La senese Carlotta Salvini migliore sommelier d’Italia: “In questo territorio il vino è un’eccellenza”

C’è una senese che è stata appena giudicata migliore sommelier d’Italia. E’ la 31enne Carlotta Salvini, contradaiola della Torre, che lavora a Felsina come hospitality manager. Ha conquistato la palma in occasione del ventiseiesimo concorso nazionale organizzato dalla Fisar (acronimo che sta per Federazione italiana sommelier albergatori e ristoratori), dimostrando le sue grandi qualità professionali e confermando la tradizione che il territorio senese vanta nel settore. Dopo avere superato le selezioni territoriali, è riuscita a conquistare la prima posizione anche nella finale a otto che si è disputata nei giorni scorsi a Livorno. “E’ stata una emozione unica – ha commentato la senese –, una soddisfazione personale ma anche per la delegazione di Siena perché comunque parliamo di un lavoro di squadra che viene fatto e portato avanti. Tanti mi hanno aiutato e supportato e mi hanno dato dei consigli assolutamente utili. Il team ha funzionato e ce l’abbiamo fatta”.

Carlotta Salvini, che sensazione prova ad essere giudicata la migliore sommelier d’Italia?

“Sono molto contenta. E’ stata una bellissima sfida, e al contempo è stata una occasione utilissima per confrontarmi, per crescere e per migliorare. Ovviamente ho incontrato delle persone che lavorano ad un livello che è molto alto”.

Come si sono svolte le prove?

“C’erano una prova scritta di conoscenza sui vini, una prova pratica sulla tecnica di servizio e degustazione, e una prova orale nella quale è importante anche l’aspetto di comunicazione. Dovevamo pure descrivere un vino che ci è stato fatto assaggiare al buio, non sapevamo quale vino fosse”.

Cosa l’ha portata a lavorare in questo mondo?

“Il mondo del vino mi è sempre piaciuto, così come la campagna e la natura che mi hanno sempre affascinato. Mi sono laureata in Agraria e a breve mi laureerò anche in Enologia. Ovviamente frequentare corsi di sommelier è fondamentale, io ho terminato il terzo livello nel 2016. Ricordo che al primo corso di sommelier che frequentai provai una emozione mentre assaggiavo un vino, quel momento lo ricordo bene ed è ben presente dentro di me”.

Il fatto che lei sia stata giudicata la migliore sommelier in Italia conferma che il territorio senese è una eccellenza a questo riguardo?

“Sì, certamente. Due anni fa vinse un altro toscano, Emanuele Costantini, mentre era un po’ di tempo che non vinceva una donna toscana. Credo che il titolo che ho ottenuto possa essere una occasione di stimolo per tutti coloro che lavorano in questo settore, io vedo anche tante ragazze e ragazzi più giovani di me che hanno ottime basi, passione e grande preparazione”.

A livello professionale per lei cosa significa avere raggiunto questo obiettivo?

“Sicuramente c’è chi lo vede come un traguardo. Io invece voglio pensarci come ad un nuovo inizio per andare avanti nella mia professione”.

A Siena si è parlato spesso in passato di far nascere un museo del vino o comunque un luogo per far conoscere ancora meglio la storia di questa eccellenza del territorio: lei cosa ne pensa?

“Penso che siamo circondati da vini come il Chianti Classico e il Brunello che sono delle vere e proprie eccellenze. Manca forse un luogo che possa essere una sorta di punto di riferimento anche culturale e dove si possano tenere eventi, confronti, iniziative, degustazioni”.

Il Santa Maria della Scala si è aperto al mondo agroalimentare.

“Sì, quello può essere un buon luogo per sviluppare e diffondere la cultura del vino e del cibo. Poi per molto tempo si è parlato della possibilità della nascita di un museo del vino, e chi lo sa, magari rivedremo anche una Enoteca che può ovviamente essere un luogo importante e significativo per il nostro settore”.

Gennaro Groppa