Vicolo della Rosa: la strada “mobile”

Il vicolo della Rosa nasce da una serie di modifiche urbane che restrinsero lo spazio di Piazza delle Erbe, trasformandola nell’angusto vicolo.

Il vicolo della Rosa, che oggi collega in ripida salita via delle Terme con via dei Termini, ha subito nel corso dei secoli notevoli trasformazioni che ne hanno stravolto la fisionomia originale. Nella veduta di Siena disegnata da Francesco Vanni intorno al 1595, infatti, dietro il palazzo Tolomei possiamo scorgere un ampio slargo che allora si denominava piazzetta delle Erbe, perché sede del mercato di frutta e verdura. Questa arrivava fin quasi a via delle Terme proprio di fronte a via Santa Caterina, occupando in buona sostanza anche lo spazio dell’odierno vicolo della Rosa.

A modificare sostanzialmente l’impianto urbano fu, alla fine del XVIII secolo, la costruzione del basso caseggiato posto tra il vicolo della Rosa e l’arco delle Travi (nn. cc. 39-47 di via dei Termini), che oggi ospita, tra gli altri, il Forno dei Galli, il quale restrinse notevolmente lo spazio occupato dalla piazza delle Erbe, che in pratica scomparve. Ovviamente l’edificazione di questo fabbricato trasformò l’ampio slargo in un angusto vicolo, che già nel “Campione di tutte le Fabbriche, Strade, Piazze, Fonti, Acquedotti, Canali e Cloache pubbliche appartenenti alla Comunità di Siena”, compilato da Bernardino Fantastici nel 1789, viene chiamato vicolo della Rosa, nome confermato nel successivo stradario del 1871.

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Reso, tra l’altro, ancor più stretto anche dall’ampliamento volumetrico del palazzo Bargagli, posto dall’altro lato della stradina, ricostruito nel Seicento e ulteriormente modificato dopo i danni subiti nel terremoto nel 1798. Così in una pianta urbana di inizio Ottocento si può notare che dietro al palazzo Tolomei la piazza delle Erbe è scomparsa, mentre il vicolo della Rosa ha già la fisionomia odierna. Riguardo al suo nome, secondo una nota interpretazione deriverebbe proprio dal contiguo palazzo Bargagli. La famiglia, infatti, che acquisì questo edificio nel 1509, come attesta una targa in facciata, aveva uno stemma gentilizio costituito proprio da una serie di rose, in origine in numero addirittura di 15, poi ridotte a 6, quando, nel 1596, l’arme fu arricchito da un’aquila bicipite.

Nei pressi del vicolo, inoltre, sorgeva una rinomata osteria detta propria della “Rosa”, citata nel Seicento da Girolamo Macchi e poi addirittura nel bando di Violante (1730). Il cui nome forse, così come quello del vicolo, potrebbe derivare proprio dalle “rose” dei Bargagli. Questo albergo, tuttavia, non si trovava proprio nel vicolo omonimo, ma probabilmente occupava un fondo che nel Catasto Leopoldino dei primi dell’Ottocento fu registrato come proprietà del Capitolo del Duomo sotto il nome di “Cumulo”, oggi identificato ai nn. cc. 66 e 68 di via dei Termini, in corrispondenza dei quali sono ancora visibili due portali ogivali in pietra risalenti almeno al XIII secolo.

A conferma di questa ubicazione dell’osteria soccorrono varie fonti: a sentire il Macchi, ad esempio, questa si trovava “sotto casa dei Signori Gori”, quindi più o meno di fronte all’odierna via del Cavalletto (l’allora palazzo Gori Pannilini è oggi l’edificio che ospita l’Hotel Continental). Giovanni Antonio Pecci, invece, nel suo “Giornale Sanese” narra un episodio capitato il 6 gennaio 1730, quando scoppiò un incendio “nella strada addimandata del Pulcino, accosto all’ostaria della Rosa”, che distrusse un fienile così vicino alla parte retrostante del palazzo Gori Pannilini che le fiamme avevano iniziato ad interessare anche quest’ultimo.

Infine non va dimenticato che tra il vicolo del Cavalletto e la costa dell’Incrociata, dal lato di quest’ultima, esisteva sin dal Medioevo un vicolo, oggi chiuso, significativamente denominato Rosello, Rossello o di Rosello, così detto proprio per la sua vicinanza con la nostra osteria. Il vicolo divideva il palazzo Gori da quello adiacente e, come ben visibile nella succitata pianta cittadina di primo Ottocento, si stendeva poco al di sotto della Costa dell’Incrociata; il suo imbocco su via dei Termini avveniva in corrispondenza dell’arco tamponato oggi contrassegnato dal n.c. 82. Il vicolo fu chiuso per motivi igienico-sanitari nel 1874.

Maura Martellucci
Roberto Cresti