Quando le contrade scamparono al pericolo dell’Opera Nazionale Dopolavoro

Quando le contrade e il Palio rischiarono di essere assorbite dall’Opera Nazionale Dopolavoro (…ma le Società di Contrada lo furono).

La trascrizione del verbale dell’adunanza di Seggio del 1 maggio 1939 della con Contrada del Nicchio, riporta la coraggiosissima presa di posizione del Priore dell’epoca, il dottor Italo Giannini, che protestò con forza per l’intromissione del delegato rionale fascista, e contro la minaccia di equiparare le nostre Contrade ai dopolavoro di Firenze, Pisa e Arezzo con le rispettive cosiddette feste storiche.

Relazione dell’on.do Priore dr. Italo Giannini.
(Dal verbale dell’adunanza di Seggio della Nobile Contrada del Nicchio. 1 maggio 1939).

“Sembra a molti che nei lunghi mesi invernali testé passati ogni attività contradaiola sia come rimasta in letargo in attesa della buona stagione. Invece mai come in questi passati mesi invernali l’attività del Priore fu messa a dura prova, mai momento più grave pericolo minacciò le Contrade Senesi, storiche secolari istituzioni nostro vanto e amore. Si trattò della loro esistenza. Procedo con ordine.

Voi sapete come tutti sanno essere il Regime Fascista un Regime totalitario. Tutto deve essere da lui controllato, tutto deve agire secondo le sue direttive: non solo, ma stare anche sotto il suo diretto controllo. Sembrò a qualcuno dei Dirigenti e Gerarchi del Fascio Senese che le Contrade sfuggissero con la loro autonomia a questo imperativo totalitario. Le Contrade eleggevano i loro Dirigenti senza ratifica né comunicazione alle Gerarchie cittadine fasciste, disponevano il loro intervento o non alle pubbliche manifestazioni, non erano ascritte alla Opera Nazionale Dopolavoro, erano insomma fuori del Regime.

Tutto ciò non sembrò regolare a (qualcuno) qualche Gerarca, anche perché non Senese non poteva avere delle Contrade quella conoscenza particolare intima che ne ha ogni Senese nato e cresciuto nella sua natia città. Si incominciò a parlare della posizione non regolare delle Contrade nei rispetti dell’Opera Nazionale Dopolavoro alla quale tutte le organizzazioni sportive, di divertimento, culturale, folkloristiche, hanno l’obbligo di appartenere.

 

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Un fatto molto sintomatico, e che non tutti rilevarono nel Magistrato delle Contrade, fu quell’ordine secco dato alle Contrade di intervenire alle manifestazioni hitleriane a Firenze insieme ai dopolavori di Pisa, Firenze e Arezzo, con i loro giuochi: calcio, ponte, saracino.

Con quell’ordine si stabilì che le Gerarchie Fasciste avevano il diritto di ordinare alle Contrade Senesi senza che nessun obbligo avesse il Fascismo verso le Contrade.

Ragioni di dipendenza quindi non vi erano e si poteva benissimo consultare le Contrade se volevano partecipare ed in quale forma a quelle manifestazioni, ma non si aveva diritto alcuno di imporre. Tanto più che le Contrade Senesi nulla hanno a che fare con piccoli ripieghi reclamistici quali i tre giuochi già citati. Il pericolo stava nel creare un precedente quanto mai pericoloso.

Quando si seppe che non potevamo discutere quell’ordine ma bisognava obbedire, io scattai dicendo che era meglio dimettersi in massa (tutti i Priori), ma fui tacciato dal Dott. Grassi da esagerato. E gli altri tacquero.

Non restava che addolcire l’amara pillola, e fu fatto nei limiti del possibile, ma il fatto è che le Contrade non furono considerate autonome e furono comprese alla pari con gli artificiosi giuochi delle tre Città che sapete. Qui cominciò il pericolo per le Contrade. Si parlò ancora di un carnevale di Contrade le quali ci avrebbero preso parte con carri allegorici, ma fortunatamente il progetto morì avanti di nascere.

