La Sartiglia, tra magia e tradizione

La Sartiglia “Sa Sartiglia” è fatta di suoni.

La sua anima sono i suoni.

Il suono degli zoccoli e quello dei campanelli.

 

Il suono dei piatti che le madri rompono davanti ai cavalieri per scacciare la sfortuna.
Il suono della spada quando incontra la stella.
La Sartiglia è una voce, una voce gentile “ fatti invitare”.

 

Poi è un colore, che quasi non si distingue: i costumi, le bardature dei cavalli, le ambitissime rosette, le maschere.
E’ Su Componidori, il ruolo cittadino per eccellenza, questa figura semidivina, che non può toccare la terra una volta compiuta la vestizione, secondo un rituale antico e magico e una volta lasciate le sembianze umane si eleva in un’altra dimensione e da lui dipende tutto, quel giorno, il numero dei cavalieri, la durata della giostra, la bella riuscita di tutto, il buon andamento dell’annata della città.

 

Su Componidori ha uno scettro, con cui al suo passaggio benedice la folla “sa pippia de maju”, la bambina di maggio; un doppio mazzo di viole mammola, innestato su un fascio di pervinche, tenuto insieme da un nastro verde. E’ il simbolo del passaggio dall’inverno alla primavera, la rinascita della vita.

 

Si aggira tra i sartiglianti e li sceglie consegna loro la spada e così elegge chi potrà avere l’onore di scendere per la stella; decide e dispone, e le sue sono scelte che possono solo essere rispettate, poiché non sono fatte da un uomo.

A Oristano si sogna fin da bambini di essere un giorno protagonisti della discesa galoppando nella storia della città, si immagina di arrivare a vedere dalle fessure della loro maschera il filo verde teso da cui pende la stella, ricevere dalle mani di su Componidori la spada o essere un giorno colui che avrà il compito consegnarla ai cavalieri scelti.

 

Ma per capirla, la Sartiglia, è necessario oltrepassarla; superare le cerimonie imponenti, e scambiare il ritmo della solennità con la luce delle scuderie, nelle giornate della festa. Scoprire questi uomini senza la maschera, ascoltarli, osservare come l’accoglienza sia una loro dote spesso naturale, leggere nei loro occhi l’orgoglio e l’importanza della tradizione, poi riconoscerli nella discesa, ognuno con un gesto diverso; chi col disappunto di non aver preso la stella, chi con la gioia che esplode, i baci alla tribuna, gli abbracci agli amici, le dediche del cuore.

 

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Chi di loro è stato Su Componidori racconta come questo sia un ruolo che poi nell’anima non si smette mai, si è stati re di Oristano. Si scopre una rete di rapporti stretti tra cavalieri d’altri tempi, la condivisone di un rapporto d’amicizia che fa di Su Componidori e di Su Segundu e su Terzu, fratelli quasi di sangue, i più fidati, quelli da scegliere per intraprendere questa esperienza, il rispetto per il capocorsa e le sue scelte e tutta una serie di valori e tradizioni che si intrecciano all’interno della secolare storia della Sartiglia. Poi i racconti, i loro racconti con gli occhi che brillano.

 

Ci sono Alessio e Andrea, Su Componidori 2016 e 2018, protagonisti con Andrea di una delle pariglie più eleganti e che negli anni si sono scambiati i ruoli una volta ricevuta l’investitura. Per ognuno di loro, la propria Sartiglia è ferma in un attimo, quello che più di ogni altro ha tolto loro il respiro.

Per Alessio è stato il momento dell’arrivo del suo cavallo bardato, portato davanti allo scranno della vestizione, perché puoi essere il miglior cavaliere del mondo ma hai bisogno soprattutto di un cavallo fiducioso e fidato, alla mano perché l’unica cosa che non può e non deve accadere a Su Componidori è cadere.

 

 

Per Andrea è la benedizione alla folla e la discesa, quando la stella, una volta fatta la curva si confonde col pubblico e si intravede solo il filo verde.

C’è chi racconta poi della voce emozionata alla scelta del primo gruppo di cavalieri, perché anche nell’ordine della scelta c’è un codice di onore e rispetto e scaramanzia anche di cui tenere conto, perché di solito i primi ad essere scelti per scendere sono gli amici più stretti, per ultimi i cavalieri che non sbaglieranno.

 

Un bravo Su Componidori non dovrà e potrà accontentare tutti.
Poi Sergio, Su Componidori 2017 per il gremio deii contadini padre da poco, per lui è Sa remada, la cavalcata benedicente disteso sul cavallo, che chiude la giornata, il momento in cui finalmente guardi il cielo, qualcosa che non tutti possono capire ma che fa di questa tradizione qualcosa di diverso, un gioco in cui soprattutto non si vince nulla e che nulla ha a che vedere col folklore.

 

C’è Peppe, Su Componidori 2017 per il gremio dei falegnami, 22 Sartiglie alle spalle, medico veterinario, che esclama “se mi danno la spada sarò pronto.”
Perché senza spada, non si scende.E la stella non si prova, si punta quel giorno, se la prendi la prendi, se non la prendi, sarà per il prossimo anno.
“Atterus annus mellus, deo bollat”
Il prossimo anno sarà migliore, se Dio vorrà.

Eleonora Mainò