Via della Stufa Secca: l’antica via del Vapore

Via della Stufa Secca veniva anticamente chiamata via del Vapore a causa del mulino a vapore che vi era stato impiantato per la produzione di farina integrale.

Via della Stufa Secca unisce piazza Bargagli Petrucci con via Garibaldi. La denominazione “Stufa Secca” si trova già nello stradario del 1789 e, di solito, viene messa in relazione con un opificio ubicato dietro l’oratorio di Sant’Onofrio, nel quale, mediante il calore emesso da una stufa a secco, si asciugava la lana lavorata nel vicino tiratoio di San Lorenzo. Nello stradario del 1871, invece, la strada è chiamata via del Vapore perché da qualche anno vi era stato impiantato un mulino a vapore per la produzione di farina integrale, che peraltro alimentava anche la vicina tipografia; il vecchio nome fu ripristinato nel 1931.

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In origine via della Stufa Secca era la carbonaia esterna alla cerchia muraria del XII secolo, che passava lungo il suo lato sinistro in direzione di Via Garibaldi. Già nel 1246 il Comune aveva ordinato di realizzare una strada che dalla porta posta dietro l’Abbazia di San Donato giungesse fino a quella che si dirigeva verso porta San Lorenzo; più tardi il Costituto del 1309-10 dispose di “acconciare e spianare” la via che dalla contrada di Ovile scorreva nei pressi dell’ospedale dell’Abbadia di San Donato e dietro alle case dei Salimbeni, per poi discendere in Vallerozzi e proseguire dopo Pellicceria “allato alle mura antiche del comune”, descrizione con cui è agevole riconoscere le odierne vie dell’Abbadia e della Stufa Secca che, appunto, fiancheggiava la vecchia cinta muraria ormai dismessa.

Quest’opera era ritenuta strategica, come specifica il medesimo statuto, perché il Terzo di Camollia, specie dopo la chiesa di San Donato, era “male fornito di vie”, e la sua strada principale, Via dei Montanini, “per cagione de li albergatori e de’ forestieri” (legati anche al trandito dei pellegrini sulla Francigena) era sempre molto “occupata”; inoltre anche coloro che dagli altri Terzi volevano recarsi in Camollia, “non possono et non volliono passare denançi a la casa d’alcuni grandi” (in Via dei Montanini, infatti, risiedevano alcune delle più importanti famiglie magnatizie della città) e dunque una nuova via sarebbe stata “molto utile et necessaria”.

Maura Martellucci

Roberto Cresti