ChiantiBanca e la campagna di Bini Smaghi a Siena, Pistoia e San Casciano

Il presidente di ChiantiBanca Lorenzo Bini Smaghi avrebbe avuto davanti ancora due anni di mandato ma ha deciso, dopo le vicende degli ultimi mesi – l’ispezione di Bankitalia e le dimissioni di otto consiglieri, compreso il direttore generale e ujn bilancio in rosso per oltre 90 milioni con i crediti deteriorati – che hanno sconvolto l’assetto dirigenziale dell’istituto di credito, di presentarsi davanti ai soci e di chiedere un riconferma che, in caso, sarà di sicuro la scelta più democratica e popolare. Questo nell’ottica “della massima trasparenza e del confronto con una base sociale ampia, che dopo le ultime incorporazioni vede una banca radicata in molte province della Toscana”.


Così lo scenario cambia repentino e si trasforma in una vera e propria campagna elettorale che vede schierate due liste in corsa per il Cda. Da un lato il presidente Bini Smaghi, dall’altro il commercialista Gianpietro Castaldi. I temi della sfida? Sviluppo e occupazione, sicuramenteSul terreno, temi fondamentali, a cominciare da quelli dello sviluppo e dell’occupazione, dopo il terremoto portato dentro ChiantiBanca dè il 75enne commercialista fiorentino Gianpietro Castaldi, che si è messo alla guida di una propria lista. Sul terreno, temi fondamentali, a cominciare da quelli dello sviluppo e dell’occupazione.

Così il presidente, in previsione della grande assemblea da 26mila persone del 14 maggio all’Obihall di Firenze che vedrà anche le votazioni per il rinnovo delle cariche sociali, incontrerà i soci nel corso di tre incontri: alla filiale di Fontebecci, a Siena, venerdì 5 maggio alle ore 17; alla filiale di Chiazzano, a Pistoia, venerdì 5 maggio alle ore 19; alla filiale di San Casciano, in piazza Arti e Mestieri 1, sabato 6 maggio alle 10.30.

 

“Fedeltà alla storia e alla cooperazione”, la lista capeggiata dal fiorentino Castaldi mette insieme una serie di professionisti, docenti universitari e cittadini provenienti dalle diverse aree in cui è presente la Banca (Roberto Mugnaini, Antonio Balenzano e Valentina Carloni da Siena, Marco Poli, Ilaria Camiciottoli e Alessia Naldini da San Casciano e Tavarnelle, Fabrizio Pagliai e Marco Giusti da Prato, Cristiano Iacopozzi e Alberto Marini da Firenze e Campi, Giorgi Petracchi e Marco Barbieri da Pistoia, mentre di Firenze sono i membri del collegio sindacale Leonardo Focardi, Sara Vignolini e Federico Pianigiani, di Pistoia Franco Michelotti e di Siena Stefano Andreadis). Castaldi sembra voler rimettere in discussione i capisaldi degli ultimi piani di sviluppo, che puntano a fare di ChiantiBanca la nuova “banca della Toscana” nell’alveo della Holding trentina di Cassa Centrale Banca. “La politica di espansione deve essere sostenuta da una sana e prudente strategia di consolidamento, una banca di credito cooperativo grande non necessariamente è anche una grande banca”, si legge nel programma di Castaldi. Che sul tema aggregazioni rilancia l’ipotesi di un raggruppamento unico di bcc intorno alla romana Iccrea. “Da soli saremmo fragili, due gruppi di bcc porterebbero ad un indebolimento reciproco, 360 bcc insieme saranno il terzo gruppo bancario del Paese”.

Sull’altro fronte la Lista CdA Presidente Bini Smaghi che conta, per portare avanti il suo piano di crescita e sviluppo, un gruppo di professori universitari, di finanza ed economia: Elisabetta Montanaro, già preside di Economia a Siena, il fiorentino Oliviero Roggi e la pratese Maria Lucetta Russotto, professionisti, manager e imprenditori, a cominciare dall’ex direttore del Consorzio Chianti Classico Giuseppe Liberatore, e poi Emilio Bertini, Massimo Brogi, Pierpaolo Pantanelli, Niccolò Brandini Marcolini, Lorenzo Checcucci, Alberto Guarnieri, Diletta Marzi, Serena Pucci, Duccio Bari, Stefano Maestrini e Giancarlo Zucca (nel collegio dei sindaci Marco Tanini presidente, Lia Adriana Borgioli e Serena Papini sindaci effettivi, Monica Cioni e Elisa Ciari supplenti). Una lista che si scontra totalmente con la visione di Castaldi (una sfida che sembra più un duello tra due uomini).

Perché la soluzione delle due Holding, quella alla romana Iccrea e l’altra intorno alla trentina Cassa Centrale Banca, sembra ormai ineluttabile. E per ChiantiBanca abbandonare i trentini, con i quali l’istituto è già alleato da anni, significherebbe uscire da un sistema informatico che funziona ma soprattutto fermerebbe la crescita della Banca in Toscana e minaccerebbe di avere pesanti ripercussioni occupazionali. “Se ChiantiBanca entrasse in Iccrea le altre bcc toscane invece che concorrenti diventerebbero parte di uno stesso gruppo, con sovrapposizione di sportelli, necessità di chiusure e razionalizzazioni del personale. È stato calcolato che 31 delle 50 filiali di ChiantiBanca si trovano dove sono presenti altre bcc del gruppo Iccrea. E di queste 9, che impiegano 42 dipendenti totali, sono a meno di 500 metri. Mentre 7, che impiegano 39 dipendenti, sono ad una distanza tra 500 metri e un chilometro da filiali Iccrea”.