Banca Monte dei Paschi di Siena: la settimana della verità

La settimana delle Feste natalizie comincia con Banca Monte dei Paschi di Siena sotto i riflettori: ultima possibilità per salvare BMps senza ricorrere al paracadute dello Stato

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Comincia la settimana che porta al Natale e Banca Monte dei Paschi è sotto i riflettori: partita oggi, infatti, la complessa operazione di aumento di capitale della banca da 5 miliardi, con la possibilità di andare incontro a un fallimento e quindi alla necessità di attivare il paracadute pubblico.

L’offerta appena partita si concluderà il 22 dicembre, mentre in parallelo procede l’operazione di scambio dei bond subordinati in azioni. Ad aumentare la sensazione di difficoltà dell’aumento ci sono i dubbi espressi da Quaestio, la sgr che gestisce il fondo Atlante, sulla cessione di un maxi-pacchetto da 27 miliardi di sofferenze, tassello fondamentale nel piano di Mps.

Proprio per questo Banca Monte dei Paschi ha diffuso una nota nella quale specifica che è stato sottoscritto l’impegno per “..la tranche del Senior Mezzanine per un investimento complessivo di Euro 1.171 milioni. L’efficacia della documentazione sottoscritta, oltre all’esecuzione dell’aumento di capitale ed al deconsolidamento del portafoglio di crediti in sofferenza, è subordinata all’impegno del junior mezzanine holder (Quaestio Capital Management SGR Spa (“Quaestio”)) a confermare il proprio investimento di Euro 1.526 milioni nella tranche Junior Mezzanine”.

Va ricordato infatti che Quaestio ha manifestato alla Società le forti perplessità e tematiche in merito al termsheet dei senior bridge loan riguardo cui la Banca ha già espresso il proprio gradimento sottoscrivendolo.

BMps precisa che “a seguito di tale lettera sono in corso tra la società e Quaestio approfondimenti al fine di individuare eventuali soluzioni alternative. Nel caso in cui tali tematiche dovessero trovare un positivo componimento e si addivenisse alla sottoscrizione della documentazione, la Società effettuerà uno specifico supplemento alla documentazione dell’offerta pubblica di sottoscrizione (che conterrà peraltro anche aggiornamenti in relazione all’Accordo) conferendo il diritto di revoca agli aderenti a tale offerta e ai partecipanti all’offerta LME.

Resta altresì inteso che qualora non si potesse addivenire a un positivo componimento delle tematiche indicate da Quaestio, l’operazione non potrebbe concludersi in conformità ai termini ed alle condizioni dell’autorizzazione ricevuta dalla Banca Centrale Europea che prevede obbligatoriamente la conclusione dell’operazione entro il 31 dicembre 2016”.

Pochi giorni, quindi, per salvare Banca Monte dei Paschi: conversione dei bond subordinati, con l’obiettivo di portare a casa almeno un altro miliardo e mezzo, collocamento istituzionale, con il ruolo di anchor investor che si spera ancora il Qatar voglia ricoprire (con un investimento di circa un miliardo). E maxi-cartolarizzazione di 27,7 miliardi di sofferenze per la quale si attende ancora la firma di Atlante.

Una operazione complessa e rischiosa per ammissione della stessa banca: basta infatti che uno solo dei tasselli non vada al suo posto per far saltare il banco. E aprire le porte al salvataggio pubblico che i vertici di Rocca Salimbeni stanno cercando di scongiurare in ogni modo. Mentre su un utilizzo improprio del paracadute statale arriva il monito di Berlino, per voce di uno dei 5 saggi consiglieri di Angela Merkel, Christoph Schmidt. Un eventuale intervento pubblico, ha detto alla Waz, dovrà rispettare le regole e non pesare su tutti i contribuenti. Se l’Italia non rispetta le regole “alla prima grande prova – è il ragionamento – l’unione bancaria non è credibile”.

Entro mercoledì si chiuderà la nuova conversione dei bond subordinati, che punta a coinvolgere soprattutto i circa 40mila piccoli risparmiatori che non hanno partecipato alla prima tranche (chiusa con circa 1 miliardo) e che hanno in portafoglio circa 2 miliardi di obbligazioni. Sempre entro il 21 i piccoli azionisti potranno aderire all’aumento vero e proprio, prenotando azioni per minimo 50 euro. L’offerta pubblica è destinata a chi già possiede azioni Mps per il 30% mentre il 5% è aperto al pubblico indistinto, con il paletto della clausola di inadeguatezza bloccante (chi non ha un profilo di rischio adeguato secondo i criteri «più cautelativi» Mifid non potrà partecipare all’aumento). Il collocamento istituzionale si chiuderà invece il giorno successivo, il 22 dicembre. Da lunedì un pool di banche di affari – guidato da Jp Morgan e Mediobanca – comincerà a sondare soci e investitori per capire quale sia la loro disponibilità e, nel caso, quanto siano disposti a pagare le singole azioni. Il range va da 1 a 24,9 euro e a determinare il prezzo finale sarà il riscontro del mercato, anche se gli addetti ai lavori pronosticano che la cifra non si discosterà troppo da quella più bassa.