La pieve di San Giovanni Battista a Pievasciata e l’apparizione della Madonna

Pievasciata è un piccolissimo paesino che si trova tra la val d’Arbia e il Chianti Senese a 430 metri s.l.m. circondato da vigneti, cipressi e tanta storia. Nei tempi il suo nome si è modificato più volte da Canonica di Cerreto de Ciampoli a Pieva Sciata poi in Pieve Asciata fino a quello attuale e pare che ciò sia da attribuite al suo pievano d’Asciata della famiglia dei Ciampoli del castello di Cerreto.

Ma si sa anche che la pieve originariamente era intitolata a santa Maria ad Sciatam o Ischiatam e quindi risalire alle reali origini non è poi così semplice.
La struttura è una delle più antiche del territorio chiantigiano. È nota fin dagli anni ’80 dell’XI secolo.
Viene citata nel 1203 nel Lodo di Poggibonsi, documento che stabilì i confini tra la Repubblica di Firenze e quella di Siena, quando si ritrovò, suo malgrado, ad essere posta sul caldissimo confine che divideva le due repubbliche. Infatti già nel 1229 la pieve fu saccheggiata e bruciata dai fiorentini. Probabilmente a seguito di questi eventi tutto il complesso plebano venne fortificato.


In un’epoca imprecisa l’edificio cambiò il patrono tanto che in occasione della vista apostolica del 1575 era già presente l’invocazione a San Giovanni Battista e non più a Santa Maria. Attualmente tutto il complesso, abbandonato da tempo, versa in uno stato di gravissimo degrado tanto da essere franato in vari punti e nonostante le segnalazioni, resta nel più totale abbandono.

La chiesa presenta una struttura ad unica navata con sulla facciata un possente campanile a torre che faceva parte delle strutture fortificate del complesso.
In origine però l’aspetto era diverso. Sul muro esterno della fiancata sinistra sono ancora visibili tre archi a tutto sesto, ora tamponate, impostati su pilastri quadrangolari privi di decorazioni e che sono la dimostrazione che in passato la chiesa dovesse avere più navate. In questa fiancata il paramento murario e il taglio delle bozze dei pilastri mostra una vicinanza stilistica con edifici altomedievali dell’area senese -aretina quali la pieve di Santa Restituta, la chiesa di San Ippolito ad Asciano, alla cosiddetta cappella carolingia dell’Abbazia di Sant’Antimo. La riduzione ad una sola navata è da mettere in correlazione con i danni subiti nel saccheggio del 1229.


La struttura delle torre, originariamente aperta con un grande arco posto sopra il tetto della chiesa, mostra abbastanza chiaramente la sua origine militare. Un’altra struttura militare, probabilmente il cassero, è da identificarsi con la massiccia costruzione incorporata nella casa canonica che mostra strutture due-trecentesche.
L’interno, coperto a capriate, presenta tre altari barocchi realizzati dal pievano Giovan Battista Lucchi (morto nel 1784) ed è ornato secondo un gusto neomedievale. Sulla sinistra del presbiterio si trova la cappella del Sacramento, usato ora come sagrestia.


Durante la mia visita e la mia ricerca di notizie mi sono “imbattuto” sulla signora Pinuccia, sprintosa novantenne che vive a poche centinaia di metri dal paese, che mi ha raccontato della sua famiglia, e mi ha detto che essa ha vissuto nelle vicinanze della Pieve da almeno 5 generazioni e mi ha anche messo a conoscenza di una bellissima leggenda sul posto raccontatagli dai nonni e dai genitori ormai scomparsi da tempo.

Si narra che in una fredda notte d’inverno di un anno imprecisato a cavallo tra il 1200 e il 1300, l’esercito g14uelfo tentò di attaccare la Pieve e i suoi abitanti… Tentarono di scalare le mura del paese (ancora oggi visibili vicino alla pieve) per sorprendere gli abitanti nel sonno… Apparve però improvvisamente la Madonna sulle mura del campanile della Chiesa e con una grande luce trasformò la notte in giorno, svegliando i paesani e terrorizzando il nemico a tal punto da farlo scappare e annegare in un piccolo torrente (probabilmente un affluente dell’Arbia) che si era miracolosamente ingrossato ed aveva inondato la campagna circostante.

Articolo e foto: Gabriele Ruffoli