Via Cecco Angiolieri: l’antica strada degli Alberghi del Re

Via Cecco Angiolieri unisce piazza Tolomei con via San Vigilio.
Nello stradario del 1871 compaiono due strade che sembrerebbero riferirsi ai sovrani del nuovo Regno d’Italia: via del Re, nome dell’attuale via Cecco Angiolieri, e vicolo della Regina, oggi dei Rinuccini. In realtà nessuna di queste intitolazioni aveva l’intento di commemorare i regnanti sabaudi del momento, né alludere a qualcuno in particolare del passato, traendo la loro origine da due osterie tra le più rinomate della città sin dall’età medioevale. Il vicolo della Regina, addirittura, era così denominato già nel “campione” del 1789, ripreso nel 1861, perché lungo di essa si trovava un albergo/osteria con questo nome, tra l’altro esistente fino a poche decine di anni fa. E lo stesso vale per via del Re, che nello stradario di fine Settecento si chiamava via degli Alberghi del Re, in quanto vi si affacciavano le camere dell’“Albergo dei Tre Re”, il cui ingresso era ubicato in via di Calzoleria, nella piazzetta che si forma tra il vicolo dei Rinuccini e piazza Tolomei. Proprio per il fatto che le due denominazioni si riferivano al passato storico di Siena, e non a contingenze risorgimentali, resistettero anche alla riforma odonomastica operata da Bargagli Petrucci nel 1931, salvo poi acquisire il nome odierno con la citata deliberazione del Podestà n. 86 del 18 febbraio 1944. Tra l’altro già nel 1930 a Cecco Angiolieri era stata dedicata una strada nel nuovo quartiere di Valli (con deliberazione del Podestà n. 1090 del 2 ottobre), che nel 1944, quando al “poeta maledetto” si stabilì di consacrare la via dove si trovava il palazzo di famiglia, prese il nome di Folcacchiero Folcacchieri, altro rimatore senese del Duecento. In via cecco Angiolieri si trova l’oratorio della Contrada Priora della Civetta dedicato a Sant’Antonio da Padova. L’oratorio è stato realizzato nella prima metà del ‘900 ed è l’ultimo in ordine cronologico tra quelli costruiti dalle Contrade. Trovandosi senza sede religiosa la Contrada della Civetta, che in precedenza officiava in San Cristoforo, nel 1932 acquistò, per quindicimila lire, la falegnameria di Agostino Semplici. Il progetto di trasformazione dei locali fu affidato all’architetto Bruno Bruni che volle rimanere aderente alle caratteristiche storiche della costruzione, ricavata dalla base di un’antica torre medievale. La chiesa fu consacrata nel settembre del 1945. Un ulteriore intervento nell’oratorio è stato effettuato nel 1973 quando le pareti, prima intonacate e dipinte, sono state restaurate in modo da rendere visibili le tipiche bozze di pietra da torre.

di Maura Martellucci e Roberto Cresti