Via di San Vigilio: di mano in mano, fino alla sede dell’Università

Via di San Vigilio unisce, con un primo tratto in discreta salita, seguito da un secondo pianeggiante, Banchi di Sotto a via Sallustio Bandini, passando di fronte alla chiesa che le presta il nome sin dal Medioevo. Questa, originariamente suburbana, risale presumibilmente al XII secolo. La sua più antica menzione, infatti, è contenuta in un’annotazione del “Kalendarium Ecclesiae Metropolitanae Senensis” (il Calendario della Chiesa senese) alla data del 10 maggio 1153: “combusta est ecclesia Sancti Vigilii senensis et suburbana igne succensa sunt“. Quel giorno, insomma, un incendio “bruciò” la chiesa, causando danni ovviamente non quantificabili.

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Non sappiamo neanche se fu accidentale oppure se a mettere a ferro e fuoco la zona intorno a San Vigilio, ancora extramoenia, fu un incursione fiorentina, come già era successo una decina di anni prima in Camollia. Di certo fu presto restaurata o ricostruita, visto che spesso viene citata in documenti della seconda metà del secolo, quando ormai era stata inglobata dalle mura comunali, che le scorrevano proprio di fianco. In ragione di ciò acquisì il titolo parrocchiale, non di rado al suo interno o nel suo chiostro si rogarono atti pubblici e privati, e in alcuni periodi ospitò importanti magistrature comunali come il Consiglio della Campana (p. e. dal 1271). All’inizio del Duecento le fu costruito davanti il castellare della famiglia Ugurgeri, che pare abbia esercitato il suo patronato su di essa.

Secondo alcune fonti proprio loro l’avrebbero fatta edificare, ma in verità la chiesa pare esistere prima che si inurbassero in Siena. Dopo vari passaggi di proprietà (tra cui i monaci camaldolesi e le monache di Ognissanti), essere stata ridotta a commenda (1460) e aver forse ospitato il re di Francia Carlo VIII (1495), a partire dal 1561 in San Vigilio si stabilì l’ordine dei Padri Gesuiti, anche se solo nel 1567 l’abate commendatario Iacomo Mignanelli gli concesse la commenda, privilegio confermato dopo la sua morte dal pontefice. Furono loro, nell’arco di quasi tutto il Seicento, ad ampliare la chiesa e l’annesso convento, localizzato sulla sua destra, opere che dopo vari cambiamenti progettuali terminarono addirittura nel 1730.

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Nell’occasione andò perduto definitivamente il chiostro romanico, che i cronisti del passato giudicavano bellissimo. Nell’area dove sorgeva, oggi rimane solo un piccolo cortile a pianta triangolare. Nel 1773 la Compagnia di Gesù fu soppressa da papa Clemente XIV, e così due anni dopo il complesso di San Vigilio fu acquistato dai Vallombrosani per 11.200 scudi. Questi ristrutturarono il convento, che divenne sede della loro celebre scuola già in S. Prassede a Roma, e nel 1776 riaprirono la chiesa. Dopo le soppressioni napoleoniche, i monaci si trasferirono e nel 1810 il monastero divenne sede della Prefettura del Dipartimento di Ombrone, finché nel 1814 non cadde il governo francese. Nel 1816 fu il granduca Ferdinando III di Lorena a destinare i locali all’Università di Siena, ragione per cui si avviarono una serie di opere di adattamento del convento che durarono tutto il secolo.

Maura Martellucci

Roberto Cresti