Il Palio nei secoli – Con l’Ottocento senza Palio non è Siena

Con l’Ottocento il modo di guardare al Palio dal punto di vista di chi deve raccontarlo cambia in maniera radicale. La riscoperta romantica del sentimento, dell’emotività, della passione costruiscono intorno alla Festa senese e al mondo delle Contrade un nuovo interesse per chi viene a visitare la nostra città. In particolare la stampa (quella straniera, forse, leggermente prima di quella italiana) scopre lo spettacolo pittoresco, neogotico del Palio, delle Contrade e dei contradaioli visti come sintesi dell’autenticità e della purezza dei costumi antichi, riassunti nella scena architettonicamente coerente di Siena e del suo immaginario collettivo. Sotto la spinta della riscoperta del Medioevo quale cifra identitaria dell’Italia e degli italiani, i viaggiatori cercano ora il brivido del contatto diretto con il “cencioso”, passato ma pittoresco, paese che in questo secolo vede, come spina dorsale della nuova Unità Italiana e come icona regioni come Toscana con le sue “intatte” città medievali. Così, descrivendo Siena si comincia, oltre che di Palazzo Pubblico, della Cattedrale, delle chiese e dei monumenti, a parlare anche del Palio, regolarmente descritto in toni enfatici come un marasma di traboccanti passioni popolari che connotano un popolo ancora fiero delle proprie antiche tradizioni, che riversa nella folkloristica tracimazione contradaiola il suo atavico, originale, spirito di fazione.


Nel 1854 è una precoce rivista francese, L’Illustration, a parlare (per prima?) del Palio. L’Italia degli organi di stampa destinati ad una borghesia alfabetizzata e di media cultura si affaccia, invece, su Piazza del Campo nel 1866 con un numero de Il Giornale Illustrato e gli italiani ritroveranno, poi, la Festa sulle pagine de L’Illustrazione Italiana una quarantina d’anni dopo, nel 1901. Nel frattempo gli italiani e gli stranieri che cercano, nella medievale Italia, l’adrenalina di un fulgido passato, si sono impadroniti delle convulsioni dei contradaioli e del loro irrazionale amore per una corsa tanto che, forse per il fil rouge che unisce i due Paesi: l’amore e la passione per i cavalli, Palio entra tra le righe delle ben meno enfatiche ed emozionali riviste in lingua inglese. La Festa, ormai, sta diventando parte integrante del canone descrittivo della città: senza Palio non è Siena.

Maura Martellucci

Per approfondimenti da leggere: “Il Palio di Siena. Una festa italiana” di Duccio Balestracci (Laterza, 2019), dal quale sono tratte anche queste notizie
e anche
“Medioevo e Risorgimento. L’invenzione dell’identità italiana nell’Ottocento” di Duccio Balestracci (Il Mulino, 2015)