Palio: le pagelle ai fantini

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Un palio strepitoso, di quelli che hanno tenuto in tensione tutti fino agli ultimi metri dopo una mossa estenuante di quasi un’ora durante la quale i fantini sono riusciti a dimostrare la differenza fondamentale tra il Palio e tutte le altre corse: le strategie. Che siano funzionate o meno, questo lo vedremo di seguito ma il mossiere Bartolo Ambrosione  – che negli anni ha sempre dato dimostrazione di grandi capacità – ha preteso, forse, fin troppo. Errare è umano, il caldo e la tensione ci hanno messo il carico da undici e di sicuro ci sarà tempo di riflettere, per Ambrosione. Intanto proviamo ad analizzare le prestazioni dei fantini che, dal nostro punto di vista, sono state decisamente superiori alla media degli ultimi anni.

 

Andrea Mari  detto Brio (Torre): 10 e lode (e accademico bacio in fronte)

Giusto perché non esiste un voto più alto. Ha vinto e ha ragione su tutti, questo già lo promuove a pieni voti. Ma è il modo in cui ha vinto – cattiveria e lucidità – impostando traiettorie al limite dell’impossibile, che lo mettono nel gradino più alto perché il ragazzo è diventato un uomo, un professionista che ora sa gestire non la fortuna ma il talento.

 

Alberto Ricceri detto Salasso (Onda): 9,5

Mezzo punto in meno solo perché non ha vinto ma meriterebbe un dieci per aver gettato, come sempre, il cuore oltre l’ostacolo e aver interpretato un cavallo complesso nel migliore dei modi. All’ultimo Casato ha tentato il miracolo pur di fermare la Torre, ha rischiato tutto, ha onorato il giubbetto. Ottimo.

 

Massimo Columbu detto Veleno II (Valdimontone): 2.

Questo meriterebbe un doppio voto. Se si guarda da un punto di vista di ‘compito’ da assolvere, lo ha fatto egregiamente, una garanzia. Anche troppo. C’è solo un problema, non del tutto trascurabile: sarebbe bastato molto meno, dato che il suo lavoro contro l’avversaria lo aveva svolto ampiamente all’interno dei canapi. Non crea un precedente (per questo si deve tornare indietro di 22 anni, al luglio 1992) ma rimane grave.

Gigi Bruschelli detto Trecciolino (Selva): 6

Non siamo abituati a vedere Trecciolino in testa farsi passare all’interno in quel modo. Ci stupisce quell’immagine comunque diamo la sufficienza perché la potenza della Torre era superiore. Da quel San Martino, il Palio di Trecciolino è stato un palio da non Trecciolino.

 

Valter Pusceddu detto Bighino (Civetta): 8.

Ha corso tantissime volte in Piazza senza mai trovare il giusto riscontro e la fortuna. Bighino, stavolta ha corso il suo Palio migliore. Una forma che si vedeva fin dalle prove: al canape si baloccava con l’avversaria in modo elegante, per il Palio ha fatto una grande corsa.

 

Elias Mannucci detto Turbine (Leocorno): 6.

Trovarsi di rincorsa, all’esordio,  in un Palio così difficile, non è un boccone da ghiotti. Ci vuole pelo sullo stomaco e il ragazzo deve ancora metterlo. Tutti avrebbero perso la testa facilmente quindi diamo uno stimolo a fare meglio con la sufficienza.

 

Carlo Sanna detto Brigante (Tartuca): 7,5.

Considerando la potenza del cavallo rispetto agli altri, Brigante ha onorato il giubbetto alla grande. Un’impostazione di Palio che poi si è trasformata in una bella galoppata, nonostante Sanna abbia impanciato con la Selva interrompendo l’azione. Un giovane interessante.

 

Jonatan Bartoletti detto Scompiglio (Pantera): 5.

Un pochino spento rispetto a quello che ha sempre mostrato, soprattutto è venuta a mancare la sua dote principale, ovvero la capacità di uscire sveltissimo dai canapi. E’ sempre stato un buon partente e dovrà recuperare e mostrarlo ad agosto.

 

Giovanni Atzeni detto Tittia (Nicchio): 5.

Complicato esprimere un giudizio quando si parla di uno dei migliori fantini di Piazza, il grande favorito sulla carta e non solo considerando la grande corazzata alle sue spalle: una responsabilità enorme, per Tittia, ma con la sua freddezza lui aveva tutto per portare la vittoria nel Nicchio. Solo che, nonostante gli avvertimenti ben poco velati (da Fucecchio in poi) il fantino aveva forse sottovalutato il Columbu? Ha forse perso lucidità nel cercare la perfezione? Cosa è successo? Di sicuro solo una parentesi. Già chiusa.

 

Francesco Caria detto Tremendo (Oca): 4.

Dispiace perché l’uomo è affidabile e serio, di solito, però non si capisce che cosa abbia fatto in questo Palio dove ha vinto l’avversaria e dove lui è caduto, inspiegabilmente, piegando il bandierino.

fonte La Nazione