I segni del Palio: ritorno alla semplicità dimenticata

C’è un’aria rassicurante nel cencio di Emilio Giannelli: la folla urla ma il tutto sembra far parte del gioco dei ruoli, per un mondo contradaiolo che l’autore conosce dall’infanzia. Come si può interpretare l’opera di questo geniale artista? Intanto con la considerazione di fondo che nel Palio non si può dare nulla per scontato: insomma, ai possibili favoriti se ne aggiungerà un altro che farà beffa di tutti.

Questo è il Palio che ci piace e che interpreta lo stile ironico, e autoironico, dell’artista. Dovremmo magari guardare con attenzione tutta quella selva di facce per carpire qualche segno, qualcosa che magari sfugge al primo colpo d’occhio. Intanto due considerazioni di fondo e quindi due accostamenti: il fondo popolato dai contradaioli che urlano alla corsa riprende la copertina del Numero Unico, dal titolo “Ricamato” del Drago dell’anno 1992.

E quindi come non cogliere “il favore” che il pittore fa alla sua Contrada. Il secondo viene invece da un’attenta visione dei dieci fantini che si contendono l’opera del nostro vignettista. E allora è facile cogliere che è quello della Tartuca, soltanto lui, che alza il nerbo, come se questo fosse il segno di vittoria. Insomma, gli altri corrono, si affannano, si rincorrono e lui fa il solo gesto che tutti aspettiamo.

Le rondini sono ancora alte in cielo, e tengono la gloria per la madonna di Provenzano, segno che la mossa sarà abbastanza veloce e quindi non ci sarà da attendere molto per sapere quale rione si porterà a casa il cencio di Giannelli.

Il mondo dipinto sembra un microcosmo a parte, come se la corsa avesse un particolare sviluppo, ma senza grandi cambiamenti, per una carriera lineare, semplice, la classica montagna che partorisce il conosciuto topolino. Insomma, quello che dicevamo all’inizio: un Palio che ci riporta ad una dimensione dimenticata, quella di dare il giusto valore alle cose, ad una semplicità tante volte desiderata.

Nella dinamica della committenza, esaminando a volo d’uccello gli ultimi vent’anni di drappelloni, l’opera di Giannelli è una parentesi, una sorta di mondo a parte dove tutto può accadere, soprattutto il fatto che vinca l’inaspettato, quello fuori da ogni pronostico, anche il più azzardato. Il pronostico ci consiglia di non fermarsi alle apparenze e di guardare ad esempio come si è auto citato l’autore: il 2 luglio chi entra papa esce cardinale e un piccolo prete porterà l’abito del vincente. Dopo lo scoppio del mortaretto, il palio riprenderà il suo solito cammino. Ma soltanto dopo l’inaspettato verdetto.

Massimo Biliorsi