L’Orto de’ Pecci: coltivando gli orti, aiutando gli uomini

L’Orto de’ Pecci, denominato anche Valle di Porta Giustizia (tuttavia il toponimo più antico che contraddistingue quest’area è senz’altro quello di Val di Montone, attestato addirittura nel secolo X) per me è “casa” e per questo ve ne raccontiamo la storia con un pizzico di orgoglio. La prima notizia documentaria certa del nome “Orto de’ Pecci”, ad oggi, è quella presente in un libro di contabilità dell’ ospedale di Santa Maria della Scala, conservato presso l’Archivio di Stato di Siena; nella registrazione, datata 20 agosto 1547, si legge di un tal Girolamo di Piero, di mestiere ortolano, “abitante al Orto de Pecci al Merchato Vecchio”. Il fatto che nel Cinquecento parte di questa area venga qualificata come “orto” non sorprende affatto: dopo l’abbandono del Borgo Nuovo di Santa Maria che qui era sorto nella prima metà del XIV secolo e abbandonato con il falcidiamento della popolazione dovuto alla Peste Nera del 1348, il Comune stesso aveva stimato più utile distruggere gli edifici, reimpiegarne il materiale da costruzione e ridurre ciò che ne restava “ad campos”, di fatto decretando il futuro della vallata, destinata per lo più a terreni coltivati e ad orti. Impossibile, invece, stabilire l’origine del nome. Fino a qualche tempo fa si riteneva che esistesse un legame tra questo appezzamento di terra e la famiglia dei Pecci, appartenente alla nobiltà cittadina dell’epoca, la cui residenza signorile era nient’altro che il Palazzo del Capitano, acquistato da Tommaso Pecci poco dopo la metà del Quattrocento per trasformarlo in una splendida abitazione magnatizia in stile rinascimentale. Ma non sono attestate loro proprietà in questa zona. Allora, è stata avanzata l’ipotesi che il nome fosse legato (come avviene per molte strade di Siena) a particolari piante che caratterizzavano la valle: i “pecci” (Picea) sono un genere di conifere sempreverdi della famiglia Pinaceae. Del resto piante conifere sono ancora attestate tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento quando l’Orto di Porta Giustizia (detto de’ Pecci) era di proprietà della Società Senese di Orticoltura e Pomicoltura della ditta del si. G.B. Bonelli &C. La Società Esecutori di Pie Disposizioni acquista l’Orto de’ Pecci nella primavera del 1912 e da quel momento gli orti (al tempo ricchi anche di frutteti) vengono coltivati per il sostentamento dell’Ospedale Psichiatrico. Tra l’altro gli orti rientrano nel programma di cura psichiatrica basata sulla terapia del lavoro, l’ergoterapia, e i campi dell’Orto de’ Pecci iniziarono ad essere coltivati proprio dagli ospiti del “manicomio”, capaci, con il loro impegno, di coprire l’intero fabbisogno di verdure della popolazione ospedaliera. Dal 1983 (a seguito della riforma innestata dalla Legge Basaglia che determinò la chiusura degli enti manicomiali) l’Orto è gestito dalla Cooperativa SocialeLa Proposta”, nata con il preciso intento di fornire una possibilità di recupero e di reinserimento a soggetti svantaggiati siano pscichici, ma anche disabili fisici oppure persone dalle vite “difficili” nel senso più ampio del termine. Intento che porta avanti ancora oggi, dopo 33 anni di impegno, dedizione, lavoro al servizio dell’altro.

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di Maura Martellucci e Roberto Cresti