Magnificent: Bocelli narra la bellezza

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Magnificent: l’incredibile storia della bellezza che ha rivoluzionato il mondo è un’opera digitale allestita presso la Sala d’Arme di Palazzo Vecchio a Firenze, creata da Felice Limosani e narrata dal Maestro Andrea Bocelli. Fruibile dal 1 maggio al 31 ottobre 2015, la mostra è rivolta a tutti senza limitazioni di età, la si può ascoltare in italiano e in inglese secondo gli orari della programmazione ed ha una durata di 20 minuti. Il progetto è stato curato da MUS.E per volontà del Comune di Firenze, che l’ha posto fra i principali eventi fiorentini con il patrocinio di Expo Milano 2015 e della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

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In realtà inserirlo in una categoria non è semplice: “mostra”, “esposizione”, risultano limitanti. Magnificent si presenta come qualcosa di più simile ad un racconto, di quelli intimi e sussurrati, che ci esponevano i nostri nonni quando eravamo bambini, quando la nostra fantasia era così potente da permetterci di immergerci totalmente in quelle avventure. L’esperienza che si vive nella Sala d’Arme genera qualcosa di molto simile, grazie alla combinazione minuziosa di diversi elementi: anzitutto c’è la voce profonda di Andrea Bocelli nella versione italiana (e di Gregory Eve in quella inglese), perfettamente combinata alla musica di Enrico d’Ascoli, dolce, intensa, a tratti quasi sacra

Al dato sonoro si aggiunge quello visivo: le pareti e le volte della Sala diventano un unico schermo, nel quale sono proiettate le principali opere pittoriche e scultoree del Rinascimento grazie ad una tecnica di elaborazione digitale. La cupola del Brunelleschi, l’uomo vitruviano di Leonardo, il David di Michelangelo, la Venere di Botticelli: tutto questo (ed altro) viene offerto allo spettatore nella chiave di un nuovo dinamismo delle immagini. Così basta il muoversi accennato di una mano, il lento chiudersi degli occhi, l’esplodere del marmo, per diffondere la forza interiore che gli artisti hanno voluto inserire in quelle opere d’arte.

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A fare da sfondo a tutto ciò c’è la Firenze del 1400 che, dopo una fase estremamente buia, riesce a ricostruire se stessa. E lo fa tramite l’arte, sviluppandone praticamente quelle caratteristiche che fino a quel momento sembravano solo essere in potenza, celate in una tela o in un blocco di marmo scartato. 

L’arte ora come strumento di sperimentazione, ora come valore imprescindibile della vita umana e degno di essere preservato a costo della vita. Questa è la premessa all’entrata in scena dell’eroe, la famiglia Medici, custode per generazioni del segreto della magnificenza; ad essa si contrappone la figura dell’antieroe incarnata dalla famiglia Pazzi, con i loro sentimenti di  “empietà, rancore ed invidia” (come racconta il Maestro): la congiura che attueranno d’accordo con il Papato, farà perdere la vita al più giovane rampollo fiorentino, Giuliano. Suo fratello Lorenzo, detto il Magnifico, compierà un gesto destinato a passare alla storia, inviando a Roma i suoi migliori artisti per affrescare la Cappella Sistina e per riconciliare i rapporti con la Chiesa.

Quando iniziano a scorrere i titoli di coda l’impulso è quello di dire “Ancora!” proprio come facevamo da bambini rivolti ai nostri nonni, alla fine del racconto. L’opera creata da Limosani trasmette tutto l’amore per Firenze e per l’arte, non solo rinascimentale. “Il bello e l’utile vanno tramandati e coltivati” risuona la voce di Bocelli, e questa sembra essere la morale della favola: le opere d’arte sono portatrici di storie e di valori cui le moderne tecnologie possono dare una voce nuova, immediata ed universale, che raggiunge la mente ed il cuore di tutti.