Palio del 2 luglio, sei spunti di riflessione

Riflessioni sul Palio del 2 luglio appena corso. Il professor Paolo Neri propone sei spunti.

Mi pare che, in generale, il Palio del 2 luglio appena corso abbia posto in evidenza i punti seguenti.
1. Il Palio è fondamentalmente una corsa di cavalli, dove i più adatti prevalgono: i più adatti, non necessariamente i più veloci; vale a dire quelli sani, ben addestrati e psicologicamente capaci di sopportare meglio lo stress del particolare ambiente in cui sono costretti a galoppare. Per molti, questa potrà sembrare una banalità: ma non per tutti. C’è, infatti, chi si ostina a vedere il Palio come una gara di fantini, abbandonandosi a una sorta di fantino-latria.
2. Il 2 luglio ha visto nelle prime posizioni quattro fantini, tutti egualmente validi. Li potremmo definire, indipendentemente dal numero di vittorie personalmente riportate, di classe A, cui vanno aggiunti i due assenti: Brio e Salasso. Quindi, ad agosto, le Dirigenze disporranno di sei professionisti certificati per interpretare al meglio il barbero toccato in sorte.
3. ‘Interpretare’, non potenziare, il cavallo; vale a dire, capaci di tirar fuori dal loro soggetto il massimo che l’animale può dare in quel momento, ma non di aggiungere quello che intrinsecamente non ha. Se ne può ricavare un piccolo, algoritmo. Se, infatti, attribuiamo al cavallo un valore compreso in una scala tra 0 e 10, e al fantino un valore tra 0 e 1, l’accoppiata cavallo/fantino varrà C x F. Allora l’accoppiata di un cavallo di valore 10 montato da un fantino di valore 0,8 varrà 8, meno un’accoppiata di un cavallo di valore 7 montato da un fantino di valore 1,0, e così via. Se si accetta questo principio, ne viene che abbassando la qualità del lotto non è vero che è il fantino a fare la differenza: un brocco per quanto ben montato potrà risultare meno competitivo di uno meno brocco, anche se non montato al massimo.
4. Il cosiddetto livellamento in basso è una chimera, poiché come dice il proverbio, ‘al peggio non c’è mai fine’. Il livellamento è perciò possibile solo in alto, a causa dei limiti posti dalla Natura alla velocità di quelle particolari macchine da corsa che sono i cavalli.
5. Infine, i cavalli per il Palio si possono valutare solo sul tufo, la sera del palio. Corse di addestramento, corse in Provincia, paliotti ecc. possono fornire qualche indicazione: più spesso alimentano un turbine di chiacchiere interessate. Senza poi contare che un cavallo, da un anno a un altro, o addirittura da un Palio a un altro, può sia peggiorare, che migliorare.
6. I cavalli sono animali non esseri umani, e pensano come cavalli. Le difese di Quadrivia erano fisime solo agli occhi di chi era impaziente di vedere la prova. C’è un bellissimo libro che consiglio a tutti gli appassionati di cavalli. S’intitola ‘Pensare come un cavallo’. Spiega tante cose altrimenti inspiegabili del comportamento di questi animali. Ad esempio, che a differenza degli umani, gli animali non temono tanto il dolore (al quale resistono meglio) quanto la morte, che possono percepire in ogni momento o immaginare in situazioni per noi inconcepibili. Quadrivia si è convinta che oltre i canapi non c’era la morte, non tanto per le calcagnate, ma per il fatto che il suo stallone guida (vale a dire: il fantino), l’abbia preceduta conducendola a mano nella zona temuta. La cavalla ha, allora, ridato fiducia al suo leader e ha ripreso a collaborare con lui, come la doma e la subalternità innata l’hanno indotta a fare. Indotta: non costretta; poiché l’uomo non ha la forza per costringere un animale che lo supera di dieci volte a fare ciò che vuole. Solo certi ‘marrani’ che si aggirano nelle scuderie pensano di risolvere (o di avere risolto) le riottosità di un cavallo, a suon di legnate. Somministrate, magari, in un posto defilato ma diverso da quello in cui il cavallo ha avvertito il pericolo: una situazione in cui l’animale non è in grado di associare la punizione con la disobbedienza.

7-4
In ogni caso, un Palio splendido. Anche se ha comportato la sconfitta (onorevole) per la mia Contrada: dovuta alla minor forza della cavalla, cui forse può non essere stata l’ansia dei giorni precedenti. Nelle circa centoquaranta carriere cui ho assistito nella mia vita, non ho mai visto una professionalità tanto elevata, come quella dei protagonisti del 2 luglio 2016.

Paolo Neri