Il Palio delle donne e i settant’anni del suffragio universale

Le prime elezioni a suffragio universale furono le amministrative del marzo 1946.

Nel mio ultimo video documentario “Siena 1944-1946: dalla Liberazione alla Repubblica”, presentato recentemente nell’ambito delle celebrazioni ufficiali del 2 Giugno, mi soffermo anche sull’estensione del diritto di voto alle donne. Esattamente 70 anni fa, in un’Italia distrutta dalla guerra, dopo venti anni di dittatura fascista, tra mille difficoltà (pensiamo alla disoccupazione crescente, al reinserimento dei reduci nella società, ai primi interventi per la Ricostruzione) anche le donne poterono, per la prima volta, recarsi alle urne per eleggere i propri rappresentanti sia a livello locale, in occasione delle amministrative, sia a livello nazionale per la Costituente. Inoltre, il 2 giugno di 70 anni fa la maggioranza degli elettori e delle elettrici decise di far nascere la Repubblica. Nel mio documentario ho raccontato tutti questi avvenimenti da un’ottica locale, quella senese.

Nel dicembre 1944, quando ancora in varie parti d’Europa e del mondo si combatteva la seconda guerra mondiale, in una Siena liberata da pochi mesi, l’Unione delle donne italiane (Udi), associazione femminile di matrice laica, si fece promotrice di un comitato d’iniziativa Pro-voto. “Uno dei problemi che s’impone nella costituzione di un governo democratico italiano è quello del voto alle donne”: iniziava così la lettera inviata il 1 dicembre 1944 dall’Udi senese al Comitato di liberazione nazionale di Siena. L’iniziativa senese si inseriva in una campagna nazionale (sottolineo che ancora in quei mesi il nord Italia era occupato dalle truppe nazifasciste) che prevedeva di organizzare, nelle città già liberate, una serie di conferenze e di comizi, compresa una petizione dell’Udi, per spiegare l’importanza dell’estensione dei diritti politici alle donne. “Dobbiamo aspettare che l’illuminata mente di qualche ministro si ricordi di questa annosa questione che già in altri tempi fu portata alla ribalta parlamentare e poi messa a dormire in archivio, o non piuttosto, con maggior consapevolezza e prova di maturità, avanzare noi stesse la richiesta e insistere per un pronto esame e una pronta risoluzione al problema?”: domandavano le promotrici del Comitato d’iniziativa dell’Udi senese nel dicembre 1944. Nella medesima lettera inviata al Cln locale, le donne dell’Udi informavano che era loro intenzione costituire una Commissione femminile che si occupasse di organizzare a Siena una campagna per il voto. Il 7 dicembre 1944, in via Banchi di Sotto, si tenne così una riunione fra le rappresentanti femminili dei partiti e di alcune associazioni cittadine per dare vita al Comitato per il voto.

In quelle settimane, cominciò a circolare anche a Siena un opuscolo, predisposto a Roma dal Comitato nazionale per il voto alle donne (formato da varie associazioni e dai comitati femminili dei partiti del Cln), in cui a pagina 12 si legge: “La massaia saprà e vorrà scegliersi il suo sindaco, i suoi assessori senza farsi incantare dalle chiacchiere, ma guardando con buon senso la realtà; si tratta della sua casa, della sua famiglia, del suo Paese, dei suoi problemi quotidiani … La democrazia non può essere inaugurata in Italia con un gesto antidemocratico. La metà della popolazione non può essere lasciata nelle stesse condizioni in cui il fascismo aveva voluto ridurre l’intera popolazione: senza diritti e con tutti i doveri”. Passarono poche settimane e il 1 febbraio 1945, a guerra ancora in corso, il secondo governo Bonomi stabilì all’unanimità con un decreto luogotenenziale l’estensione del diritto di voto alle donne. Sia Togliatti del Pci che De Gasperi della Dc si impegnarono in prima persona per il suffragio femminile, mettendo a tacere, nei rispettivi partiti, le voci contrarie a questo cambiamento.

A Siena l’8 marzo 1945 si celebrò la Giornata della donna: fu una doppia festa, vista la recente conquista del diritto di voto. Alla manifestazione che si tenne al teatro dei Rozzi, la rappresentante dell’Udi, Gina Guerrini, illustrò alle intervenute il significato della conquista dei diritti elettorali, trattando la storia dell’emancipazione femminile. Il 1945 fu anche l’anno della fine della seconda guerra mondiale, tanto che a Siena si corse pure il Palio straordinario della Pace. In quei mesi, sia l’Udi che il Cif (Centro italiano femminile, associazione cattolica) organizzarono varie iniziative per “insegnare” alle donne a votare. Nel mio documentario ho intervistato la professoressa Patrizia Gabrielli dell’Università di Siena (sezione di Arezzo) che ricorda l’impegno delle associazioni femminili: le iscritte andavano nei paesi, nelle frazioni, nelle piazze, nei mercati a spiegare alle donne l’importanza del voto. Tuttavia, nel diario della senese Bruna Talluri, militante del partito d’Azione e iscritta all’Udi, si legge: “Le donne sono diffidenti e disertano le nostre riunioni. Non credono che la politica possa essere pane per i loro denti”.

Finalmente, nel marzo 1946, si andò a votare (in provincia di Siena si votava nella maggior parte dei comuni) per le amministrative: una prova generale in vista del referendum istituzionale e delle elezioni per la Costituente del 2 giugno. A Siena, sulla stampa si sottolineava il fatto che c’erano 15 donne tra i 225 candidati al consiglio comunale (la Dc fu la lista con maggior numero di rappresentanti di sesso femminile, ben 5). “La Nazione del popolo”, parlando delle elezioni a Buonconvento, Murlo e S.Giovanni d’Asso, scriveva: “Grandissima e mai registrata l’affluenza dei votanti e specialmente delle donne che per la prima volta si accingevano all’alto compito dimostrando piena consapevolezza del loro dovere ed una certa maturità politica”. Quando a Siena, a fine marzo 1946, si aprirono i seggi per le votazioni (che decretarono la vittoria della lista socialcomunista con il sindaco Ilio Bocci) la stampa sottolineò ancora una volta la “rivoluzione” del voto femminile: “Per tutte le donne ed anche per molti uomini si tratta di una novità, ma la perfetta conoscenza delle sofferenze subite per la riconquista della libertà vale a far considerare a tutti la importanza e la responsabilità dell’atto”, si legge su “La Nazione del popolo”.

Nel maggio 1946 la campagna elettorale si infiammò, con decine di comizi nelle piazze sia in città che in campagna. Nel mio documentario (che è visibile gratuitamente su YouTube) ricostruisco la campagna elettorale e referendaria, che vide pure alcune donne prendere la parola in occasione dei comizi. Quando parlo del 2 giugno presento alcune interviste a signore senesi, oggi novantenni, che spiegano cosa fecero quel giorno. Per loro fu un’emozione andare a votare tanto che a distanza di 70 anni ricordano lucidamente quei momenti. Si trattò di una svolta epocale. Le donne, insieme agli uomini, in provincia di Siena si recarono in massa ai seggi, con percentuali di votanti che superarono anche il 90% in molti comuni senesi. All’Assemblea Costituente, chiamata a scrivere la nostra Costituzione, furono elette 21 donne (su un totale di 556 eletti). Dopo la dittatura fascista, dopo le sofferenze della guerra per Siena e l’Italia si apriva una nuova era: la neonata Repubblica nasceva anche grazie ai voti delle donne. E, a 70 anni di distanza, a quanto raccontato finora è dedicato il Palio dell’Assunta del 16 agosto.

Juri Guerranti