Ma fu sintomatico! Poi si cominciò a dire che anche la Regia Accademia dei Rozzi doveva essere un Dopolavoro ed anche le Contrade. Voi sapete che il Federale è il Presidente dell’O.N.D. e nomina i dirigenti dei singoli dopolavoro. Figuratevi quello che sarebbe avvenuto nelle nostre Contrade! Si cercò di fare conoscere come stanno le cose veramente: le Contrade non essere ritrovi, né per spasso, né per giuoco, né per lettura.

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Essere enti pubblici, organismi per consuetudine enti morali, che posseggono stabili, stanno in giudizio e si occupano soltanto di quello che riguarda le corse annuali. Ma non dipendevano da nessuna autorità, erano organismi avulsi dalla vita odierna fuori del Regime. Questo si obiettava. In questa discussione si continuava con non troppa fortuna perché chi poteva e doveva intervenire e lottare non voleva mettersi in mostra ed apparire in contrasto con le Gerarchie Fasciste e la loro azione vedere interpretata in cattivo aspetto.

Fu allora che accadde un incidente che acuì la questione.

Nella venuta a Siena del Segretario del Partito (Starace) furono da questi visitati due Gruppi Rionali Fascisti. Quello residente nel Drago e l’altro residente nel Nicchio. Mentre però quello del Drago addobbò esterno e interno della Sede con bandiere nazionali e della Contrada, al cui Priore le aveva richieste, quello del Nicchio sig. Ciabattini (!) volle ignorare che in quella Contrada esisteva un Priore al quale si spetta l’uso della bandiera sua e delle altre, e senza domandarne nulla e senza autorizzazione di sorta richiese bandiere a sei contrade nelle quali egli disse avere lui quale Fiduciario del Gruppo Fascista giurisdizione (!) e con quelle addobbò la via dei Pìspini nel tratto prospiciente il Gruppo Mini ed il vicolo del Sasso. E così il Priore e tutti i Nicchiaioli videro stupiti sventolare nella loro Contrada le bandiere del Bruco e della Torre insieme con altre quattro!

Indignato, ricorsi per iscritto al Federale, al Prefetto, al Podestà, al Rettore del Magistrato delle Contrade. Sostenni: il Fiduciario del Gruppo Mini non ha diritto, né motivo di fare allusioni alle Contrade nell’eseguimento di suoi doveri. Non può dire: il mio Gruppo è compreso nelle sette Contrade seguenti, ma soltanto dire: è compreso nel territorio di S. Martino. Di Contrade lui non deve occuparsene. Quindi la richiesta ed esposizione di bandiere di Contrada nel territorio del Nicchio costituisce un arbitrio, un’offesa alla Contrada, una mancanza di riguardo verso il Priore. Non si possono ammettere due autorità nella stessa Contrada aventi pari attribuzioni e diritti.

Il Priore non entra per nulla nelle cose del Gruppo Mini, ed il Fiduciario di quello non deve assolutamente incaricarsi di bandiere di Contrade e di esposizione di esse nel territorio che non è del Gruppo Mini, ma della Nobil Contrada del Nicchio. L’atto del Sig. Ciabattini costituisce una sopraffazione lesiva all’autonomia della Contrada che ospita il Gruppo da lui diretto. Questo sostenni verso le suddette Autorità.

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E’ purtroppo vero che da parte di diverse Contrade, molto inopportunamente, da tempo si tendeva a confondere le varie organizzazioni del Partito con le Contrade propriamente dette, con la denominazione di Dopolavoro della Chiocciola, dell’Istrice, dell’Onda, della Lupa ed altre. Io insorsi, a suo tempo, contro questa deviazione che poteva portare a malintesi, come infatti dopo li portò.

