La politica fiscale che non c’è: Area Euro verso il resto del mondo

Si chiude il primo trimestre del 2021 e come di consueto alcune riflessioni sono doverose. Attingiamo al Bollettino economico della BCE, di recente pubblicazione.

Propongo una lettura oggettiva dell’Area Euro nel sistema mondo, basata sui numeri, dato che durante l’attraversamento della pandemia nell’ultimo anno, le attese di una ripresa nel 2021 si scontrano oggi con misure di contenimento ancora sostenute, principale causa del rallentamento economico in corso e della persistente incertezza.

Partiamo dall’Area Euro: nel quarto trimestre del 2020 il PIL si è contratto del 4,9% portando la riduzione complessiva stimata dell’anno al 6,6%. Si prevede un’ulteriore contrazione nel primo trimestre 2021 dovuta alla protratta debolezza.  In parole semplici, i sostegni offerti non sono stati sufficienti ad incidere positivamente sui consumi e sugli investimenti delle imprese: i primi in flessione importante, i secondi ancora lontani dalla via virtuosa.

La direzione è chiara. Solo con il venir meno delle misure di restrizione e contenimento l’economia reale potrà crescere, anche se le condizioni favorevoli di finanziamento e l’orientamento espansivo delle politiche di bilancio giocano da supporto, almeno ad evitare condizioni peggiorative a quelle in corso. Le restrizioni, però, dipendono dall’andamento della campagna vaccinale e dall’immunizzazione. Diamo le proiezioni degli esperti dell’Eurosistema da considerare di breve periodo: crescita annua del PIL reale nell’Area Euro del 4% nel 2021, del 4,1% nel 2022 e del 2,1% nel 2023. Stime che inglobano un’idea consolidata in questo ultimo anno, e cioè l’accelerazione rigorosa dei consumi subito dopo le riaperture nel settore dei servizi.

Per l’economia internazionale la chiusura del 2020 è di tutt’altro tono: crescita più vigorosa del previsto sia nel terzo che nel quarto trimestre con una contrazione stimata complessiva nell’anno del 2,4%. Stime in corso: aumento del PIL mondiale (escluso Area Euro) del 6,5% nel 2021, del 3,9% nel 2022 e del 3,7% nel 2023. A contribuire alle previsioni migliori delle attese sono stati due fattori: l’accordo commerciale tra Unione Europea e Regno Unito e la ripresa più rapida prospettata per le economie avanzate sulla quale le ulteriori misure di stimolo fiscale dell’amministrazione americana porteranno l’economia degli Stati Uniti al di sopra del proprio potenziale. Parliamo di un pacchetto di stimoli fiscali pari a 900 miliardi di dollari approvato a dicembre che porta nel complesso gli stimoli a ben 1.900 miliardi di dollari, destinati al sostegno diretto di famiglie e imprese. In parole semplici, il carburante del reddito e dell’occupazione americana passa dalla politica fiscale. In secondo luogo, l’accordo commerciale tra UE e Regno Unito sostituisce l’ipotesi di una Brexit senza accordo e in assenza di quote, garantendo il libero scambio di beni, al fine di dare slancio all’attività e al commercio dell’economia britannica. Quindi, il Regno Unito non viene tagliato fuori dal Resto del mondo e contribuirà alla ripresa di scambi produttivi del circuito estero.

La Cina nel quarto trimestre 2020 ha registrato andamenti inaspettatamente positivi, tornando nel complesso sulla sua traiettoria di crescita precedente la pandemia. Nel 2020 il PIL cinese cresce del 2,3% e torna la fiducia sui consumi, azzerando paura e immobilismo.

Anche il Giappone chiude l’anno 2020 meglio del previsto con una tenuta del PIL maggiore delle stime. Infine, negli Stati comunitari dell’Europa centrale e orientale è proseguita la ripresa del PIL nel quarto trimestre del 2020, così come in Turchia; mentre è modesta nei grandi Paesi esportatori di materie prime, come la Russia.

La conclusione per l’Europa è, ad oggi, una contrazione del PIL che si protrarrà anche nel primo trimestre 2021, da correlare alle misure severe di chiusura adottate nell’Area Euro e a una politica fiscale, in ogni caso, non adeguatamente espansiva quale quella di Paesi come gli Stati Uniti.

Nel Bollettino si legge che l’intensificarsi della pandemia ha indebolito le prospettive a breve termine ma non ha compromesso la ripresa dell’economia dell’Area Euro, che confida nella politica dei vaccini e nel sostegno delle politiche monetaria e di bilancio, quindi nel programma Next Generation UE (non ancora attivo), oltre che delle migliori prospettive della domanda mondiale.

Nell’attesa di vedere questa robusta ripresa a partire dal secondo semestre 2021, è certo che a misure di contenimento così severe come quelle imposte anche in Italia devono seguire sostegni economici abbondanti e stimoli di politica fiscale in grado di re innescare il circuito virtuoso della crescita economica, che parte sempre dal reddito e dall’occupazione.

La gente è stanca di chiacchiere. L’ultimo paradosso è che nel quarto trimestre del 2020 in Italia la pressione fiscale è salita al 52%, ovvero, nonostante la riduzione delle entrate fiscali e contributive, le tasse sono aumentate. 

Qualcosa in queste politiche economiche non funziona.

Maria Luisa Visione