Lucia Batoni (Leocorno): “Donne? Non solo cucina e bandiere”

Lucia Batoni, contradaiola del Leocorno, ci racconta la figura femminile in contrada e ci apre gli occhi sul valore della beneficenza, sempre con un sorriso.

Ammettiamolo, ci sono sorrisi più contagiosi di altri, personalità più travolgenti di altre. Bastano poche parole, è sufficiente solo qualche minuto per essere coinvolti dall’entusiasmo di Lucia Batoni, contradaiola del Leocorno, che ci dice di aver appena compiuto i suoi primi meravigliosi 60 anni e di esserne felicissima. Lucia è operosa, entusiasta ed entusiasmante, non smette mai di sorridere durante il nostro incontro e ci racconta la contrada vista dagli occhi materni di una donna che ha portato avanti due dei gruppi più carichi di lavoro, due oneri di cui lei si è sentita incredibilmente onorata. Presidente di società e presidente del gruppo femminile: due realtà che fanno parte delle stesso mondo e che lei, ovviamente, ha vissuto con forza e con un enorme sorriso.

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Una vita contradaiola molto impegnata, nonostante le contrade siano ambienti che favoriscono sopratutto le figure maschili…

“Vero, ma nel Leocorno questo è un problema ben arginato: abbiamo avuto una capitana vittoriosa, una vicaria, io che sono stata presidente di società, anche se non nego che è stato un percorso lungo e periglioso, irto di difficoltà. Fino allo scorso anno, avevamo il gruppo femminile e per me è stato motivo di vanto. Il gruppo lavorava per la contrada e dava un aiuto serio ed importante. Anche durante i miei incarichi, sono stata sostenuta dalla famiglia (ho la fortuna di avere una sorella e una figlia in contrada, oltre a mio marito) e dal gruppo femminile in cui ho sempre trovato conforto: quando si è sciolto, per me è stata una cosa vissuta e lasciata andare tristemente”.

Non sono le donne stesse, a volte, che si limitano a svolgere solo determinate mansioni?

“Le donne sono una forza fondamentale in contrada, i vari gruppi di esse sono importantissimi. Si devono assolutamente staccare dalla cucina, non esiste più la figura della donna che si dedica solo a fornelli e bandiere, nonostante quest’ultima sia una grande tradizione che deve esser tramandata, ma non può esserci solo quello. Le donne possono e devono districarsi con ogni organo della contrada, con i problemi economali o con le alte cariche”.

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A volte, le contrade sembrano dimenticarsi del loro ruolo nel sociale e nella salvaguardia della città. Lei è molto attiva nel campo della beneficenza, come si muovono le contrade in tal senso?

“Fino a pochi anni fa era un campo molto arido, ma adesso ci sono tanti gruppo che si stanno muovendo bene, anche nel sanitario! Basti pensare ai donatori di sangue o tutte le visite di prevenzione oncologica che vengono organizzate, dal controllo dei nei alle ecografie alle mammelle. Sono gruppo utilissimi e bravissimi. Anche da presidente di società mi sono sempre mossa in questo senso organizzando attività tassativamente ludiche: la beneficenza deve essere divertente!”

Lei lavora molto con i portatori di handicap. Le contrade sono luoghi di facile accoglienza o vi sono delle chiusure?

“Non credo che vi sia una ghettizzazione. Più che altro, c’è la difficoltà nell’approccio alla persona handicappata (poi dipende dal tipo di handicap), nel non sapere come comportarsi e cosa succederà: questo genera spesso timore, ansia e paura, ma non solo nelle contrade. Quindi, si preferisce allontanarsi prima che succeda qualcosa che sfugge al controllo”.

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Si continua a parlare con rammarico dei cambiamenti nel mondo contradaiolo. Tra questi, anche il rapporto tra nuove e vecchie generazioni?

“Non è cambiata la parte piùvecchia, bensì quello che i giovani pretendono dalla contrada che spesso non è consono con lo spirito contradaiolo. Le discoteche che portano introiti e fanno contenti i giovani, sono molto difficoltose per le situazioni che si vengono a creare ogni volta e, naturalmente, gli adulti si ribellano”.

C’è anche da dire che ormai i ragazzi arrivano in contrada con l’arrivo del motorino…

“Per fortuna, nel Leocorno questa situazione è migliorata grazie alle iniziative e al lavoro degli addetti ai piccoli che sono riusciti ad abbassare l’età di arrivo in contrada. Ci siamo accorti che i bambini arrivano in contrada prima, già da piccolissimi e questo ci fa molto piacere. Per i più grandicelli, le attività sportive ci hanno aiutato molto a portare i ragazzi in contrada. Deve esserci una scuola anche per chi arriva dopo, ci vuole intelligenza e un approccio positivo a chi può insegnare le regole e la vita contradaiola. Si entra in punta dei piedi, con curiosità e umiltà”.
Parlando di rioni, via Pantaneto fa parte del territorio del Leocorno ed è stata la prima contrada a muoversi attivamente per risolvere la situazione di caos che invade la via…

“Sì, è giusto, perché si è creata una situazione limite che fa paura. Tutte le sere, non solo il finesettimana, avvengono fatti che effettivamente mettono in difficoltà e la contrada ha fatto bene, non possiamo vivere in questo modo. Dalla sporcizia agli schiamazzi, le risse la musica alta… Non va bene. La movida in Pantaneto è pericolosa perché è concentrata, il ragionamento è ‘lì si fa baldoria e si va tutti lì’, sembra quasi che se non sei folle non sei normale”.

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C’è un contradaiolo o una contradaiola che si porta nel cuore?

“Sì, è una donna che ha condiviso con me e mio marito la vittoria dell’1980. Adelma Lenzini in Spinelli, mamma di mio marito, conosciuta da tutto il Leocorno come Memma. Era una figura tradizionale, una di quelle donne che potevi trovare affacciata alla finestra a richiamare il creaturo o in strada, a popolare il rione, queste personalità che non esistono più ma vengono ancora ricordate da tutti. E’ scomparsa presto ed io la ricordo con tanta gioia. Non ha conosciuto mia figlia, ma sono convinta che Emilia le sarebbe piaciuta molto più di me per le sue caratteristiche: retta, tranquilla, buona. Memma rappresentava il Leocorno delle donne, delle prime cene… Della famiglia”.

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Che contradaiola è Lucia Batoni?

“Credo di essere una buona contradaiola. Non sono polemica di carattere, ma credo che in certi momenti ne avrei avuto ragione e avrei ottenuto qualcosa in più. Sono una che si diverte, non mi piace durare fatica ma sono una grande organizzatrice. Mi sono presa le mie soddisfazioni e questo grazie al Leocorno che mi ha inserita in una Siena contradaiola che non tutti conoscono. Mi sento onorata di aver rappresentato la mia contrada!”

Arianna Falchi