Cara nonna ti spiego la Bad Bank

Cara nonna ti spiego la Bad Bank

Nipotina mia, sono un po’ confusa, ho sentito dire che le banche sono cambiate. Ricordo che ai miei tempi ci contavamo molto. Tuo nonno non avrebbe mai potuto creare l’impresa di famiglia se quel giorno il Direttore Marco, non gli avesse dato fiducia. Ma abbiamo ripagato fino all’ultima lira, devi essere fiera di noi. Che bei tempi! Pensa che anche la nostra banca, all’inizio, era solo una piccola filiale, ma poi ha aperto gli sportelli in tutta la regione e aiutato tante famiglie. Adesso, però, è quasi scomparsa, e mi hanno detto che non è più come ieri, si parla di risoluzione. Che parola strana, sembra, che sostituisca il fallimento. In pratica la situazione si potrebbe risolvere, grazie alla Bad Bank.  Tu la conosci? Non sapevo che esistessero una banca buona e una cattiva.

Nonnina, sì, la conosco, l’ho studiata all’Università, proprio l’anno in cui mi sono iscritta, nel 2014, è entrata in vigore la Direttiva Europea BRRD che la prevede. Come sai, i tempi sono cambiati per l’economia. Tante imprese non sono riuscite a ripagare i loro debiti negli ultimi anni e sono state chiuse. Così anche le banche si son trovate nella condizione di accumulare crediti dubbi da riscuotere e, di conseguenza, hanno dovuto chiedere di rientrare dei fidi concessi alle altre imprese.

Ma così la crisi peggiorerà…

Vero, ed è per questo che nasce la Bad Bank. Si separano quei crediti dubbi dalla banca buona e si trasferiscono ad una società veicolo che se ne occuperà per la gestione e l’incasso. La banca sana, alleggerita nel bilancio, può così tornare a raccogliere denaro e a darlo in prestito in serenità.

Ma se quei crediti sono cattivi che se ne fa la Bad Bank?

Questo è il punto. In bilancio sono tutti cattivi, ma in parte potrebbero essere riscossi. La Bad Bank li prende in carico tutti pagando un prezzo alla banca buona, mettiamo 25, anziché 100, perché non sa quanti ne recupererà. Poi li impacchetta e li trasforma in obbligazioni, che rivende sul mercato incassando i soldi necessari a saldare quanto pattuito.

Non è rischioso investire in queste obbligazioni?

Certamente, tuttavia, lo Stato potrebbe intervenire, garantendo la parte derivante dai crediti più “sicuri” per incentivarne l’acquisto degli investitori. Le obbligazioni emesse su crediti più rischiosi corrisponderanno, invece, più rendimento, e deciderà l’investitore se volerle o meno. Lo Stato, per intervenire, si fa pagare una commissione dalla banca buona, in modo che la garanzia non venga considerata come un aiuto dalla Commissione Europea, che stabilisce che non si possono aiutare le banche con i soldi pubblici. 

Mi sembra di aver capito che la banca buona si deve comunque ridimensionare, perché lo Stato non può garantire tutto.

La banca buona riscuote una parte dei crediti cedendoli; per un’altra parte fa fronte con i fondi di svalutazione che ha preventivamente accantonato per prudenza. Tutto ciò deve essere sufficiente a non creare perdite che non può sostenere, sennò il problema di dissesto rimane. Probabilmente, però, se si ridimensiona, può anche vendere una parte degli asset buoni, ricapitalizzandosi. 

Nipotina cara, ora ho capito, ma non so se davvero funzionerà.

Hai ragione nonnina, quando non cresce l’economia, nulla può davvero funzionare. Così facendo, però, almeno la banca non chiude e mantiene i posti di lavoro. Inoltre si evita il bail-in, ovvero che paghino i risparmiatori. Ai tuoi tempi era chiaro che banche e imprese sono collegate e, soprattutto, non c’era il bail-in. C’era lo Stato.

Maria Luisa Visione