L’Italia a confronto con scienza, tecnologia e innovazione

Internet: la vera rivoluzione è creare da soli il proprio spazio web

C’è un nuovo indicatore statistico per capire il Paese in cui viviamo nella sezione “Scienza, tecnologia e innovazione” di Noi Italia, edizione 2018.

Il mondo delle imprese vive sempre più a doppio filo con la tecnologia e non lascia indenni neanche le banche, che vedono avvicinarsi competitors fino a ieri inaspettati quali Amazon, Google, Apple, Facebook e Alibaba. Confini tradizionali che si trasformano, grazie all’utilizzo di piattaforme e intelligenza artificiale, in modalità digitale di erogazione, anteponendo costi competitivi e velocità no-paperless.

Per interpretare cosa sta cambiando in Italia sul fronte tecnologico possiamo valutare due aspetti dello studio indicato, che esprimono altrettanti punti di vista diversi. Da un lato il peso dell’investimento in spesa per Ricerca e Sviluppo e dall’altro l’utilizzo dei siti web degli addetti che lavorano nelle imprese italiane.

L’ultimo dato 2015 attesta che la spesa italiana per Ricerca e Sviluppo rappresenta l’1,34% del PIL (22,2 miliardi di euro). In Europa il target fissato è del 3%, quindi siamo a meno della metà sull’obiettivo a tendere e, ancora lontani dalla media UE del 2,03%.

Si contano, invece, oltre il 70% di imprese con almeno 10 addetti che utilizzano un sito web per presentare la propria attività; questo dato è aumentato in modo considerevole rispetto al 2004, quando si fermava al 46,3%, e segna oggi un graduale adeguamento, che ci consegna il diciannovesimo posto tra gli Stati dell’UE. Pensate che in Paesi come Finlandia, Danimarca e Svezia, siamo ormai a quote superiori al 90%. In Italia, poi, resta forte il divario nell’utilizzo del web (quasi 16 punti percentuali di distanza) tra le imprese del Mezzogiorno e quelle del Centro-nord: possibilità di accedere a nuovi mercati, più ampi di quelli locali alla quale molte imprese italiane stanno rinunciando.

Ma in quanti allora utilizziamo internet? Nel 2017 il 65,3% della popolazione di 6 anni e più, in particolare nella fascia di età compresa tra i 15 e i 24 anni. Quotidianamente, però, l’accesso alla Rete è solo del 47,6% quando in UE si arriva in media al 79% (dato del 2016). 

Se questi sono i numeri e le tendenze come ce lo immaginiamo il nostro Paese tra 10 anni?

Le imprese italiane che hanno un sito web o almeno una pagina su Internet nel 2017 sono il 72,1%; l’anno precedente erano il 71,3%, aumento quindi inferiore all’1% in un anno. Crescita lenta che riflette una connessione non ancora a ritmo e che ci fa sembrare robot e piattaforme digitali più lontani di quanto, invece, lo siano in realtà.

Eppure si parla di cani robotici in vendita a partire dal 2019 e di bipedi umanoidi che già saltano con agilità in avanti e all’indietro e corrono su campi erbosi senza difficoltà. 

I costi di investimento in Ricerca e Sviluppo per le imprese sono alti e i ritorni richiedono tempo, mentre essere in grado di ottenere ad esempio credito su piattaforme digitali può essere semplice e far risparmiare diversi euro (anche se ancora permangono alcune barriere all’ingresso dovute alle norme che regolano per esempio le modalità di acquisto, valutazione e registrazione degli immobili).

Tuttavia, il tempo ha il segreto di non fermarsi mai. E la parola fintech ne sembra scandire secondi, minuti e ore al posto di anni e attese in panchina. 

Maria Luisa Visione