape contributiva, come nuovo anticipo pensionistico, si dovrebbero stanziare in Legge di Bilancio intorno ai 5 miliardi di euro.

Tuttavia, la spesa più rilevante potrebbe riguardare l’estensione a tutti i lavoratori di Quota 41: 9,75 miliardi di euro di picco per poi iniziare una lenta discesa a 9,2 miliardi nel 2031.

I tempi sono vicini per decidere e trovare le soluzioni. La spesa pensionistica in rapporto al PIL cresce significativamente quando si contraggono i livelli del PIL e in occasione di misure che favorendo il pensionamento anticipato determinano un sostanziale incremento del numero di pensioni in rapporto al numero di occupati. Anche se le riforme pensionistiche vanno viste nel lungo periodo per capirne gli effetti reali.

Quindi, l’auspicio rimane quello di recuperare i livelli occupazionali e guardare alla qualità della vita, presente e futura.

Maria Luisa Visione