Il Palio nei secoli – La conquista del grande schermo: arriva “Palio” di Blasetti

Il Palio ha ispirato nel tempo molte pellicole cinematografiche che raccontano la Festa o che, comunque, la inseriscono all’interno della trama come elemento attrattivo. Apre la serie della palio-fiction il film di Alessandro Blasetti (“Palio”) del 1932 e realizzato in collaborazione con Luigi Bonelli che ne è soggettista e
sceneggiatore.
Il regime Fascista aveva precocemente riconosciuto lo "straordinario potenziale comunicativo del cinema", la sua capacità di persuasione e ne aveva agevolato lo sviluppo cercando di trovare un equilibrio tra considerazioni ideologiche e commerciali per permettere ai film italiani di competere addirittura con produzioni
hollywoodiane. Il cinema italiano doveva esaltare un Paese sobrio, viva e pulsante, lontano da un mondo cosmopolita e materialista. Così il Palio viene assunto a simbolo delle tradizioni nazionali. In più, il regime ne aveva riconosciuto il grande potenziale attrattivo ed economico e voleva fare della Festa senese uno dei principali
richiami turistici italiani. In questo clima si innesta il film di Blasetti che deve, dunque, essere essere contestualizzato con l’epoca nella quale esce e storicizzato: nella scena finale, ad esempio, si sentono in sottofondo i contradaioli scandire il nome della contrada vittoriosa, la Lupa, che cantano ritmando il nome Lu-pe! Lu-pe! Canto che, ad ascoltarlo, fa lo stesso effetto sonoro dell’allora comunissimo Du-ce!
Du-ce!

Il regista si prende molte libertà narrative e presenta situazioni poco o per niente probabili, per non dire che quando uscì, infastidì (per essere delicati) i senesi che si sentirono doppiati in fiorentino. Non mancano le polemiche quando si diffonde l’ipotesi di effettuare addirittura un Palio straordinario per agevolare le riprese. Non viene corso nessuno straordinario, ma va in scena, questo sì, un Corteo Storico ad hoc, nel primissimo pomeriggio del 15 agosto 1931, quando ci sono le condizioni di luce ottimali per le telecamere che non si sarebbero certo avute con l’orario canonico (le ore 17) del corteo della sera del 16 agosto.
Tuttavia, a onta di questi limiti, la storia narra dell’amore nato tra il fantino della Lupa Zarre e una contradaiola, Fiora. Dopo averla vista corteggiata dal Capitano della Civetta (nella pellicola rivale della Lupa), Zarre si ingelosisce e per ripicca inizia a frequentare la cantante Liliana di cui si invaghisce. Questa però, dopo essersi accordata col fantino della Civetta tende a Zarre una trappola; la sera prima del Palio, dopo aver rotto la storia con Fiora, Zarre si reca da Liliana, ma rimane vittima di un agguato e le bastonate ricevute sembrano impedirgli di poter partecipare alla corsa.
Ma la sera successiva, udendo il suono della campana della Torre del Mangia, Zarre si precipita in Piazza del Campo e corre ugualmente per la Lupa vincendo il Palio.
Alla gioia per la vittoria si aggiungerà quella di aver ritrovato Fiora.
E vissero felici e contenti.

Maura Martellucci

Per approfondimenti da leggere: “Il Palio di Siena. Una festa italiana” di Duccio
Balestracci (Laterza, 2019), dal quale sono tratte anche queste notizie
e
www.ilpalio.org