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La Contrada non può avere né dopolavori, né circoli intestati al suo Nome. La mia azione fu male giudicata dal Federale che ebbe a dire fra l’altro: Ma cosa viene a dire di confini! Dal 1859 non vi sono più confini entro l’Italia. Ed io a citare il Bando (tuttora legge) della Principessa Violante di Baviera Governatrice della città di Siena che regola il numero delle Contrade ed i suoi (loro) confini. Dissi essere il Palio una consistenza storica che nei Secoli si è conservata immutata malgrado tanti Regimi succedutisi. Citai il detto del Duce al Conte Chigi che gli parlava delle Contrade di Siena: Bene! sono tradizioni storiche che debbono rimanere immutate.

Ma il male era che ero solo a dire perché tutti gli altri che avrebbero potuto, non si sentivano di esporsi al contraddittorio col Federale ed altri a lui vicini. Era una quistione di capitale importanza che se lasciata cadere avrebbe annullato le Contrade con lo stabilire che un Fiduciario di un Gruppo Fascista avesse l’autorità di esporre bandiere di Contrade per le strade senza neppure avvertire il relativo Priore e più ancora con lo stabilire che i Gruppi Rionali Fascisti sono composti da Contrade, ed il loro territorio giurisdizionale si compone non di terzi di Città o di centri periferici, ma di date Contrade.

La lotta fu lunga ma io non cedetti affatto, forte della mia ragione e nulla temendo, perché convinto di non contravvenire ai principi del mio partito e sicuro che nelle condizioni di età e di posizione sociale mie proprie nulla è da me fare, nulla volendo, a nulla mirando. E così piano, piano si venne a non parlare più di Dopolavoro nel quale le Contrade sarebbero state assorbite, e si rimase d’accordo che le Contrade si debbono incaricare solo di Palio esclusa ogni ingerenza altra, quale conferenze, divertimenti, gite sportive e simili di spettanza ai Dopolavoro. Le Contrade sono così inserite nel Regime attraverso i dopolavori rionali e ciò basta.

Ma il Podestà credette bene di dare consistenza alle Contrade mettendole in certo modo sotto l’egida del Comune di Siena, ad ovviare il ripetersi di fatti come quelli su esposti. A tale scopo nominò una Commissione di Priori che credette più il caso di rivedere il Regolamento del Palio ed introdurvi le modifiche necessarie allo scopo.

Nella Commissione fui messo pure io e così dopo diverse adunanze concretammo il regolamento che è in mano al Podestà e che sarà approvato dalla Consulta alla prima adunanza. In esso è stabilito essere le Contrade sotto il controllo del Podestà.

Esso ratifica i Seggi eletti dalle Contrade, con diritto di veto in modo che può non approvare sia un intiero Seggio sia qualche singolo componente. Il Priore deve risiedere in Siena ed essere persona gradita al Podestà che lo riconosce come tale dopo la sua approvazione.

Chi non è ratificato od approvato dal Podestà non può essere rieletto una seconda volta. Ciò avvenendo il Podestà nomina di sua autorità il mancante. Il Rettore deve essere persona, anche non Priore, ma nato e residente in Siena ed espressamente approvato dal Podestà. La Deputazione viene eletta come al presente. E’ consentito alle Contrade il diritto di non correre quando ne hanno il diritto.

Può il Podestà punire le Contrade che hanno violato il Regolamento sul Palio o commesso atti che a giudizio del Podestà sono condanne voli. Il Podestà rappresenta verso terzi tutte le Contrade in collaborazione col Rettore. Le Contrade sono dichiarate sotto la tutela e il controllo del Podestà di Siena.

Questo, o Signori del Seggio, il mio operato. Se le Contrade hanno perduto un po’ della loro autonomia, hanno però guadagnato dal lato del prestigio e della loro sicurezza avvenire. Per mio conto ho la coscienza di aver fatto tutto quello che in difficili circostanze mi fu possibile fare”.

Gli esiti della vicenda dimostrano che quanti sostengono ancora che le Contrade devono limitarsi al Palio non fanno altro che obbedire ad un diktat di oltre 70 anni fa.

Paolo Neri

(foto di archivio: Mens Sana, Contrada della Torre)