Via Malavolti: la memoria di un’antica consorteria

Nel ricordo dell’antica famiglia, in via Malavolti sorgeva il poderoso castellare che sorgeva proprio nell’area di Piazza Matteotti.

Via Malavolti unisce piazza Matteotti con piazza Gramsci (piazza della Posta a La Lizza). Via Malavolti è già chiamata così nello stradario approvato nel 1871. Nel Campione del 1789 si chiamava ancora via del Poggio Malavolti. La denominazione è legata al castellare dei Malavolti che, anticamente, si trovava proprio nell’area di piazza Matteotti, una zona che ha subito nel corso dei secoli mutamenti tali da stravolgere l’originario impianto urbanistico e morfologico. Sin da tempi remotissimi questi terreni furono, appunto, di proprietà della famiglia Malavolti, una delle più eminenti e ricche della città, che eresse un poderoso castellare lungo il corso della Francigena.

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All’interno del castellare sorgeva anche la chiesa di Sant’Egidio, ubicata approssimativamente nello spazio oggi occupato dal palazzo delle Poste, oltre a due torri, un granaio, un casalino e delle stalle. Le alterne fortune politiche della potentissima consorteria, però, provocarono una progressiva demolizione del castellare: già nel 1408 per edificare il tratto di mura dietro Santo Spirito furono utilizzate “le pietre de’ Malavolti delle case che furno guaste”, narra una cronaca coeva, e identica sorte toccò a quasi tutti gli altri edifici presenti al suo interno; ed infatti alla fine del ‘500 l’attuale spazio di piazza Matteotti, pur ancora denominato “Poggio Malavolti”, si presenta completamente vuoto e disadorno, con la sola chiesa di Sant’Egidio ed il palazzo ad angolo con via del Cavallerizzo rimasti a testimonianza del munito castellare.

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In via del Cavalerizzo e ad angolo tra questa e via Malavolti, infatti, sono ancora visibili i pochi resti del palazzo principale del castellare. Sul Poggio Malavolti, dopo la distruzione del castellare, furono eretti due distinti conventi: il più antico, intitolato a Santa Caterina del Paradiso, venne fondato da alcune suore domenicane nella seconda metà del Quattrocento, Ai primi del Seicento, invece, nello spazio oggi occupato dal palazzo della Camera di Commercio, l’Ordine delle Monache Cappuccine, fondato dalla senese suor Prassitea Crogi, costruì un altro convento che si estese per circa la metà dell’attuale Piazza Matteotti; sul retro fu realizzato il giardino della clausura chiuso da un alto muraglione che si protendeva lungo lo Stradone degli Orti di San Domenico, mentre dall’altra parte l’edificio, che consisteva in una lunga facciata priva di qualsiasi apertura, fu unito tramite un cavalcavia alla chiesa di Sant’Egidio che, perso il titolo parrocchiale nel 1598, divenne l’oratorio delle suore stesse. Il cavalcavia si rese necessario per permettere il passaggio della strada che collegava il Poggio Malavolti alla Lizza, appunto l’odierna Via Malavolti.

Maura Martellucci

Roberto Cresti